Risparmio

Una pensione integrativa a misura di Millenials

11 Dicembre 2017

La pensione è il grande dilemma del giorno d’oggi. Soprattutto per la generazione dei Millennials, i nati fra gli anni ’ e i primi anni 2000 che dovranno lavorare più a lungo e avrà accesso a un trattamento previdenziale da parte dello Stato in molti casi esiguo. Ecco il perché della previdenza integrativa: sono sempre di più i fondi pensione che consentono ai lavoratori, in maniera libera e volontaria, di costruirsi una posizione pensionistica individuale, parallela a quella che mettono da parte attraverso i contributi pubblici.

L’ammontare dipende dagli accantonamenti periodici versati, dai rendimenti dell’investimento, oltre che da un contributo del datore di lavoro in caso di adesione collettiva nel contesto di un accordo aziendale e, ovviamente, dal trattamento di fine rapporto, che conviene versare nei fondi pensione. Anche e soprattutto in virtù delle agevolazioni fiscali, di cui altre forme di risparmio gestito non godono e che non riguardano solo il TFR.

I vantaggi fiscali sono triplici: innanzitutto, il contributo che si sceglie di versare periodicamente (che è assolutamente flessibile, può essere fisso o proporzionale al reddito ed è anche modificabile dopo l’adesione) viene detassato fino a 5.164,57 euro l’anno; poi i rendimenti saranno tassati al 20% e non al 26% come altre forme di risparmio gestito (ad esempio i fondi comuni di investimento); infine il capitale accumulato, esclusi i rendimenti finanziari già tassati in fase di accumulazione ma compreso il TFR se versato, è tassato da un massimo del 15% a un minimo del 9%, se l’adesione alla previdenza complementare raggiunge i 35 anni.

Questo comporta notevoli vantaggi soprattutto nella gestione del TFR, che se lasciato in azienda fino alla fine del rapporto lavorativo viene tassato ad un’aliquota separata che è almeno del 23 per cento. Ma qual è l’età più giusta per iniziare ad accumulare risparmio previdenziale? «La finalità è preservare il proprio futuro, tanto più che la pensione obbligatoria negli anni si sta sempre più comprimendo rispetto a quella degli attuali pensionati – risponde Andrea Lesca, Responsabile Relazioni Reti e Welfare di Intesa Sanpaolo Vita, la divisione assicurativa del gruppo Intesa Sanpaolo. Quindi, prima si aderisce meglio è. Ritardare l’adesione riduce il risultato finale: aderire da giovani consente di ottenere una pensione complementare più alta grazie a versamenti più sostenibili in un periodo più lungo e, nel caso di adesione collettiva, c’è anche il contributo del datore di lavoro».

È in ogni caso un’ottima occasione d’investimento anche per i senior e persino per i pensionati di anzianità in virtù della significativa agevolazione fiscale sui versamenti. Per fare un esempio concreto, su un reddito lordo annuale di 25mila euro, dopo 10 anni il TFR maturato nel fondo pensione è di 19.532 euro contro i 17.692 euro del TFR in azienda: quasi 2mila euro di differenza, che diventano oltre 10mila se si considerano gli altri contributi versati al fondo pensione e i rendimenti. Dopo 30 anni la simulazione dà un risultato ancora più evidente: 153mila euro accumulati con fondo pensione, 94.595 euro mantenendo il TFR in azienda.

Il versamento del TFR permette dunque al lavoratore di far crescere più rapidamente la propria posizione pensionistica, senza però ridurre la propria capacita di spesa, perché il reddito non viene toccato. Ma non c’è solo quello fiscale tra i vantaggi: per esempio, anche se la somma da mettere da parte è libera, se il lavoratore dipendente decide di contribuire in una misura non inferiore a quella definita nell’ambito di un accordo aziendale (e dal fondo negoziale di categoria), beneficerà anche del contributo del datore di lavoro.

Ma come funziona, concretamente, un fondo pensione? Innanzitutto c’è l’adesione, che come detto nei casi dei lavoratori dipendenti può anche essere collettiva, con contributo del datore di lavoro. L’adesione è libera, la somma da versare flessibile (tranne se appunto va rispettato un accordo aziendale) ed è possibile versare anche somme una tantum, oltre che recedere in qualsiasi momento, chiedendo riscatti e anticipazioni ma solo in specifici casi.

Per accedere alla prestazione pensionistica serve infatti una iscrizione minima alla previdenza integrativa di 5 anni (anche mettendo insieme diversi fondi pensione ma con un ciclo di vita di almeno 2 anni in un singolo fondo), e ovviamente il raggiungimento dell’età pensionabile. A quel punto il risparmiatore può scegliere di ricevere il 100% della rendita finanziaria, metà del capitale accumulato e metà della rendita, oppure tutto il capitale messo da parte.

L’anticipazione può avvenire in tre casi: spese sanitarie per malattie gravi, in qualsiasi momento, per il 75% del montante maturato e con l’imposta ridotta nella forbice 9-15%; acquisto e/o ristrutturazione della prima casa, sempre per il 75% del montante ma dopo almeno 8 anni (quindi per i fondi di durata medio-lunga, oltre i 5 anni minimi); esigenze senza obbligo di motivazione, ma solo dopo 8 anni e per il 30% del montante accumulato, con imposta classica del 23 per cento.

Il riscatto della prestazione pensionistica può invece avvenire in qualsiasi momento nei seguenti casi: si recupera metà della posizione maturata per cessazione dell’attività lavorativa o ricorso a procedure di mobilità (cassa integrazione, etc.); si recupera tutta la somma acquisita per invalidità permanente, cessazione dell’attività lavorativa con inoccupazione superiore a 48 mesi, decesso e, nei casi di accordo collettivo con l’azienda, perdita dei requisiti di partecipazione, per esempio nel caso di cambio di settore o di attività. Il trasferimento del fondo a un’altra forma pensionistica è consentito, ma dopo un ciclo di almeno due anni con la stessa formula.

Il Fondo Pensione Aperto “Il Mio Domani” di Intesa Sanpaolo Vita offre quattro linee di investimento differenziate per durata e per rischio/rendimento e costi ridotti (adesione gratuita, commissioni di gestione sempre inferiori all’1% nel caso di adesione collettiva in azienda e commissione del 20% solo in caso di extra-performance, cioè in caso di rendimento superiore all’obiettivo prefissato). «In generale i fondi pensione sono prodotti sono caratterizzati per flessibilità dei versamenti, da soluzioni d’investimento idonee a diverse tipologie di clientela – osserva Lesca –. Molti fondi pensione, come il nostro, offrono agli iscritti l’opzione “Life Cycle” che ottimizza le scelte di investimento durante l’intero ciclo di vita dell’iscritto; in alternativa, c’è la “Gestione Libera” che consente di scegliere in autonomia più linee di investimento contemporaneamente: da soluzioni di investimento garantite, fino a quelle azionarie internazionali. È bene, quindi, farsi consigliare in fase di adesione affinché la scelta di investimento rispecchi il proprio profilo di rischio-rendimento e gli obiettivi previdenziali». A questo scopo, nell’area personale del sito di Intesa Sanpaolo Vita e attraverso call center è possibile usufruire di consulenza personalizzata per una scelta ragionate delle linee di investimento.

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