Risparmio
Alfabeto, una piattaforma per la consulenza finanziaria personalizzata
Quando si parla di impatto della rivoluzione digitale, il mondo del wealth management non sfugge alla domanda che incombe su molti altri settori: i robot sostituiranno del tutto l’interazione umana?
Secondo alcuni, andiamo verso un mondo dove piattaforme informatiche e algoritmi che elaborano portafogli personalizzati saranno il volto anonimo e uniforme di un’industria fin qui costruita sulla relazione personale con il cliente: è quello che viene chiamato robo advisory. Altri operatori restano legati a una visione più tradizionale, continuando a privilegiare in modo esclusivo la relazione vis-à-vis, secondo il consolidato stile del private banking. Sullo sfondo resta un dubbio: il robo advisory è solo una moda oppure qualcosa di più profondo che cambierà radicalmente i connotati dell’industria del risparmio gestito?
Ognuno ha la sua risposta, e quella data da Fideuram, storico operatore italiano della consulenza finanziaria appartenente al Gruppo Intesa Sanpaolo, punta a conciliare digitalizzazione e personalizzazione. Senza rinunciare né alla relazione fra private banker e cliente, che è la fonte della fiducia che fonda il rapporto consulenziale, né agli strumenti tecnologici flessibili, che arricchiscono il valore del servizio sia per il cliente sia il private banker.
È da queste considerazioni che nella primavera del 2016, dopo un anno di sviluppo totalmente in casa, Fideuram ha lanciato una piattaforma innovativa per i servizi di investimento rivolti a clientela benestante: non una semplice piattaforma informatica, né un algoritmo che sostituisce il rapporto tra cliente e consulente, bensì un vero e proprio canale di relazione che apre nuove opportunità di incontro, anche virtuale, per gestire più efficacemente i propri investimenti. Si chiama “Alfabeto”, e non è un caso: proprio come l’alfabeto fornisce un insieme di elementi base perché ognuno possa poi costruire le “parole” e il “discorso” secondo il proprio stile e le proprie esigenze.
Tramite “Alfabeto”, il cliente accede alle aree informative pubbliche e a contenuti riservati, condivisi dal suo consulente. Di fatto, è la porta di ingresso al proprio patrimonio investito in Fideuram. Il cliente ha inoltre accesso a tutte le funzionalità che permettono di tenere sotto controllo i propri investimenti: può quindi esaminare rendicontazioni, documentazione sui propri investimenti, proposte ricevute e report sugli incontri di persona o virtuali con il proprio consulente, la propria posizione finanziaria complessiva attraverso grafici e visure, andamento degli investimenti e reportistica di dettaglio.
Chi non è cliente ma è potenzialmente interessato può andare sul sito e registrarsi, cercare un private banker, esaminando i vari profili, anche sulla base di una prossimità geografica, e sceglierne fino a tre con cui entrare in contatto. A quel punto si entra nell’ufficio digitale del private banker e ci si relaziona attraverso chat, video-chiamate, condivisione simultanea di documenti, potendo ovviamente in ogni momento, chiedere incontri dal vivo o partecipare alle iniziative organizzate dalla banca o dal consulente nel mondo reale.
Dal lato del private banker/advisor, Alfabeto permette anzitutto di costruire una propria “vetrina professionale”, dove il consulente può inserire il suo profilo personale, postare articoli, segnalare eventi. In questo modo, viene migliorato il servizio, la tempestività di risposta e si incrementa anche la capacità di servire un numero maggiore di clienti.
A oggi Alfabeto vede 2.300 consulenti finanziari e private banker registrati, circa 53.000 clienti serviti e più di 10.200 app scaricate su mobile. Numeri importanti, senza dubbio, considerando che sono stati generati in poco più di un anno, ma che certamente rappresentano una frazione del potenziale del Gruppo Fideuram (207 miliardi di masse in gestione e oltre 5.900 professionisti altamente qualificati al servizio di più di 710 mila clienti, al 30giugno 2017).
L’idea è che l’innovazione che funziona non viene calata dall’alto, ma viene sollecitata dagli utenti, che contribuiscono, personalizzano, modificano gli strumenti a disposizione. «Abbiamo volutamente scelto un approccio soft lasciando al private banker e ai suoi clienti la libertà di scegliere – spiega Raffaele Levi, responsabile Modello di Business di Fideuram – Per questa ragione non c’è stata alcuna imposizione per forzare la diffusione di Alfabeto”, ma una “spinta gentile” all’innovazione, attraverso uno strumento che introduce valore e accompagna il cambiamento con il ritmo richiesto dalla clientela stessa o proposto dal consulente». Lo strumento, dunque, c’è, presidia la frontiera dell’innovazione e si diffonderà in parallelo con l’evoluzione delle esigenze della cliente e dei professionisti.
Raffaele Levi, Resp. Modello di Business di Banca Fideuram
Ci sono perciò consulenti che, vantando una maggiore dimestichezza con il web 2.0, hanno subito colto l’occasione di utilizzare “Alfabeto” in sinergia con tutti gli strumenti del web. Non mancano infatti i casi di advisor che hanno iniziato a sviluppare la propria base clienti partendo dai mondi social. Altri, più in linea con una clientela tradizionale, usano il canale per agevolare lo scambio di informazioni quando non è possibile l’incontro dal vivo.
Con Alfabeto, infine, anche i tradizionali eventi che da sempre scandiscono l’attività dei private banker Fideuram – incontri di formazione, eventi culturali e sportivi, presentazioni, seminari per la clientela – non sono scomparsi, semmai vivono una nuova vita. Da un lato, infatti, proprio grazie al web questi eventi possono ottenere maggiore visibilità, dall’altro vengono affiancati da altre iniziative più personalizzate, dove il singolo private banker costruisce un proprio evento su misura della propria base clienti o di segmenti di essa.
Il risultato complessivo, conclude Levi, è un «aumento della leadership e della centralità del private banker e l’offerta di una customer experience di livello superiore, che consente al cliente un monitoraggio continuo dei propri investimenti attraverso le app e la piattaforma».
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