Finanza

Unicredit, 18mila licenziamenti e investimenti per 1,2 miliardi nel digitale

11 Novembre 2015

Un piano «totalmente autofinanziato» e «realistico perché si basa su azioni che dipendono dalle nostre scelte manageriali ed è un piano totalmente autofinanziato». Con queste parole Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, ha commentato l’atteso piano strategico triennale del gruppo che punta a realizzare 5,3 miliardi di utili netti nel 2018, una distribuzione dei dividendi per tutto il triennio pari al 40% degli utili.

Due gli elementi centrali del piano: i tagli di costi, personale e spese amministrative, e gli investimenti nel digitale per 1,2 miliardi di euro.

Si prevedono tagli di personale per 18.200 unità, di cui 6.900 in Italia, contro i 10mila attesi, anche se nel dato vanno conteggiati anche la vendita della controllata ucraina Ukrsotsbank (circa 6mila dipendenti), e il deconsolidamento della Pioneer Investments, la società del gruppo che gestisce fondi comuni d’investimento. Nel 2018 la forza lavoro della banca milanese ammonterà a 111mila posti a tempo pieno equivalenti. Il taglio del personale comporterà un costo complessivo di circa 1 miliardo, al lordo delle imposte, che sarà contabilizzato principalmente nel 2015.

Il numero delle filiali calerà di 800 unità entro il 2018, dopo aver già realizzato una riduzione di 928 filiali da gennaio 2014 a settembre 2015, mentre le attività retail in Austria e il leasing in Italia sono in fase di valutazione. Si pensa a cederli o ristrutturarli entro la fine del 2016.  Verrà inoltre chiusa la sub-holding austriaca, con conseguente trasferimento le partecipazioni nell’Est Europa sotto il diretto controllo della capogruppo.

La riduzione dei costi in tutte le aree geografiche e divisioni del gruppo ha l’obiettivo di raggiungere una base di costi pari a 12,9 miliardi nel 2018 (-5% sul 2014) con un obiettivo di rapporto costi/ricavi pari a 50% (61% nel 2014). A regime i costi operativi scenderanno di 1,6 miliardi di euro, quale risultante di una riduzione sia dei costi del personale (800 milioni) sia delle altre spese amministrative (altri 800 milioni).


Target Unicredit 2018


Unicredit punta inoltre a rafforzare i requisiti patrimoniali raggiungendo un obiettivo di Common equity Tier 1 (il principale indicatore della patrimonializzazione di una banca) del 12,6%, mentre il ritorno sul capitale tangibile è atteso all11%, sopra il costo del capitale per Unicredit.

Oltre a taglio dei costi e alle dismissioni, il piano presentato da Ghizzoni prevede «un forte focus sulla nuova evoluzione digitale»: sono infatti previsti 1,2 miliardi euro di investimenti nel periodo 2016- 2018». La strategia si basa su un’accelerazione della trasformazione digitale della banca multicanale retail e, in secondo luogo, sulla costruzione del futuro modello di business digitale. Entro il 2018, oltre il 90 % delle transazioni sarà effettuato su canali remoti: «di conseguenza, circa 1.500 filiali saranno chiuse o dotate di un format più flessibile». In tale contesto, Unicredit sta per lanciare una nuova iniziativa: una banca accessibile solo da mobile a basso assorbimento di capitale e con un servizio clienti live 24/7. L’implementazione è già iniziata e il lancio avrà luogo a inizio 2017.

Quanto alla gestione del risparmio, proprio oggi è stato firmato l’accordo vincolante con il gruppo Santander e i fondi Atlantic e Warburg Pincus per l’integrare la controllata Pioneer Investments con Santander Asset Management. Dalla fusione nascerà «una società leader a livello globale nel settore dell’asset management», di cui Unicredit avrà il 33 per cento.

La banca ha inoltre diffuso i risultati del terzo trimestre: 507 milioni di utili, più dei 458 milioni attesi dagli analisti. Nei primi nove mesi 2015, però, il monte profitti di 1,54 miliardi è in calo di quasi il 30% sul 2014, anche a causa della svalutazione per 400 milioni della controllata Ukrsotsbank.

Incerta la reazione della Borsa, che ha prima reagito positivamente alle notizie e poi, dopo un po’ di altalena, ha chiuso in sostanziale parità a 5,915 euro per azione (-0,08%).

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(in aggiornamento)

 

 

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