Finanza
Sofferenze bancarie, finalmente una banca che non fa regali ai fondi
La buona notizia è la decisione di Banca Carige di non svendere le sofferenze, ma di salvaguardare gli interessi dei propri soci trasferendo i crediti deteriorati a una società veicolo tramite una scissione proporzionale.
In questo modo i soci di Carige, senza alcun esborso, diventeranno soci della società veicolo, nuova proprietaria delle sofferenze della banca, e vedranno ripagato il loro investimento man mano che i crediti cattivi verranno recuperati. Questa impostazione mi consta sia stata pensata e divulgata da Francesco Caputo Nassetti, CEO di Swiss Merchant Corporation di Lugano, con un intervento su Diritto Bancario nel giugno 2016.
Il principale pregio e che la banca viene liberata dalle sofferenze, obiettivo essenziale per tornare a essere efficiente nell’erogazione del credito all’economia reale. Senza rischi di mancata derecognition (e quindi evitando di mantenere il peso delle sofferenze cedute nel bilancio della banca ai fini contabili e regolamentari), e senza essere costretta a fare svalutazioni drammatiche per approssimare il valore delle sofferenze da cedere al “prezzo di mercato” praticato dall’oligopolio dei fondi di investimento (come lo ha definito Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia) da cui deriva la necessita di drammatici aumenti di capitale a danno dei vecchi azionisti. Cosa che è invece accaduta, anche di recente, in altri casi di mega cessioni delle sofferenze al mercato.
È interessante notare che la decisione di Banca Carige sarebbe frutto del convincimento che gestire direttamente le sofferenze (sia pur attraverso un veicolo autonomo di proprietà degli stessi soci di Carige) porta nel tempo risultati migliori che venderle a terzi. Un’impostazione coerente con i dati pubblicati da Banca d’Italia nello studio sui “I tassi di recupero delle sofferenze” pubblicato nel gennaio di quest’anno sul n. 7 delle Note di stabilità finanziaria e vigilanza.
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