Finanza

Popolare Bari, la lezione che non si vuole capire sul salvataggio delle banche

15 Dicembre 2019

Di fronte alla notizia del commissariamento della Popolare di Bari, tocca purtroppo constatare che fin qui i numerosi salvataggi di banche non hanno insegnato molto a politici, Governi e Autorità di Vigilanza.
Soprattutto politici e Vigilanza nostrani non imparano dai tedeschi, che negano l’evidenza delle crisi,
ricapitalizzano con piani particolarmente ottimistici, giustificando l’iniezione di fondi pubblici con
business plan di fantasia che giustificano l’intervento ai fini antitrust. La parola commissariamento non
viene neanche contemplata. Perché nella gestione della cosa pubblica, dall’ILVA alla Popolare di Bari, prevale un inspiegabile masochismo?

Una banca vive sulla fiducia dei clienti e quando questa viene meno la banca si svuota e difficilmente si potrà riprendere. Il commissariamento distrugge questa credibilità. L’esito più probabile è che dovrà essere fusa e scomparire. Tutte le banche commissariate sono state fuse, con l’eccezione di Carige e MPS che languono e che in futuro faranno la stessa fine. Basta osservare che quasi tutto l’investimento del Tesoro in MPS è stato perso agli attuali valori di mercato.

Cosa accadrà alla Popolare di Bari? Proviamo a prevedere e vediamo se gli eventi ci daranno ragione:
1. Da lunedì partirà la fuga dei depositi. Non solo i depositanti con saldi sopra i 100 mila euro. La
paura porterà i clienti a scappare a gambe levate.
2. I debitori furbetti smetteranno di pagare con la speranza di poter risparmiare qualcosa. Tanto con
questa banca non lavoreranno più. Quindi si verificherà un ulteriore deterioramento del credito.
3. I migliori clienti e i dipendenti con le relazioni commerciali verranno rubati dai concorrenti (che
dall’interno del fondo interbancario sono felici del commissariamento, perché così evitano di dare
risorse ad un concorrente che potrebbe a quel punto riprendere a far loro concorrenza usando i
loro soldi e anzi recuperano parte dei soldi buttati per il salvataggio che non riuscirà grazie alla
clientela acquisita).

La banca dovrà dunque fare i conti con meno ricavi, tanti costi, struttura manageriale indebolita, priva di una direzione strategica e piena di credito deteriorato ed in deterioramento. Quindi destinata ad una fine ingloriosa.

L’importo per il cosiddetto salvataggio raddoppierà almeno rispetto alle stime attuali. Solo per le scelte
sbagliate di questi giorni. Scelte prive di sensibilità sulla buona gestione aziendale.Altra conseguenza non contemplata: un potenziale effetto contagio per le altre banche meridionali, soprattutto quelle deboli.

La crisi era nota da lungo tempo. Cosa avrebbero potuto o dovuto fare?
1. Non si capisce perché la norma sulle DTA non è stata finalizzata trovando un accordo con la Direzione generale Competitività della Commissione Europea che avrebbe ridotto sostanzialmente il fabbisogno patrimoniale;
2. La politica aveva tutto il tempo per predisporre la soluzione di intervento con Banca del Mezzogiorno e procedere direttamente a un’aggregazione, senza passare per il commissariamento;
3. Se proprio commissariamento doveva essere (perché la sostituzione degli organi non bastava) per
evitare di dover redigere il bilancio. Almeno uno dei commissari avrebbe dovuto essere una figura con spiccate abilità commerciali e capacità motivazionali del personale, così da lavorare subito per motivare la rete e tenere clienti. Va anche detto che, per esprimere un giudizio fondato e definitivo, bisognerà attendere l’eventuale nomina di un direttore generale e/o di un amministratore delegato.

Dopo la perdita del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia, la trasmissione della politica monetaria nel
mezzogiorno si è grandemente indebolita. La difficoltà della Banca Popolare di Bari rappresentava un’opportunità per realizzare un progetto di ampio respiro. La fusione con Banca del Mezzogiorno per
creare una banca di riferimento per il mezzogiorno avrebbe potuto funzionare bene se la Banca Popolare di Bari non fosse passata dal commissariamento. Così, invece, ha meno possibilità di volare: Banca del Mezzogiorno non ha la struttura industriale per compensare l’avvitamento commerciale della Banca Popolare di Bari. E anche se Bernardo Mattarella (già Banca Nuova, poi in Invitalia, ora a Banca del Mezzogiorno/Mediocredito centrale) è un bravo manager capace di tranquillizzare e infondere fiducia, il disastro fatto con anni di gestione dissennata e poi con questo intervento pubblico maldestro temo siano troppo anche per lui.

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