Finanza
Nel 2021 in Italia sono state effettuate transazioni di Npl pari a 33 miliardi
Si chiamano non performing loans, Npl. Sono i crediti deteriorati, cioè mutui, finanziamenti, prestiti, che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente o del tutto alle banche. La riscossione da parte degli istituti è quindi a rischio sotto diversi profili. La Banca d’Italia suddivide gli Npl in tre principali categorie che rendono conto del processo di graduale deterioramento cui può andare incontro un credito: esposizioni scadute e o sconfinanti deteriorate, inadempienze probabili e sofferenze.
Nel 2021 sul mercato italiano sono state effettuate transazioni di crediti non performing per complessivi 33 miliardi di euro. Di questi, 3,7 miliardi di euro sono stati acquisiti da Banca Ifis che conferma così la sua leadership nel settore Npl unsecured retail con una market share pari al 46 percento su poco più di 7 miliardi di euro di crediti ceduti sul mercato in questa asset class.
Le stime contenute nel Market Watch Npl diffuso oggi prevedono nel 2022 circa 47 miliardi di euro di nuove dismissioni Npe (35 miliardi di euro di Npl e 12 miliardi di euro di Utp) e altrettante nel 2023 (37 miliardi di Npl e 10 miliardi di Utp) per un totale di 94 miliardi di euro di vendite nel biennio. Gli Utp sono quei crediti che stanno già generando allerta e che sono fortemente a rischio di deteriorarsi.
Il mercato secondario, inoltre, è sempre più rilevante e nel 2021 ha registrato un’incidenza del 32 percento sul totale transazioni e si prevede arrivi al 33 percento nel 2022. Il report evidenzia come dal 2017 al 2021 siano stati investiti quasi 60 miliardi di euro da parte di servicer e investitori per acquisire 245 miliardi di euro di portafogli Npl. Il mercato conferma la concentrazione delle transazioni sia lato originator, con il 45 percento delle cessioni riferibile a cinque grandi gruppi, sia lato acquisizioni: il 31 percento dei volumi è gestito da cinque buyer.
Dal punto di vista dei flussi di nuovo deteriorato, nei bilanci bancari si prevede il deterioramento di circa sessanta miliardi di euro di crediti tra il 2022 e il 2023. Per il 2024 si stima invece un ritorno ai valori pre-Covid con un tasso di deterioramento attorno all’1 percento che si confronta con il 2,4 percento stimato nel 2022: un valore ben lontano dal tasso del 4,5 percento relativo al picco registrato nel 2013.
Migliora anche l’Npe ratio italiano (il rapporto apporto tra crediti deteriorati e il totale dei crediti erogati) stimato in contrazione al 4,7 percento a fine 2021 sotto il target BCE del 5 percento. Lo stock complessivo di Npe, che nel 2021 è sceso a 330 miliardi di euro in linea con i livelli del 2019 e 2020, salirà fino a toccare i 402 miliardi nel 2024. Lo stock complessivo nel 2021 è composto da circa 88 miliardi di euro di Npe in capo alle banche e 242 miliardi di euro in gestione a servicer e investitori specializzati (circa il 73 percento).
Nel 2024 si prevede che ben il 78 percento dello stock di Npe sarà in gestione all’industria del credito deteriorato e solo il 22 percento sarà a bilancio bancario.
La novità però è che, per la prima volta in Italia, gli Utp iscritti a bilancio delle banche superano lo stock Npl: a fine 2021 si stimano 45 miliardi di euro di Utp verso 39 miliardi di euro di crediti deteriorati. Il sorpasso è confermato anche per i prossimi anni.
Il Market Watch evidenza anche un aumento del rischio di credito. L’incidenza dei prestiti classificati in stadio 2 passa dal 9 percento del 2019 al 15 percento alla fine del 2021. La percentuale si confermerà a circa il 14 percento nel corso del 2022 per scendere attorno al 12 percento nel 2024. A fine 2021 l’Italia conta circa 44 miliardi di finanziamenti ancora in moratoria, per l’82 percento sono prestiti alle imprese (36 miliardi di euro). Risulta ancora attivo il 16 percento delle richieste del 2020.
Il report di Banca Ifis segnala come dal 2016 a oggi le Gacs (Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze) hanno sostenuto il mercato delle transazioni Npl per 96 miliardi di euro, pari al 36 percento del totale vendite Npl. Nel 2021 le operazioni Gacs sono state 7 per 11 miliardi di euro di GBV (gross book value). Rispetto agli anni precedenti, nel 2021 si registra un prezzo medio in calo per la più bassa incidenza dei crediti secured. I servicer impegnati nelle operazioni finalizzate fino al 2021 sono stati otto. Il trend mensile degli incassi delle cartolarizzazioni Gacs mostra una dinamica di recupero mediamente più bassa rispetto al periodo pre-Covid.
Banca Ifis dedicata un focus anche su Giustizia e mercato immobiliare. In Italia, nel 2021, sono state realizzate circa 700 mila compravendite immobiliari, un vero e proprio record grazie alla grande liquidità delle famiglie e delle imprese che si è sommata agli incentivi fiscali. La ripresa del settore immobiliare è il risultato del progressivo miglioramento macroeconomico registrato nella seconda parte del 2021. Il mercato non residenziale è influenzato dai cambiamenti intervenuti nelle modalità lavorative (smart working) e di consumo degli italiani. Nonostante ciò, anche questo comparto ha visto un incremento delle transazioni. La crescita del settore nel 2022 continuerà a essere sostenuta. Basti pensare che a settembre 2021 la liquidità delle famiglie è aumentata di circa 106 miliardi rispetto alla fine del 2019, con un incremento del 10 percento. Anche i conti delle imprese mostrano 122 miliardi in più rispetto al 2019 (+12 percento).
Il 2021 si è chiuso con 126.000 immobili in asta per un valore complessivo di 18,7 miliardi di euro. Sebbene l’operatività mostri segni di ripresa (+8,1 percento le unità immobiliari oggetto d’asta nel 2021) resta significativo il numero delle procedure posticipate per il blocco delle esecuzioni nel primo semestre 2021, pari a circa 77 mila aste, con un mancato recupero stimabile in circa 11 miliardi di euro. Positivi gli effetti generati dall’avvio del processo telematico e della riforma del 2015, con la riduzione di circa due anni, tra il 2018 e il 2020, del tempo medio di chiusura delle aste che nel 2021 scontano ancora 6,1 anni di vita media.
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