Finanza

Nasce il Fondo Atlante: sarà il pronto soccorso delle banche in difficoltà

11 Aprile 2016

Il nuovo piano d’intervento salva-banche organizzato dal Tesoro e dalla Cdp è pronto a partire. Si tratta di un fondo di investimento alternativo di 5-6 miliardi di euro, lanciato dalla Quaestio Capital Management Sgr, finanziato in prevalenza con capitale privato e destinato a sua volta a supportare le banche in difficoltà. Il passo avanti è arrivato nel pomeriggio dopo un vertice tenuto al ministero dell’Economia a cui hanno partecipato gli amministratori delegati delle principali banche italiane.

Il Fondo Atlante

«A seguito di incontri con un vasto numero di investitori istituzionali, banche, assicurazioni, fondazioni bancarie e Cdp – si legge nella nota diffusa nella serata di lunedì della Sgr presieduta dall’economista Alessandro Penati –, Quaestio ha raggiunto un importante numero di adesioni per lanciare il Fondo Atlante». Il nuovo strumento è suggestivamente intitolato al personaggio della mitologia greca condannato a reggere sulle proprio spalle i pilastri della volta celeste.

Chi è Quaestio e il ruolo di Guzzetti

La Quaestio è una società di gestione del risparmio (Sgr) che ha come suo primo azionista la Fondazione Cariplo (37,6%), a conferma del ruolo giocato da Giuseppe Guzzetti, presidente dell’ente lombardo che è anche azionista i Intesa Sanpaolo. L’azione di Guzzetti si è rivelata cruciale per convincere altre fondazioni investire ma anche per tessere il consenso fra le banche a cominciare da Intesa. In questo modo ha tolto le castagne dal fuoco al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e all’intero Governo, che fin qui non sono riusciti a trovare una soluzione efficace ai problemi del sistema bancario italiano, gravato da crediti deteriorati e da una bassa patrimonializzazione.

Chi aderisce al Fondo Atlante

L’apporto di fondi pubblici, nello specifico della Cassa Depositi e Prestiti, dovrebbe essere minoritario; il grosso verrà da istituzioni private, evitando quindi di incorrere in obiezioni su aiuti di stato e negoziazioni complicate con la Commissione europea. Secondo le indiscrezioni, dovrebbero essere coinvolte Intesa Sanpaolo e Unicredit (circa 800 milioni – 1 miliardo a testa), Ubi Banca, il gruppo Bper, diverse fondazioni bancarie (500 milioni) a cominciare dalla Cariplo, e gruppi assicurativi (Allianz, Generali, Poste Vita, Unipolsai, forse Cattolica) per un ammontare di 1 miliardo. Dalla Cdp arriverebbero 500 milioni.

Obiettivo 1: Garanzia su aumenti di capitale

Il Fondo Atlante servirà ad «assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall’Autorità di Vigilanza a banche che oggi si trovano a fronteggiare oggettive difficoltà di mercato, agendo da back stop facility». In un’offerta di azioni, la back stop facility è una sorta di servizio di emergenza che assicura la sottoscrizione di quella parte di azioni non richieste dal mercato. Si tratta in sostanza della garanzia di sottoscrizione che in condizioni normali è assicurata dalle banche di investimento da sole o in consorzio. Questo dovrebbe in parte alleviare, ripartendolo su più soggetti, il rischio fin qui assunto da Intesa Sanpaolo, che ha garantito l’integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale di Veneto Banca (1 miliardo di euro), e da Unicredit (1,75 miliardi per l’aumento di Popolare di Vicenza).

Obiettivo 2: Acquisto crediti marci

Una parte significativa dell’intervento riguarderà i crediti in sofferenza delle banche italiane, che oggi ammontano a 88 miliardi di euro al netto delle svalutazioni. «L’ammontare di sofferenze che potranno essere de-consolidate dai bilanci bancari – si legge nella nota – sarà di gran lunga superiore a quelle acquistate dal Fondo, in quanto Atlante concentrerà i propri investimenti sulla tranche junior di veicoli di cartolarizzazione, potendo far leva su quelle a maggior seniority per le quali c’è un manifesto interesse da parte degli investitori». Le sofferenze dovrebbero essere cedute più o meno in linea con i valori attuali di carico sui bilanci delle banche (40-45%), circa il doppio dei prezzi di mercato (circa 20%). In quest’ambito un ruolo rilevante dovrebbe essere giocato dalla Sga (Società per la Gestione delle Attività), creata dal Tesoro nel 1997 per il salvataggio del Banco di Napoli e poi confluita nel gruppo Intesa Sanpaolo. Secondo il quotidiano Sole 24 Ore, che ricorda come in 15 anni questa società sia riuscita a recuperare l’85% dei crediti deteriorati dell’istituto, la Sga dovrebbe investire in Atlante circa 500 milioni.

Risollevare le valutazioni delle banche italiane

Il Fondo Atlante, conclude la nota, «ha l’obiettivo di eliminare l’elevato sconto al quale il mercato valuta le istituzioni finanziarie italiane per via: dello stock di sofferenze quadruplicato dal 2007 a causa della severità della recessione; dei tempi lunghi di recupero dei crediti, molto al di sopra della media europea; dei massicci aumenti di capitale richiesti dalle svalutazioni; dell’incertezza circa la capacità di alcuni istituti di completare con successo gli aumenti richiesti dall’Autorità di Vigilanza».

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Nella foto, Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo e dell’Acri

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