Finanza
Mps, sfiducia del mercato e una telefonata di Padoan mettono alla porta Viola
Alla fine è accaduto quel che è necessario perché il salvataggio di Mps possa riguadagnare qualche chance di riuscita. I primi sondaggi fra i grandi investitori sull’aumento di capitale da 5 miliardi hanno infatti dato pessime risposte: nessuna fiducia sulla capacità del management attuale di realizzare una ristrutturazione troppe volte promessa e mai portata davvero a termine.
E così si è dovuto accelerare un cambio alla guida, mentre la ricapitalizzazione pare slittare all’inizio del prossimo anno: l’amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola è stato perciò costretto a rassegnare le dimissioni. La perdita di credibilità era un fatto ormai sotto gli occhi di tutti, e del resto Jp Morgan – la banca d’investimento che coordina le operazioni – aveva chiesto il ricambio dei vertici già alla fine di luglio, quando venne varata la “soluzione strutturale definitiva” ai problemi della banca,
La situazione è precipitata ieri, dopo il pressing delle banche allarmate dai cattivi segnali arrivati dal mercato e una telefonata cortese ma esplicita del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al manager, prima dell’inizio del consiglio di amministrazione previsto a Siena. Cda e manager «hanno convenuto sull’opportunità di un avvicendamento al vertice della banca». Viola resterà in carica giusto il tempo di individuare il successore e intascare un accordo sulla buona uscita: quale che sia la cifra sarà sempre troppo alta, e si andrà ad aggiungere ai quasi 2 milioni di euro all’anno percepiti dal 2012 al 2015 e alla retribuzione dovuta per i primi tre trimestri di quest’anno.
A questo punto, l’individuazione del successore dovrebbe seguire un iter rapido: il candidato preferito dal consorzio delle banche impegnate a collocare l’aumento di capitale, a partire da Jp Morgan e Mediobanca, resta Giampiero Maioli, attuale a.d. di Cariparma, il quale però avrebbe espresso indisponibilità, anche se c’è chi dice che il manager non avrebbe del tutto chiuso la porta e sarebbe semmai irritato per una certa improvvisazione delle controparti nella gestione della vicenda. Fra i favoriti figura sicuramente Marco Morelli, banchiere d’investimento di Bofa/Merrill Lynch che era già stato in Mps nel team di comando con l’allora presidente Giuseppe Mussari. La sua candidatura è caldeggiata da Claudio Costamagna, presidente della Cdp, e appoggiata anche da Matteo Renzi per il tramite di Marco Carrai, imprenditore molto vicino al premier. Fra gli altri nomi sul tavolo del cacciatore di teste Egon Zehnder anche Roberto Nicastro (ex Unicredit, oggi a capo delle quattro banche salvate un anno fa).
La scelta dell’a.d. sarà fondamentale per convincere gli investitori, il cui scetticismo pesa sulle concrete possibilità di risollevare il Monte dei Paschi. È per questa ragione che la scelta del nuovo capoazienda a Siena dovrebbe privilegiare un banchiere che vanta esperienze e competenze industriali nel settore bancario anziché profili professionali più finanziari.
Il cambio alla guida di Mps permetterà anche di prendersi più tempo per preparare il nuovo piano industriale: e l’uno e l’altro serviranno per guadagnare tempo, rinviando l’aumento di capitale all’inizio del 2017, anche se il Governo e il premier Renzi insistono perché il salvataggio sia completato entro la fine di quest’anno. Un obbiettivo non facile da raggiungere. Infatti il cosiddetto piano b, che punta a ridurre l’ammontare dell’aumento di capitale attraverso la conversione dei prestiti obbligazionari subordinati, si starebbe arenando a causa di difficoltà tecnico-legali. Ed è per questa ragione che starebbe ritornando in auge l’ipotesi di un supporto pubblico a margine, in forme ancora da definire.
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