Finanza

Dietro l’uscita di Greco, le ambizioni di Bolloré su Generali (Nagel spalleggia)

26 Gennaio 2016

Il braccio di ferro sotterraneo fra l’amministratore delegato e i soci di riferimento delle Generali va almeno dall’estate e da poche ore si è risolto ufficialmente così: «Mario Greco ha informato il presidente della società Gabriele Galateri di Genola della sua indisponibilità ad un altro mandato come amministratore delegato della società alla scadenza di quello attuale», che coincide con la prossima assemblea (28 aprile). Già nei mesi scorsi la stampa elvetica aveva ipotizzato l’addio di Greco a Trieste e il suo ritorno nel gruppo Zurich come successore dell’a.d. Martin Senn, uscito a dicembre. Greco era vice di quest’ultimo quando nell’estate 2012 venne chiamato alle Generali per mettere ordine nella compagnia triestina.

Quando nel pomeriggio la notizia è tornata a circolare prima dell’annuncio ufficiale, la Borsa ha reagito negativamente: il titolo Generali ha perso fin quasi il 5%, per poi chiudere in calo del 3,15% a 14,15 euro per azione. Greco ha goduto di un buon feeling con il mercato sin da quando arrivò a Trieste nell’aspettativa generale di un nuovo corso in cui gli interessi particolari degli azionisti di controllo fossero tenuti a bada; aspettativa che poi si è rivelata ben riposta.

Gli investitori temono che il passo indietro del manager possa comportare un analogo passo indietro nella governance. E a giudicare da come si conclude la partita del (mancato) rinnovo di Greco, che se ne va dopo appena tre anni e mezzo, ne hanno ben donde.

L’obiettivo dei grandi soci – che in questi anni non hanno toccato palla come erano abituati nel passato, con operazioni in conflitto di interesse a gogò – è stato infatti raggiunto: liberarsi di Greco facendo passare il messaggio che sia stato lui a non voler rimanere.  Ci vuole sapienza e maestria tattica per raggiungere un risultato così e infatti a guidare i giochi è stato Alberto Nagel, l’a.d. di Mediobanca, che delle Generali è storicamente primo azionista. In questa vicenda Nagel si è discretamente mosso per spalleggiare le ambizioni del suo grande alleato Vincent Bolloré, di cui ha già accompagnato l’ingresso in casa Telecom. Da tempo infatti i francesi sono tornati in gran forzo in Italia, e poi si sa che Generali è sempre stata le grand amour.

La partita va avanti almeno della scorsa estate. In prima battuta a Greco venne proposto un mezzo rinnovo: a metà mandato, era la prima offerta, avrebbe dovuto far staffetta con un altro manager. Raccontano che si tratti del francese Philippe Roger Donnet, attuale capo della controllata Generali Italia, proveniente dal gruppo Axa e consigliere di amministrazione di Vivendi, della quale Bolloré è primo azionista con oltre il 14 per cento. Greco ovviamente declinò, mentre le trattative entravano nel vivo e intanto Nagel non perdeva occasione per auspicare la riconferma del manager.

Durata del mandato, soldi, e libertà d’azione erano la posta in gioco. Greco chiedeva la piena riconferma per tre anni, più un ulteriore mandato o in alternativa una lauta buonuscita. E soprattutto la disponibilità a un aumento di capitale da destinare a un’importante acquisizione o comunque a una fusione rilevante che avrebbe cambiato radicalmente la compagine azionaria delle Generali. Su questa linea si è giocata la negoziazione – con gli attuali soci di controllo (Mediobanca, Del Vecchio e Caltagirone, per citare i maggiori) contrari ovviamente a ipotesi di diluizione via aumento di capitale o fusione. Dal comunicato ufficiale sappiamo come è finita. Quanto alle mire di Bolloré adesso comincia il secondo tempo della partita.

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Nell’immagine in alto, Gabriele Galateri e Mario Greco (©Generali Group da Flickr)

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