Finanza
L’inflazione cala bruscamente ad ottobre
L’inflazione in Italia ha mostrato un netto calo nell’ultimo anno, dopo il picco toccato in ottobre-novembre del 2022, a 11,8 per cento sul NIC, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività e 12,6 per cento sull’IPCA, l’indice armonizzato per i paesi dell’Unione Europea ma resta superiore alla media dell’Eurozona.
La guerra in corso in Israele aggiunge incertezza alle prospettive dell’inflazione. Gli effetti sono poco rilevanti nello scenario più probabile, che vede un conflitto ad alta intensità di breve durata). Viceversa, l’impatto sul costo dell’energia e quindi sui prezzi al consumo è rilevante negli scenari di rischio, con un conflitto locale ad alta intensità di maggiore durata o guerra su scala regionale.
Secondo le previsioni degli economisti del centro studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, l’inflazione è attesa scendere bruscamente in ottobre al 2,4 per cento dal 5,3 per cento di settembre sul NIC.
L’ampio calo previsto per l’inflazione italiana in ottobre è legato principalmente ad effetti base favorevoli sull’energia. Gli alimentari dovrebbero continuare a rallentare nei prossimi mesi, spinti al ribasso dalle quotazioni internazionali delle materie prime agricole e dai minori costi energetici, nonché da effetti base favorevoli destinati a cambiare direzione solo nella parte finale del 2024.
L’indice dovrebbe tornare a salire all’inizio del prossimo anno, per poi scendere nuovamente nel secondo semestre, sino a raggiungere il 2,2 per cento a dicembre 2024.
L’inflazione calerebbe sotto la soglia del 2 per cento solo nei mesi primaverili del 2025, prima di risalire lievemente nei mesi successivi. La discesa sarà più regolare per l’indice core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia), atteso al 2,3 per cento a fine 2024 e sotto il 2 per cento solo dal secondo trimestre 2025.
I rischi sullo scenario di inflazione restano dunque verso l’alto, dato che un eventuale rallentamento più accentuato del previsto dell’indice core, per via di un impatto più intenso della politica monetaria sulla domanda, potrebbe essere più che compensato da possibili nuovi shock sulla componente energia.
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