Finanza
L’educazione finanziaria a scuola non basta, bisogna coinvolgere le famiglie
L’Italia rimane il fanalino di coda in materia di educazione finanziaria. Tuttavia qualche segnale di attenzione anche da parte delle istituzioni si inizia a registrare e, dopo anni di dibattito, nell’aprile 2023 è stato annunciato un disegno di legge che inserisce formalmente l’educazione finanziaria nell’insegnamento dell’educazione civica.
Il disegno di legge Competitività dei capitali approvato lo scorso 11 aprile dal Consiglio dei Ministri introduce il principio della “partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale economica e sociale delle comunità” e quello del “diritto alla salute, al benessere della persona e all’educazione finanziaria, con particolare riguardo alla finanza personale, al risparmio e all’investimento”. Si tratta di un piccolo passo avanti volto a favorire l’inclusione finanziaria, economica e sociale di ragazze e ragazzi, ma soprattutto a migliorare il livello di alfabetizzazione finanziaria degli italiani, tra i più bassi a livello europeo. Per i giovani oggi possedere competenze economiche e finanziarie è essenziale nell’immediato, perché spesso già compiono scelte finanziarie, come un pagamento online, ma anche e soprattutto per il loro benessere futuro.
Secondo un’indagine condotta dall’OCSE nel 2020 l’Italia è uno dei paesi con il più basso livello di alfabetizzazione finanziaria. Su 26 Paesi coinvolti nell’analisi, il nostro paese si è infatti classificato all’ultimo posto quanto a conoscenza finanziaria di base, con un punteggio di 11,1 su 21. Il rapporto sottolinea inoltre che donne, anziani e persone con un basso livello di alfabetizzazione digitale scontano ritardi maggiori, mentre gli uomini tra i 30 e i 59 anni hanno più strumenti. Anche i giovani hanno registrato punteggi bassi e purtroppo sono la categoria più esposta a un rischio di indebitamento dovuto all’utilizzo di internet e dei pagamenti virtuali. Uno studio realizzato dalla società di ricerche Doxa insieme al Comitato Edufin indica la stretta correlazione tra livello di conoscenza e fragilità finanziaria. Tra coloro che non conoscono le fondamenta dei risparmi e degli investimenti, la quota di quanti non arrivano a fine mese si attesta al 59 per cento.
«Affinché l’educazione finanziaria delle giovani generazioni sia davvero efficace – spiega Giovanna Paladino, direttrice del Museo del Risparmio di Torino – il canale scolastico non basta: occorre immaginare e progettare interventi che coinvolgano attivamente le famiglie. A questo proposito, una ricerca su 311 nuclei familiari, realizzata a fine 2022 dal Museo del Risparmio, ha evidenziato che esiste una chiara trasmissione intra-familiare dei modelli valoriali per quanto attiene alla gestione del rischio, al risparmio e alla rappresentatività sociale del denaro, e che, quanto alla gestione dei soldi, i figli considerano i genitori esempi da seguire. Inoltre, non va dimenticato che gli interventi dovranno tener conto dei divari sociali e culturali ancora presenti nel nostro Paese: esistono profonde differenze nel grado di alfabetizzazione finanziaria legate al genere e alle condizioni socioeconomiche di provenienza».
Nel periodo settembre 2022 – giugno 2023 le attività divulgative e formative del Museo del Risparmio, raccontate in un dettagliato report intitolato Una comunità che apprende che il Museo ha redatto e diffuso di recente, hanno raggiunto complessivamente 47.350 utenti, di cui 38.900 studenti delle scuole del I e II ciclo e 8.450 adulti, coinvolti attraverso eventi, iniziative divulgative formative dedicate e visite didattiche, con un totale di 1.705 ore di formazione erogata (presso il Museo o live online) al pubblico.
A conferma dell’approccio ormai “phygital”, sono stati 8.600 i bambini e ragazzi a partecipare ad attività in presenza, presso la sede fisica del Museo o extra muros, e 30.300 quelli coinvolti in attività didattiche in remoto, sempre con l’accompagnamento di un tutor, per un totale di 1.461 ore erogate (laboratori didattici, visite guidate o eventi di approfondimento dedicati).
Per il mondo scolastico, è stato ulteriormente rafforzato il programma online di “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO)” del Museo del Risparmio, al quale hanno aderito alla 83 classi e circa 1.700 studenti da nove regioni italiane, in aumento del 17 per cento rispetto al precedente anno scolastico. Un percorso ad hoc è stato dedicato a circa 300 studenti degli Istituti di Moda e Design (Progetto Moda MdR).
È proseguita, inoltre, l’attività didattica sui temi dell’economia circolare e della gestione sostenibile delle risorse scarse, attraverso il S.A.V.E. Virtual Tour, kit multimediale sviluppato in collaborazione con BEI Institute, i cui contenuti formativi sono stati utilizzati negli ultimi tre anni scolastici da circa un migliaio di classi e 18.000 studentesse e studenti da tutta Italia.
Diverse le iniziative speciali di educazione finanziaria e alla cittadinanza economica sviluppate dal Museo del Risparmio in collaborazione con Fondazioni e Associazioni operanti nel mondo scuola, così come numerosi sono stati i progetti, in partnership con enti, a favore dei ragazzi con minori opportunità educative e maggiormente esposti al rischio di dispersione scolastica. Con Fondazione Sodalitas, per esempio, il Museo ha realizzato “Deploy your Talents”, che ha l’obiettivo di favorire l’incontro tra scuole e imprese, e “We4Youth”, che mira a potenziare le attività di orientamento al lavoro e la formazione di soft skills. Sono stati quarantatré, inoltre, gli eventi speciali destinati ai più giovani nel corso dell’anno, con l’importante novità dei progetti formativi avviati con giovani nell’ambito del mondo sportivo.
È infine proseguita anche l’attività di ricerca con la una nuova indagine “Genitori e figli: quanto conta la famiglia nell’approccio all’uso del denaro da parte delle nuove generazioni”, condotta tra settembre e ottobre del 2022, volta a capire se i modelli di gestione del denaro sono parte del contenuto educativo offerto dai genitori e in che modo questi contenuti si trasferiscono a livello generazionale e vengono fatti propri dai ragazzi.
Uno studente italiano su cinque non possiede oggi le competenze minime necessarie a prendere decisioni finanziarie responsabili e ben il 36 per cento non parla di questioni legate al denaro. Il più alto livello di competenza, che comprende la capacità di analizzare prodotti finanziari complessi, è padroneggiato solo da uno studente ogni venti, rispetto ai due studenti ogni venti dei Paesi industrializzati. Tra questi giovanissimi esiste un gender gap del 15 per cento a favore degli uomini (la media OCSE segnala invece solo un 2% di differenza tra ragazzi e ragazze).
Ben venga l’educazione finanziaria insegnata a scuola ma «l’approccio “one size fits all” non funziona, anche perché le modalità di apprendimento sono diverse a seconda delle caratteristiche individuali delle persone. Proprio per questo, fin dalla sua nascita, il Museo ha adottato un approccio innovativo, personalizzato e ludico alla diffusione dei concetti alla base della gestione consapevole del denaro», commenta Giovanna Paladino.
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