Finanza

La finanza d’impatto al servizio dello sviluppo sostenibile vale 65 miliardi

15 Gennaio 2020

Negli ultimi anni l’espressione «impatto economico» è diventata gradualmente più familiare a tutti. In sintesi la “finanza d’impatto è quel tipo di finanza che presuppone i cosiddetti investimenti d’impatto, quelli destinati cioè a imprese, organizzazioni e fondi che hanno lo scopo di generare risultati misurabili di tipo sociale e ambientale insieme a un ritorno di tipo finanziario. Essa è quindi al servizio dello sviluppo sostenibile e della giustizia sociale. Oggi si stima che l’impact investing valga 65 miliardi di euro in tutto il mondo, una cifra che cresce di circa il 20% all’anno.

Proprio ieri BlackRock, la più grande società d’investimento del mondo, ha comunicato di esser pronta a votare contro i consigli di amministrazione delle società di cui è azionista «se non svolgeranno progressi sufficienti in materia di sostenibilità» e non predisporranno piani industriali che puntano al rispetto per l’ambiente. Lo ha scritto l’a.d. del gruppo, Larry Fink, in una lettera pubblicata sul sito del gruppo finanziario. L’anno scorso BlackRock ha votato contro o negato i voti a 4.800 amministratori di 2.700 società. «Laddove riteniamo che le società e i consigli di amministrazione non stiano producendo informative efficaci sulla sostenibilità o non stiano implementando procedure per la gestione di questi problemi, considereremo i membri del consiglio di amministrazione responsabili», si legge nella lettera. « Ogni governo, azienda e azionista deve fronteggiare il cambiamento climatico». Gli interrogativi climatici, scrive Fink, «stanno comportando una profonda rivalutazione del rischio e del valore degli asset. E poiché i mercati dei capitali anticipano il rischio futuro, registreremo i cambiamenti nell’allocazione di capitali più rapidamente rispetto a quelli nel clima. In un futuro vicino – prima di quanto anticipato da molti – avrà luogo una significativa riallocazione del capitale», prevede l’a.d. di Blackrock.

Il presidente di BlackRock Rob Kapito domani interverrà all’incontro organizzato da Intesa Sanpaolo sullo sviluppo sostenibile e inclusivo, in programma a Milano presso il centro congressi della Fondazione Cariplo. Con lui, oltre al ceo e consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, il presidente della banca Gian Maria Gross Pietro e il presidente emerito Giovanni Bazoli, saranno presenti moltissimi altri ospiti. Di coesione sociale per ridurre le diseguaglianze discuteranno tra gli altri Letizia Moratti (Fondazione San Patrignano), monsignor Vincenzo Paglia (presidente Pontificia Accademia per la Vita). Sulla finanza di impatto interverranno il giudice costituzionale, già ministro e presidente del Consiglio, Giuliano Amato, il filosofo Salvatore Veca e Livia Pomodoro (Presidente impact advisory board Intesa Sanpaolo). Catia Bastioli (presidente di Terna e amministratore delegato di Novamont) parlerà di economia circolare con Fabrizio Di Amato (Maire Tecnimont). Durante la mattinata il convegno porrà l’attenzione anche sui giovani e sulla promozione dell’occupazione e sull’importanza dell’arte e della cultura nel nostro paese, ospiti Elisabetta Sgarbi e Sylvain Bellenger (direttore del Museo di Capodimonte).

Per Intesa Sanpaolo impact investing significa, prima di tutto, garantire l’accesso al credito ai soggetti esclusi o con difficile accesso ai circuiti finanziari tradizionali. Dare opportunità e fiducia a chi non ne ha più in sé stesso e nel futuro costituisce un importante fattore di cambiamento e di sviluppo integrale di ciascun individuo. Tuttavia, un prestito implica anche l’assunzione di responsabilità da parte di chi lo riceve e l’impegno a onorare il proprio debito utilizzando il denaro per il fine per cui è stato assegnato.

Nel piano industriale 2018-21, Intesa Sanpaolo si è impegnata, con la costituzione del Fund for Impact, ad erogare fino ad un massimo di 1,25 miliardi di credito a persone fisiche e giuridiche nella fascia di prima esclusione (non solo studenti universitari e ricercatori ma anche nuove famiglie, immigrati stabilizzati, lavoratori in percorsi di qualificazione, startup femminili, ecc.). L’obiettivo è formare il più importante strumento impact in Europa.

Gli studenti universitari sono i primi esclusi nel senso più pieno: non accedono al credito ma molti di loro formeranno la futura classe dirigente del paese. Rappresentano un ampio bacino per interventi impact:  parliamo di 270.000 matricole e popolazione totale iscritta di 1,65 milioni di studenti. Intesa Sanpaolo ha già sperimentato in passato diversi interventi finanziari su questa categoria, già dal 2003 riscontrando, tra l’altro, una ridottissima rischiosità dei prestiti finalizzati allo studio.

Allo scopo di puntare allo sviluppo dell’alta formazione dei giovani, capitale umano prezioso, il gruppo ha deciso di promuovere “per Merito”, un prestito che ogni studente universitario può ottenere alla sola condizione di impegnarsi nella propria crescita formativa. Il finanziamento non richiede alcuna garanzia personale o familiare e garantisce una linea di credito fino a 5.000 euro l’anno per i fuori sede – 3.000 per chi studia in sede – fino a 5 anni per coprire spese di studio, mobilità, residenza e periodi formativi all’estero. La restituzione può avvenire anche due anni dopo la laurea, optando per un “periodo ponte”, per permettere al giovane di trovare lavoro. Si può restituire il credito fino a 15 anni per gestire una rata mensile molto bassa, con un tasso fisso, definito al momento della sottoscrizione, che non cambierà per tutta la durata del prestito. “Per Merito” è stato lanciato nel 2019 e sono stati concessi già 5,6 milioni di euro nei primi sette mesi.

«Intesa Sanpaolo ha «posto al centro del piano d’impresa la vocazione a concorrere alla crescita culturale, sociale e civile del Paese. Siamo infatti convinti che lo sviluppo di un’economia sia intimamente legato ai livelli di educazione, in particolare delle generazioni giovani, alla coesione sociale alle dinamiche circolari del ciclo produttivo», commenta Messina. La banca è impegnata a diventare riferimento globale in termini di responsabilità sociale e culturale ed è l’unica italiana inclusa negli indici Dow Jones Sustainability e nella Climate change List 2018.

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