Finanza

La Banca d’Italia non dà la lezione giusta sulla tutela del risparmio

20 Marzo 2017

Il governatore della Banca d’Italia ha fatto dei commenti la settimana scorsa che trovo ignoranti e sbagliati e completamente ignari di quello che lui ha fatto per distruggere i risparmi italiani. Eccoci:

“Il 55% del risparmio è investito in attività rischiose, molto rischiose” ha detto Visco, inserendo in questa categoria “azioni, fondi e derivati”.

Secondo i dati aggiornati forniti da Visco, i depositi rappresentano circa il 28% di risparmio, le obbligazioni — titoli subordinati compresi — circa il 10% e le banconote circa il 4%.

Visco ha sottolineato il radicale cambiamento della struttura del risparmio nazionale a favore di strumenti più rischiosi.

“Il risparmio va tutelato alla fonte, quando è ormai investito bisogna intervenire se vi sono truffe. Ma è anche vero che se, con i tassi al 3%, investi in attività con un tasso di interesse al 10% devi pensare che potresti perdere tutto”, ha aggiunto il governatore, intervenendo a un convegno sulla tutela del risparmio.

Sbaglia per 2 motivi:

1.       ‘Il risparmio va tutelato alla fonte’, va bene e la malavigilanza della Banca d’Italia sulle varie banche Monte Paschi, Etruria, Veneto, Vicenza, etc, ha creato un buco di decine di miliardi, quindi il primo motivo per cui tanti investitori si trovano con degli investimenti che valgono poco o nulla è perché lui non ha fatto bene il suo lavoro;

2.       Sbaglia completamente quando dice le azioni e i fondi sono molto rischiosi. Inserite nella quantità giusta con l’orizzonte temporale corretto, sono un pezzo integrale del diversificare che serve per proteggere l‘investitore e fare crescere il capitale. Il concetto è sempre che sì, un titolo o un azione può andare male ma, avendone 25 nel portafoglio, il guadagno fornito dagli altri controbilancia quest’effetto. E che, in generale, l’andamento dei mercati obbligazionari e azionari non sono correlati. Per esempio, investire solo in depositi e obbligazioni è molto rischioso se l’economia vive un momento di inflazione dove le azioni, di solito, offrono protezione.

Non capisco a cosa si riferisce quando parla del rendimento del 10%. Se è una banca o un fondo che promette questo rendimento, allora tocca alla Banca d’Italia o alla Consob controllarle. Se il rendimento è di un fondo azionario, allora ci dovrebbe essere la spiegazione che i rendimenti nel passato non sono indicativi di quelli futuri e tocca alla Banca d’Italia o alla Consob controllare la pubblicità. Se il rendimento è prodotto con derivati, di nuovo, la Banca d’Italia o la Consob hanno tutti gli strumenti per vietare la vendita di questi prodotti alla clientela che rischia di essere truffata.

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