Finanza

Intesa Sanpaolo-Mediobanca, su Ubi si salda il nuovo asse della finanza italiana

23 Febbraio 2020

L’operazione del decennio, l’Offerta Pubblica di Scambio lanciata da Intesa Sanpaolo su Uni Banca nei giorni scorsi, che potrebbe generare un megagruppo capace di rappresentare il 30% del mercato italiano, segna diversi punti di novità e di discontinuità sia rispetto alle modalità di decisione ed esecuzione, sia per come si ridisegneranno gli equilibri nel capitalismo finanziario italiano. Comprensibilmente raccontata dall’a.d. Carlo Messina come “operazione vantaggiosa per tutti”, tecnicamente ostile, in quanto non concordata, ma sentimentalmente amichevole, in realtà vede vinti e vincitori, nuove alleanze e vecchie amicizie cambiare di segno.

Un blitz all’insaputa di (quasi) tutti

L’operazione ha colto di sorpresa mercato e osservatori. Ubi – è vero – era lì potenzialmente a disposizione di qualsiasi scalatore. Ma a questo tipo di operazioni non siamo più abituati, se mai lo siamo stati in Italia. Alla ricezione del comunicato, a tarda sera di lunedì scorso, tra osservatori e giornalisti la prima reazione è stata di sincera incredulità. Anche perché l’antica vicinanza territoriale e quasi parentale, rappresentata plasticamente dalla figura del presidente emerito Giovanni Bazoli che da Brescia aveva guidato e benedetto la nascita di Ubi, sembrava rendere Intesa Sanpaolo la più insospettabile tra le potenziali scalatrici. Peraltro, a curare le due diligence legale della vicenda è stato lo Studio Pedersoli, da sempre professionista di fiducia del professore bresciano che, per una serie di ovvie illazioni, ha dovuto la mattina seguente spiegare di essere stato informato a operazione fatta: “credo giustamente”, ha scritto.

Non è stato certo l’unico tra i potenziali o sicuri stakeholder ad essere informato a operazione chiusa. Il sentimento amichevole rivendicato da Messina non sembra ad esempio essere corrisposto dal suo omologo di Ubi Victor Massiah, anche lui informato a cose fatte anche per evidenti ragioni legali, comprensibilmente enfatizzate da Messina nella conferenza stampa dell’annuncio. Non uno spiffero sulla stampa, non un rumor tra i corridoi degli operatori.

Resta il dubbio sul +5,5% segnato in borsa da Ubi durante le negoziazioni precedenti l’annuncio, peraltro proprio nel giorno in cui la banca di Massiah annunciava un piano industriale in cui Ubi si pensava aggregante, e quindi predatrice, e non predata. Di sicuro, giusto qualche giorno prima una breve analisi inviata da Algebris di David Serra ai clienti dichiarava finito il “purgatorio“ per le banche europee (“A new era for European Bank”). Il modo era dunque propizio, ma la mossa così ovvia, da essere impensabile per tutti. O quasi.

Intesa Sanpaolo e Mediobanca, un amore impensabile fino a pochi anni fa

Chi sicuramente pensava e sapeva era Mediobanca, nella persona di Francesco Canzonieri, banchiere d’affari quarantenne ingaggiato qualche anno fa da Nagel e uomo di fiducia assoluta di Messina. “Come struttura Banca Imi non ha paragoni, no way, ma da quando ho conosciuto Canzonieri sono rimasto colpitissimo da lui e dalle sue capacità…”, dice Messina.

Come in Amici miei, si può dire che il genio è fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione. E qui s’è incontrato il genio della squadra di Messina con quella di Mediobanca, una coppia inedita, che fin qui avevamo visto sempre in competizione o in frizione (in Telco come in Rcs, Impregilo, fino alla “sventata” Opa su Generali di pochi anni fa). Certo è che, al di là delle frasi di circostanza, per Piazzetta Cuccia questa non è stata un’operazione come le altre: anzi se proprio di rapporti personali si vuole parlare, nel mondo della finanza si parla di rapporti ormai di un’eccelente intesa fra Nagel e Messina. Che è stato certamente astuto a ingaggiarli come advisor anche per garantirsi  quel successo che non ci fu su Generali, nel 2017, tentativo di acquisizione che venne azzoppato in partenza con un leak, che suscitò la reazione difensiva  di Generali.

Comunque sia andata, Mediobanca si è ritagliata una rinnovata centralità non più in contrapposizione al mondo Intesa Sanpaolo ma in alleanza, il che potrà tornare utile quando e se Mediobanca o Generali saranno sotto attacco. Avere un alleato come Messina consente a Nagel più serenità nei rapporti con i suoi azionisti.

Così, l’operazione è stata presentata cotta e mangiata, definitiva a tavolino offrendo preventivamente una soluzione alle problematiche tipiche delle aggregazioni potenzialmente dominanti: un pezzo a Unipol, un altro a Bper, di cui Unipol è prima azionista. Chi meglio di Nagel, a cui Cimbri deve l’esistenza dell’attuale UnipolSai, poteva assicurare questo risultato?

I dolori di Bper e i dubbi di sistema

Sul mercato non sono mancate voci di chi segnala che l’operazione in realtà sarebbe molto meno aggressiva di quel che possa sembrare: nel senso che, sollecitata da Mediobanca, Intesa si è mossa in realtà per sbarrare la strada a pretendenti stranieri (Bnp Paribas, ipotizzano i ben informati). Una mossa per difendere(si), anche se nello stesso tempo un po’ obbligata visto la strada verso l’estero per ora è complessa.

La reazione della Borsa che ha premiato preda e predatore lascia pensare che l’operazione sia ritenuta a basso rischio di esecuzione: Intesa è ormai come piattaforma integrata di servizi, capace di integrare facilmente ogni nuovo entrante nel perimetro del gruppo.

L’operazione crea valore sicuramente per intesa Sanpaolo , per i soci Ubi, per Unipol e per Mediobanca. Quanto a Bper è lecito nutrire dubbi: si capisce qui che l’opportunità non è stata cercata ma praticamente calata dall’alto: l’ex Popolare se  l’è trovata già servita e l’a.d. Vandelli non ha potuto che assentire a quanto Unipol, che è primo azionista di riferimento dell’istituto modenese, aveva definito con Piazzetta Cuccia, e mettere la faccia su un aumento di capitale da 1 miliardo. Come la pensi il mercato lo si può vedere dall’andamento del titolo in borsa, anche se un giudizio definitivo dipenderà da se e quanto valore Boer riuscirà ad estrarre dagli sportelli e dalla base clienti acquisiti.

Vista a livello di sistema, però, qualche dubbio sorge: comprando Ubi, Intesa Sanpaolo diventa indubbiamente il leader incontrastato sul mercato . Per chiunque sarà davvero difficile insidiarne le posizioni. Ma se è vera la Rule of Three, proposta anni fa da BCG, per cui in ogni industria matura c’è spazio solo per 2-3 operatori significativi (gli altri sono costretti a ritagliarsi delle nicchie), e considerato che l’Unicredit di Mustier guarda più all’estero che in Italia,  allora Intesa-Ubi rende davvero complicata la formazione di un competitor italiano, che poteva essere costruito attorno alla stessa Ubi, e di un terzo attorno al Banco Bpm. Per non parlare del destino di Siena: per aggiudicarsi MPS è infatti in corso un palio a cui, alle condizioni date, nessuno sembra volete partecipare”

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