Finanza
Intesa Sanpaolo chiude il semestre con 4,2 miliardi di utili e punta oltre i 7
Intesa Sanpaolo chiude il primo semestre del 2023 con un utile netto pari a 4,222 miliardi di euro, in aumento dell’80 per cento rispetto ai 2,35 miliardi dei primi sei mesi dello scorso anno. Il risultato della gestione operativa è salito del 28,5 per cento, passando da 5,59 miliardi a 7,19 miliardi di euro. Il cost/income ratio nel primo semestre 2023 è stato pari al 42 per cento.
I proventi operativi netti sono stati pari a 12,4 miliardi di euro, in aumento del 15,3 per cento rispetto ai 10,76 miliardi del primo semestre del 2022, in seguito al forte incremento degli interessi netti (+68,9 per cento a 6,84 miliardi). Soltanto nel secondo trimestre IntesaSanpaolo ha registrato un utile netto di 2,27 miliardi di euro, mentre i proventi operativi netti sono aumentati a 6,43 miliardi di euro.
«I primi sei mesi del 2023 – commenta il ceo Carlo Messina – sono stati particolarmente positivi per Intesa Sanpaolo: abbiamo confermato la capacità di generare una redditività significativa e sostenibile con rilevante beneficio di tutti gli stakeholders; al contempo abbiamo lanciato isybank e Fideuram Direct, due iniziative qualificanti del nostro Piano d’Impresa che ci pongono all’avanguardia, in termini di offerta interamente digitale alla nostra clientela. Tutto ciò confermando la centralità del programma promosso dalla banca a favore della riduzione delle disuguaglianze nel Paese. Il modello di business unico sviluppato negli anni dalla nostra banca – con una tradizionale forza nel settore commerciale, un posizionamento di rilievo nel Wealth Management & Protection e un’infrastruttura digitale tecnologicamente avanzata – ci consente di trarre benefici dal contesto attuale e, allo stesso tempo, garantirà resilienza e redditività nei futuri scenari di lungo termine».
La banca è solida, poiché a fine giugno 2023 il Common Equity Tier 1 ratio a regime (calcolato deducendo dal capitale 3 miliardi di euro di dividendi maturati nel primo semestre) è risultato pari al 13,7 per cento, senza considerare circa 120 centesimi di punto di beneficio derivante dall’assorbimento delle imposte differite attive (DTA), di cui circa 30 nell’orizzonte compreso tra il terzo trimestre 2023 e il 2025.
Lo stock di crediti deteriorati a fine giugno 2023, rispetto a fine dicembre 2022, è diminuito del 3,6 per cento al netto delle rettifiche di valore e del 2,5 per cento al lordo. L’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi è pari all’ 1,2 per cento al netto delle rettifiche di valore e al 2,3 per cento al lordo. Considerando la metodologia adottata dall’EBA, l’incidenza dei crediti deteriorati è pari all’ 1 per cento al netto delle rettifiche di valore e all’ 1,9 per cento al lordo. Il livello di copertura specifica dei crediti deteriorati ammonta al 49 per cento a fine giugno 2023, con una copertura specifica della componente costituita dalle sofferenze al 68,2 per cento.
Il gruppo prevede un significativo aumento del risultato della gestione operativa, derivante da una crescita dei ricavi trainati dagli interessi netti (interessi netti nel 2023 attesi pari a oltre 13,5 miliardi di euro) e da un continuo focus sul cost management, e un forte calo delle rettifiche di valore nette su crediti, con una conseguente crescita dell’utile netto a oltre 7 miliardi di euro. L’utile netto per il 2024 e il 2025, confermato il Piano d’Impresa, si prevede superiore a quello del 2023. La banca distribuirà agli azionisti 5,8 miliardi considerati il dividendo di maggio, la seconda tranche del buy back, e l’acconto dividendo di novembre.
«I dividendi maturati – spiega Messina – sono pari a 3 miliardi di euro: di questi circa il 40 per cento è destinato alle famiglie italiane e alle Fondazioni nostre azioniste, portando così un ulteriore forte beneficio ai territori di appartenenza».
Al fine di fronteggiare l’inflazione, il ceo sottolinea che il gruppo nel 2022 ha stanziato un contributo straordinario di 1.000 euro nei confronti delle persone che lavorano in Intesa, esclusi i dirigenti, per un totale di circa 80 milioni. «Quanto al rinnovo del contratto che lega le nostre persone alla Banca, previsto a partire dal prossimo anno, abbiamo dato immediata disponibilità all’aumento richiesto dai sindacati e dalle persone della banca. In una fase caratterizzata da un incremento significativo della nostra redditività, e considerato l’aumento del costo della vita, riteniamo necessario un intervento in grado di fare la differenza».
Per le stesse ragioni, si legge nella nota, sono stati stanziati trenta miliardi di euro a favore di imprese e famiglie, dando la possibilità di sospendere o rimodulare mutui e prestiti, concedendo erogazioni a tassi agevolati e permettendo rateizzazioni a tasso zero.
La banca ha puntato moltissimo sulla trasformazione tecnologica. «Abbiamo già effettuato robusti investimenti – pari a 1,8 miliardi – nella nuova piattaforma tecnologica nativa cloud (isytech), dove oltre 1.200 specialisti IT già assunti stanno portando il loro contributo di professionalità avanzate. Questa infrastruttura è l’elemento qualificante di isybank, la banca digitale del gruppo recentemente lanciata con l’obiettivo di 5 milioni di clienti in Italia entro il 2025. Nostra intenzione è estendere progressivamente nuove offerte interamente digitali a livello internazionale, a partire dai paesi dove siamo già presenti con la Divisione International Subsidiary Banks. Di recente abbiamo inoltre completato con successo il lancio di Fideuram Direct, la piattaforma di Wealth Management digitale per il Private Banking, con l’obiettivo di circa 150.000 clienti nel 2025. La forte spinta tecnologica comporterà un apporto aggiuntivo al risultato corrente lordo 2025 pari a circa 500 milioni di euro, non previsti nel Piano di Impresa 2022-2025», conclude Messina.
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