Finanza

Intesa Sanpaolo chiude il primo semestre 2021 con un utile in crescita del 17,8%

4 Agosto 2021

Intesa Sanpaolo chiude il primo semestre del 2021 con un utile pari a 3 miliardi di euro, in crescita del 17,8 percento rispetto ai 2.566 milioni dello stesso periodo del 2020. Il dato del semestre completa quello del secondo trimestre 2021, che ha visto Intesa Sanpaolo mettere a segno un +6,5 percento, a 1,5 miliardi di euro.

«I risultati del primo semestre 2021 – si legge nella relazione semestrale diffusa dalla banca – confermano la capacità di Intesa Sanpaolo di affrontare efficacemente la complessità del contesto conseguente all’epidemia da COVID-19 e sono pienamente in linea con il conseguimento di 4 miliardi di euro di utile netto minimo per l’anno».

Nel dettaglio, il risultato corrente lordo è in aumento dell’1,6 percento rispetto al primo semestre 2020 con la gestione operativa in crescita del 5,9 percento rispetto al primo semestre 2020. I proventi operativi netti crescono dell’ 1,7 percento rispetto al primo semestre 2020 e le commissioni nette sono salite del 13,2 percento. I costi operativi mostrano invece una diminuzione del 2,3 percento. Il cost/income è pari al 49,2 percento nel primo semestre 2021, tra i migliori nell’ambito delle maggiori banche europee.

Il miglioramento della qualità del credito è testimoniato dalla riduzione dei crediti deteriorati, al lordo delle rettifiche di valore, di circa 46 miliardi dal picco di settembre 2015 e di circa 33 miliardi dal dicembre 2017 superando in anticipo, per circa 7 miliardi, l’obiettivo di riduzione pari a circa 26 miliardi previsto per l’intero quadriennio del piano di impresa 2018-2021. Lo stock di crediti deteriorati scende a giugno 2021 del 7,6 percento al lordo delle rettifiche di valore e del 9,6 percento al netto rispetto a dicembre 2020, mentre l’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi a giugno 2021 è stata pari al 4,1 percento al lordo delle rettifiche di valore e al 2,1 percento al netto (secondo la metodologia EBA rispettivamente al 3,1 percento ed all’ 1,6 percento).

Il Consiglio di Amministrazione proporrà all’assemblea la distribuzione cash dalla riserva straordinaria, a valere sui risultati 2020, pari a circa 1,9 miliardi di euro, risultante in un importo unitario di 9,96 centesimi di euro per ciascuna azione, da distribuire dopo il 30 settembre, termine della raccomandazione della BCE in merito alle politiche dei dividendi. Infine, la banca ha definito come acconto cash da distribuire a valere sui risultati del 2021 un ammontare pari a 1,4 miliardi di euro, pari ad un importo unitario di 7,21 centesimi di euro per ciascuna azione, e il cda procederà a deliberarlo il 3 novembre prossimo, in occasione dell’approvazione dei risultati consolidati al 30 settembre 2021, da mettere in pagamento alla prima data utile il 24 novembre 2021 (con stacco cedole il 22 novembre e record date il 23 novembre).

I risultati, secondo la banca, riflettono la redditività sostenibile, che deriva dalla solidità della base patrimoniale e della posizione di liquidità, dal modello di business resiliente e ben diversificato, dalla flessibilità strategica nella gestione dei costi operativi e dalla qualità dell’attivo di Intesa Sanpaolo.

«Per avvicinarci ai livelli di occupazione degli altri grandi Paesi europei dobbiamo puntare sui solidi fondamentali della nostra economia: l’elevata ricchezza delle famiglie italiane, pari a 10.900 miliardi di euro, di cui 4.800 rappresentata da attività finanziarie; le nostre imprese manufatturiere, dotate di bilanci assai più solidi rispetto ai livelli precedenti la crisi del 2008; l’eccellenza del nostro export, in grado di superare, negli ultimi 5 anni, quello tedesco per oltre 8 punti percentuali» ha affermato il consigliere delegato Carlo Messina.

Intesa, in questo periodo economicamente difficile a causa della pandemia, ha confermato il suo supporto all’economia reale, erogando circa 43 miliardi di euro di nuovo credito a medio-lungo termine. Trentasette miliardi sono stati erogati in Italia, di cui circa 31 a famiglie e piccole e medie imprese. Le aziende italiane riportate in bonis da posizioni di credito deteriorato nel primo semestre 2021 sono cinquemila, 128.000 dal 2014, tutelando 25.000 e 640.000 posti di lavoro. Dal gruppo sono stati messi a disposizione oltre 400 miliardi di euro di finanziamenti a medio-lungo termine per imprese e famiglie a supporto del piano di ripresa e resilienza italiano.

«Stiamo preparando il nuovo piano di impresa che presenteremo a febbraio. Sarà un piano a quattro anni. Stiamo lavorando per creare le condizioni per rafforzare la redditività del futuro. Investiremo sul digitale, strumento e non fine, sull’innovazione, sul green, sul sociale ma soprattutto sulle persone, che sono il valore del nostro gruppo. Vogliamo mantenere la banca come vero leader in Europa e un forte motore di investimento sarà il wealth management & protection. Per il 2002 sicuramente 5 miliardi è il livello minimo di utile netto atteso», ha affermato il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, precisando che dopo UBI non ci saranno acquisizioni in Italia e che c’è spazio a sufficienza, tutelando per prima cosa l’occupazione, per tre gruppi bancari. Riferendosi all’operazione UniCredit – Mps, ha commentato che «non troverà nessun ostacolo da parte nostra, soprattutto se tutela l’occupazione».

«Abbiamo un governo guidato da una personalità di prestigio come Mario Draghi e un Presidente della Repubblica come Sergio Mattarella, una combinazione perfetta per la ripartenza e la crescita del nostro Paese. Noi di Intesa Sanpaolo ci siamo, anche in questo delicato momento per il Paese siamo pronti ad essere un punto di riferimento per una crescita sostenibile e inclusiva grazie agli oltre 400 miliardi di prestiti a medio e lungo termine che renderemo disponibili a imprese e famiglie nell’arco temporale del PNRR», ha concluso Messina.

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