Finanza

“La Compliance aziendale è un percorso di diversità e inclusione”

28 Maggio 2021

In campo economico ed organizzativo con il termine compliance normativa (o regulatory compliance, in italiano anche conformità normativa) si intende la conformità a determinate norme, regole o standard. Nelle aziende la compliance normativa indica il rispetto di specifiche disposizioni impartite dal legislatore, da autorità di settore nonché di regolamentazioni interne alle società stesse. In banca, ad esempio, la “funzione di compliance” ha il compito di verificare che le procedure interne siano coerenti con l’obiettivo di prevenire la violazione di leggi e regolamenti e codici di condotta interni. Tutto questo al fine di evitare rischi di incorrere in sanzioni, perdite finanziarie o danni di reputazione in conseguenza di violazioni di norme ma anche al fine di tutelare il cliente.

Il concetto di compliance in azienda, quindi, è associato anche al concetto di onestà ed etica nei comportamenti spesso in relazione a veri e propri codici etici o principi deontologici dei settori di appartenenza. Lavorare nella compliance perciò significa non solo mettere a disposizione dell’azienda il proprio background professionale e tecnico ma anche condividerne i valori, predisporsi a un lavoro di squadra, dinamico, inclusivo, rivolto a trovare soluzioni affinché non si trasformino mai in problemi, abbracciando la diversità. Ne abbiamo parlato con Federica Vicenzotto, Chief Compliance Officer di Intesa Sanpaolo Vita dal 2019.

La dottoressa Vicenzotto nasce nel 1973. Si laurea nel 1998 in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Trieste. Inizia la carriera professionale presso una “Big Four” come revisore in aziende del settore industriale e manifatturiero. Nel 2001 comincia a lavorare nel settore bancario nell’area Finance acquisendo nel tempo diversi ruoli di responsabilità. Dal 2011 si sposta in un primario gruppo assicurativo, dove assume nel tempo responsabilità diverse nell’area Group Audit e Group General Counsel/Group Compliance. Ha frequentato due executive program rispettivamente in INSEAD e IMD.

 

Cosa significa lavorare nella compliance? Quanto è importante per l’azienda?

Il Chief Compliance Officer è un ruolo previsto dalla normativa, che accompagna l’azienda nel disegno dei processi e dei prodotti nell’ottica del rispetto delle regole e della normativa, cioè quelle norme che provengono dall’autorità di vigilanza e quelle di cui l’azienda si dota, per prevenire i rischi cui è esposta. Tutto questo viene fatto nell’ottica di tutelare il cliente. Il ruolo principale della funzione di compliance è garantire il rispetto delle regole per la mitigazione dei rischi, ma è anche il rispetto e la tutela del cliente. Questo è il nostro primo mandato.

In generale, la compliance – intesa come conformità alle norme – deve esserci in tutte le aziende, a prescindere dal fatto che lo imponga un’autorità. Per quanto riguarda Intesa Sanpaolo, è dai vertici che promana in tutto il Gruppo un’impostazione valoriale di rispetto delle regole e di tutela del cliente. Paradossalmente tutto il lavoro che facciamo, anche nella Divisione Insurance, è facilitato da una cultura aziendale dove questi valori sono propri nel dna comune. L’attività è trasversale e il suo valore è la flessibilità, si connettono diversi ambiti e opportunità che vengono da normative diverse. Si tratta di mettere insieme ingredienti differenti per raggiungere l’obiettivo.

Il ruolo che riveste ha un forte specifico tecnico, è in continuità con le mansioni che ha avuto precedentemente o è qualcosa di totalmente altro?

Vengo da un percorso che è sempre stato nel mondo assicurativo. Ho avuto una prima esperienza nel mondo bancario dove mi sono occupata di bilancio, controllo di gestione, segnalazioni di vigilanza… e una primissima esperienza in una società di controllo di revisione, per poi passare al mondo assicurativo, prima in un’importante compagnia assicurativa italiana e poi nel Gruppo Intesa Sanpaolo. Il mio ruolo è tecnico, però è a tutto tondo. Ogni esperienza del mio percorso mi ha arricchita, dandomi una serie di strumenti che nel fare compliance diventano fondamentali per comprendere al meglio i fenomeni aziendali. Ogni volta che parte un’iniziativa aziendale la nostra funzione lavora ex ante, quindi si accompagna al business nel disegnare i processi, sia nel rispetto delle regole che nella tutela dei clienti. Si cresce insieme, non dicendo solo un “si” o un “no”, ma un “come” vanno fatte le cose, insieme.

Qual è la sua esperienza personale sulle tematiche di diversità e di inclusione?

Io sono fortunata, il nostro Gruppo ha una grande attenzione a queste tematiche e non solo nel dichiarato, ma soprattutto nell’agito. Non è poi solo l’essere donna e l’avere figli che ti pone una serie di esigenze specifiche. Il nostro è un contesto attento alla persona. Un ragazzo che abbiamo assunto in piena pandemia, ad esempio, ha avuto un serio problema familiare ma, essendo appena entrato in azienda, non aveva ferie sufficienti per poter assentarsi ad assistere un congiuntomalato ed avrebbe quindi dovuto chiedere un’aspettativa. Il nostro Gruppo ha uno strumento che si chiama “Banca del tempo”, attraverso il quale gli altri colleghi possono donare delle ore di lavoro a chi ne ha bisogno per situazioni personali o familiari. Questa è un’attenzione, un valore che è intangibile, ma fondamentale. Lo abbiamo aiutato e così ha potuto assistere il familiare. L’attenzione alle persone comprende anche queste cose.

Come ha visto invece evolvere il rapporto delle aziende con le questioni di genere?

Lavoro da diversi anni e una delle mie prime esperienze è stata in una banca locale, che al tempo aveva 1200 dipendenti e nessun dirigente donna. Siamo partiti da un contesto in cui le donne erano quelle che prendevano gli appunti, o stavano nel back office delle filiali a sistemare documenti. Ad oggi possiamo dire che c’è stata una rivoluzione sotto tanti punti di vista. Abbiamo fatto abbastanza? Non credo, non è solo un tema di donne, ma di integrazione di tutti i tipi di diversità. Abbiamo avuto bisogno di una legge che ci imponesse delle “quote” per le presenze femminili nei consigli di amministrazione, perché da soli non ci siamo arrivati. Inizialmente la legge mi sembrava quasi oltraggiosa, poi ho capito che è stata ed è uno strumento molto potente per creare un volano positivo, capace di sensibilizzare rispetto alla presenza di genere.

Com’è il suo team di lavoro?

Il mio team rispecchia molto lo spirito della divisione, la metà delle persone sono donne e un terzo è sotto i 35 anni, abbiamo assunto più di un ragazzo durante la pandemia. Ho diverse colleghe nel mio team, ognuna con situazioni personali molto diverse. C’è chi ha un compagno, chi è single e chi ha figli. Sono veramente orgogliosa di lavorare nel Gruppo Intesa Sanpaolo e nella Divisione Insurance.

Il ruolo di Compliance è, in fondo, un percorso di diversità e inclusione e vivo molto da vicino queste tematiche: la compliance è un ruolo diverso rispetto al business ed è fondamentale anche un processo reciprocamente inclusivo. La diversità va capita, accettata e portata all’interno delle proprie istanze. Aggiungo che questo mestiere consente di valorizzare la capacità di imparare. Non è un mestiere che finisce con quello che studi, ma un lavoro che ti insegna a capire il potere del fare domande, ad essere curioso. Se vissuto come lo viviamo nell’ambito del nostro Gruppo è il valore più grande, anche per i giovani che entrano a farne parte.

In che modo si sente di trasmettere valore all’azienda? Quanto lo specifico suo personale per lei è valore per l’intera azienda?

Innanzi tutto, c’è una piattaforma valoriale condivisa; questo crea entusiasmo, energia e sicuramente mi appartiene molto. Spero di dare valore all’azienda abbracciando la complessità che il mio ruolo si porta dietro e che, anziché porre deivincoli, sa creare opportunità. Inoltre, la nostra azione non arriva alla fine dei processi e delle iniziative, ma agisce fin dall’inizio, accompagnando l’azienda, entro i limiti normativi e di governo del rischio, verso quello che è l’obiettivo finale.

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