Finanza

I troppi ‘monstre’ che spaventano Unicredit e il sistema

20 Novembre 2016

Se la notizia pubblicata dal Sole 24 Ore fosse confermata, l’intenzione di Jean Pierre Mustier, neo amministratore delegato di Unicredit, di fare accantonamenti aggiuntivi per ben 8 miliardi sui crediti deteriorati della banca, sarebbe una notiziona. Con un post su questa testata, il “Banchiere Bruno” ha correttamente commentato che le pericolose conseguenze per il rischio di “emulazione necessaria” delle altre banche, che si vedrebbero costrette ad aumentare anche loro gli accantonamenti e quindi il fabbisogno di nuovo capitale.

Viene fatto notare che Mustier, come qualunque altro nuovo amministratore delegato, fa le pulizie in grande per non accollarsi le responsabilità dei suoi predecessori e per fare bella figura nel 2017 con un risultato di esercizio sicuramente migliore di quello del 2016 , che subirà l’impatto del super accantonamento di 8 miliardi di euro.

La relazione tra questo accantonamento monstre e l’aumento di capitale di 13 miliardi – altro monstre – viene affermata da diversi commentatori. Alcuni sostengono che Unicredit, messa in sicurezza sulle sofferenze (ma anche per gli incagli ci sarebbe una cura da cavallo in termini di copertura del rischio di credito che passerebbe dal 30 al 40% ) potrebbe già avere un acquirente francese (come Mustier) pronto a metterci gran parte dei 13 miliardi. Illazioni? Si vedrà.

Quello che non mi pare si sia fatto rilevare è che dei 51,3 miliardi di sofferenze lorde Unicredit ne ha messe in vendita ben 19 e le offerte dei fondi Cerberus, Pimco e Fortress dovrebbero essere sotto esame in questi giorni.

Dopo l’accantonamento monstre di 8 miliardi, le sofferenze nette di Unicredit dovrebbero aggirarsi intorno ai 15,6 miliardi , quindi il 30% circa del valore lordo. Se tanto mi dà tanto, i 19 miliardi in vendita, al netto degli accantonamenti, valgono in bilancio 5,7 miliardi.  Se la cessione fosse un true sale, cioè una vendita vera e propria, i fondi al massimo potrebbero offrire poco più di 2 miliardi. È però probabile che la relativa ulteriore perdita di oltre 3 miliardi (o quella che sarà) non verrà immediatamente evidenziata per la particolare costruzione dell’operazione che, si dice, dovrebbe essere appoggiata su di un veicolo di proprietà di acquirente e venditore. Anche questo lo vedremo più in là.

Certo è che quest’operazione è un altro monstre: quasi 130.000 posizioni per circa 19 miliardi di crediti ceduti. Non mi pare sia mai stata tentata in Italia.  In ogni caso è un’operazione un po’ particolare, anche perché i concorrenti sono in una evidente condizione di asimmetria informativa: Fortress, infatti, è proprietaria di doBank, l’operatore/servicer che gestisce la maggior parte dei crediti in vendita, e quindi ha in mano molte più informazioni di quante ne possano acquisire gli altri due con la più rigorosa ed estesa delle due diligence.

È abbastanza ovvio che Fortress sia in condizione di fare l’offerta più giusta e quindi è quasi certo che vincerà la partita. D’altra parte se perdesse, per doBank, e quindi per Fortress che l’ha comprata due anni fa proprio da Unicredit, sarebbero guai seri perché perderebbe gran parte del portafoglio in gestione. Forse Unicredit punta proprio su questo “stato di necessità” di Fortress per spuntare il miglior prezzo. Il gioco sarebbe duro, ma comprensibile.

Quello che non si capisce è perché gli altri due fondi siano entrati in partita. D’altra parte, se vincesse Cerberus o Pimco, vorrebbe dire che avranno fatto un prezzo maggiore di quello di Fortress che, come detto, ha molti più elementi in mano per fare il prezzo più giusto. E anche questo è difficile da giustificare, ma prima ancora da capire!

Ancora: se il prezzo non fosse appetibile per Unicredit, e quindi il portafoglio non si vendesse, per Mustier sarebbe un primo smacco. Farà di tutto per evitarlo. E forse i tacchini di cui parla il Banchiere Bruno stanno lì a guardare anche per questo.

In ogni caso, in un mercato così poco efficiente come quello delle sofferenze in Italia, quest’operazione è una pietra miliare che condizionerà nel bene o nel male tutte le altre operazioni di questo tipo. Anche quella del Monte dei Paschi. E questo Mustier non può non averlo messo in conto. Insomma quest’operazione è monstre per fin troppi motivi.

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Nella foto in alto, Jean Pierre Mustier, a.d. di Unicredit

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