Finanza

“Le parole di un anziano sul risparmio dell’Italia”

31 Ottobre 2018

Nell’ottobre del 1924 si svolse a Milano, presso la sede della Cariplo, il primo Congresso Internazionale del Risparmio. Oggi la Giornata Mondiale del Risparmio, organizzata da Acri (che oggi riunisce le fondazioni di origine bancaria) è arrivata alla sua 94esima edizione ed è stata celebrata a Roma. Sono intervenuti il presidente di Abi Antonio Patuelli, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che ha messo in guardia dai rischi «gravi di un prolungato rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato» su banche e famiglie, ministro delle Finanze Giovanni Tria, e ovviamente il padrone di casa, Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri e della Fondazione Cariplo.

Dai dati presentati, emerge che gli italiani stanno vivendo una fase di incertezza, dopo la ripresa dell’ultimo triennio. Consapevoli di elementi di miglioramento rispetto al passato sperano in una situazione più positiva per il futuro, anche se in maggioranza ritengono che la crisi non finisce qua. L’80% degli italiani, comunque, ritiene che il risparmio sia utile per lo sviluppo sociale e civile del Paese e che rimanere nell’euro sia la scelta più idonea (il 56% ritiene che sarà un vantaggio, contro il 29% che preferirebbe non avere l’euro in futuro).

Guzzetti ha chiesto di non sacrificare la ricchezza privata del Paese sull’altare del debito pubblico, ma soprattutto ha sottolineato come l’Italia abbia bisogno di comportamenti che tutelino la democrazia e respingano le pressioni del sovranismo.  «Non vi nascondo – ha detto Guzzetti – che ho riflettuto a lungo se avessi dovuto portare a questo nostro incontro questa considerazione. Ma non ho voluto che la mia coscienza desse un giudizio di codardia, se non avessi parlato. È la considerazione di un anziano che ha passato molte stagioni politiche, economiche, sociali a partire dall’immediato dopoguerra, quando giovanissimo mi sono impegnato in politica. In quella fase lo scontro politico era durissimo ma non è mai venuto meno il rispetto dell’avversario. Nella stagione che stiamo vivendo noto che un veleno si sta insinuando nella nostra vita quotidiana e colpisce i gangli più delicati della nostra democrazia. È l’odio che spacca il Paese, come emerge dagli episodi che quotidianamente sono davanti ai nostri occhi e ci allarmano. L’odio non viene dal nulla (…) e certo le responsabilità di chi ha amministrato sin qui, queste responsabilità ci sono. (…) Anziché percorre la strada spesso difficile e impervia del confronto democratico, si preferiscono scorciatoie pericolose. L’avversario non dev’essere un nemico, la diversa opinione non va demonizzata e giudicata nemica per il Paese. La dialettica politica è necessaria per una prospettiva positiva di cambiamento. (…) Questa è la mia considerazione. Ma soprattutto credo che abbiamo bisogno tutti di comportamenti e di atti che fermino questa deriva che rischia di minare alle radici la nostra democrazia».

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Nella foto di copertina, Giuseppe Guzzetti 

 

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