Finanza
Gdf nelle sedi di Banco BPM, chiesti documenti dell’ispezione Bce sui crediti
I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza si sono presentati oggi nelle sedi di Milano e Verona del Banco Bpm, il gruppo bancario nato dalla fusione tra la Banca Popolare di Milano e il Banco Popolare.
Le Fiamme Gialle hanno acquisito documenti ritenuti utili nell’ambito di un’inchiesta coordinata dai pm Roberto Pellicano e Sergio Spadaro sulla fusione tra i due istituti, efficace da inizio 2017, in cui viene ipotizzato il reato di aggiotaggio.
Secondo l’accusa, le banche, pur essendo venute a conoscenza prima della conclusione dell’operazione di fusione di alcuni rilievi mossi dalla Bce sulla copertura finanziaria da parto del Banco in relazione ai crediti deteriorati, avrebbero omesso di avvertire il mercato.
I documenti acquisiti riguardano le comunicazioni tra le due banche e la Bce che aveva condotto un’ispezione nei mesi scorsi presso il Banco Popolare. La Procura ha chiesto, come si legge nel decreto, l’esibizione di «tutti i documenti anche informali, report anche provvisori e preliminari, mail, verbali di riunioni e comunicazioni tra l’Autorità di Vigilanza (Bce), il Banco e la Bpm riguardanti l’ispezione avente ad oggetto i temi di cui ai comunicati stampa del 23 novembre 2016».
Il titolo Banco BPM ha chiuso oggi in Borsa a 2,78 euro per azione, avendo guadagnato oltre il 20% da inizio anno.
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In serata la banca, che ribadisce di aver agito nel rispetto delle legge, ha precisato che l’inchiesta è stata aperta «verso ignoti» e che «la Guardia di Finanza non ha proceduto all’acquisizione di atti preso le sedi di Milano e Verona, ma ha solo notificato la richiesta di esibizione di documenti».
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