Finanza
French Connection (starring Unicredit, Generali, Amundi e SoGen)
Il titolo Unicredit ieri ha avuto una delle migliori performance sul listino (+12,8% che per una banca della capitalizzazione di Unicredit non è poco). Le voci di intervento su MPS e sulle banche in difficoltà hanno spinto ampie ricoperture. Questo balzo notevole è dovuto al fatto che le vendite allo scoperto su Unicredit sono ancora molto elevate, forse le più elevate del listino, a causa di voci interessate che parlano di un aumento di capitale enorme, fatte circolare anche ampiamente sulla stampa.
Meno positiva è la notizia dell’esclusiva concessa da Unicredit ad Amundi, poco notata per l’attenzione riservata all’esito del referendum di ‘ercolino’ Renzi. Il Tesoro era distratto da altri problemi (tutti devono salvaguardare le poltrone in un momento di cambiamento dei ministri) ma chissà come hanno preso la vendita ai francesi di uno dei principali acquirenti di titoli di Stato italiani. Chiedete a Maria Cannata, responsabile del debito pubblico al Tesoro. Dubito che in Francia o in Germania avrebbero mai permesso una cosa del genere.
A parte il Paese, la notizia non felice per Unicredit sta sia nelle cifre indicate dalla stampa (circa 3 miliardi) sia nell’importanza che l’asset management ha per la sostenibilità del piano industriale di una banca che è SIFI (Systemically important financial institution) e che come tale deve disporre di maggiori livelli di capitalizzazione. Le attività non capital intensive sono fondamentali per presentare un piano con ricavi in crescita senza nuova domanda di capitali. Siamo sicuri che sul prezzo Mustier ci stupirà al rialzo (da bravo investment banker è abituato a dare notizie non buone e superarle poi nei fatti).
Meglio sarebbe stato, quindi, realizzare un’operazione Pioneer con Generali che non dispone di un veicolo comparabile nell’asset management, a differenza dei suoi concorrenti Allianz ed AXA. Generali avrebbe potuto contribuire sostanzialmente ad uno sviluppo delle vendite al di fuori dei canali distributivi degli azionisti, vista l’esperienza di successo delle numerose partnership realizzate in giro per il mondo.
Le premesse erano ottime, visti gli stretti rapporti tra Mustier e Donnet. Il primo ha organizzato per il secondo una presentazione alla business community italiana presso l’ambasciata di Francia e, secondo Dagospia, vanno spesso a caccia assieme. Unicredit avrebbe potuto mantenere una partecipazione o rientrare successivamente nel capitale, visti i rapporti tra i due gruppi (Unicredit è il primo azionista di Mediobanca che è a sua volta il primo azionista di Generali). Ci sperava anche il management di Pioneer che avrebbe potuto avere un ruolo importante. Invece Generali inspiegabilmente si è fermata.
E qui cominciano le stranezze. L’azionista di Generali, Mediobanca (partecipato da Unicredit), fa da advisor ad Amundi.
Secondo la stampa, la cordata di Poste è stata esclusa dall’offerta su Pioneer a causa della richiesta di un contratto distributivo troppo lungo. Si dice 5 anni, che non sono un’anomalia in questo tipo di deal, anzi. Chiedere ai fondi interessati a rilevare Arca che chiedevano 10-20 anni. Nessuno offre miliardi di euro per una società le cui masse dipendono da un distributore, senza una garanzia sulla permanenza di quelle masse. Altra stranezza.
Solo chi non teme per il contratto distributivo può fare un’offerta del genere. Forse i francesi possono farlo perché Mustier ha chiesto agli azionisti delega a vendere Unicredit in cambio di un minore aumento di capitale? I francesi si sentirebbero tranquilli sulle masse anche senza contratto? Non stiamo pensando necessariamente a un’operazione con Crédit Agricole, azionista di Amundi, ma magari a Société Générale che ha contribuito a creare Amundi e ne distribuisce i prodotti.
Questo massimizza il prezzo per gli azionisti Unicredit? O l’appetibilità strategica di Unicredit per una cessione ai francesi? Mediobanca ha una grande simpatia per i francesi, avendo chiamato il finanziere francese Vincente Bolloré tra i suoi principali azionisti per salvarsi da una scalata strisciante. Non sarei stupito se vedessero bene un’aggregazione tra Generali e AXA (sperando di guadagnare tempo, ma poi i francesi li liquiderebbero). Conquistata Unicredit nessuno potrebbe opporsi.
A stranezze si aggiungono, poi, le coincidenze. Per esempio, nel consiglio di amministrazione di Amundi compare la signora Helene Molinari. È la moglie di Donnet o è un caso di omonimia? Mi sono allora ricordato di quando Société Générale è spuntata tra i soci di Generali con una partecipazione rilevante. Per conto terzi, hanno spiegato. Ma allora forse non sono tutte coincidenze.
La frequenza degli eventi potrebbe essere aiutata dalla maxi cessione di sofferenze voluta da Mustier, si dice a prezzi simili a quelli che causarono il crollo delle banche italiane un anno fa, quando furono “salvate” Etruria e le altre. Solo che stavolta viene messa in campo – e per quantità enormi (20 miliardi) – da una banca con la visibilità internazionale di Unicredit. Scommetto che stavolta Mustier non supererà le aspettative sui prezzi di cessione. E ciò avrebbe un effetto distruttivo per tutto il sistema bancario italiano, azzerando peraltro gli sforzi del Fondo Atlante. Welcome to the French Connection.
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