Finanza
Bpm-Banco, la fusione è stata approvata
Il Banco BPM, il gruppo bancario che nascerà dall’aggregazione fra il Banco Popolare e la BPM, ha ottenuto il via libera dei soci dalle assemblee societarie delle due banche. I soci della Bpm riuniti alla Fiera di Milano Rho, dove erano presenti in proprio e per delega 10.198 voti, ha approvato la fusione con il Banco e la trasformazione in società per azioni dell’istituto: 7.314 voti favorevoli, 2.731 contrari, 142 astenuti, 11 non votanti). La delibera ha quindi ottenuto un numero di voti superiore al quorum deliberativo (maggioranza di due terzi dei presenti). Poche ore prima l’operazione era passata anche a Verona, dove i soci del Banco Popolare hanno espresso un voto favorevole con percentuali bulgare: il 99,5% dei presenti in assemblea (oltre 23.600 voti) ha detto sì.
L’operazione consentirà la creazione del terzo gruppo bancario italiano, dopo Intesa Sanpaolo e Unicredit: avrà attività totale per oltre 171 miliardi di euro, 120 miliardi di prestiti alla clientela, 2.467 sportelli, 4 milioni di clienti, circa 25mila dipendenti. I vertici delle due banche coinvolte e i sindacati bancari che avevano appoggiato l’operazione hanno espresso soddisfazione. «Con la fusione sicuramente la storia è più sexy anche per gli investitori locali. Quest’operazione di integrazione è stata la più difficile che mi sia capitato di affrontare. Quando la taglia aumenta le difficoltà aumentano in modo proporzionale. Anche alla luce dello scenario negativo che interessa le banche eventualità in cui la propensione a mettersi insieme diminuisce, e nessuno è disposto a condividere difficoltà e prospettive», ha detto il presidente di Banco Popolare Carlo Fratta Pasini, al termine dell’assemblea straordinaria a Verona.
Prima del voto, il presidente del consiglio di sorveglianza della BPM, l’economista Nicola Rossi, aveva invitato i soci presenti in assemblea a valutare «con attenzione» i potenziali rischi legati alla fusione con il Banco Popolare: «Raccomando un’accurata considerazione dei fattori di rischio e di incertezza, così come riportati nel prospetto informativo, che possono condizionare fortemente i lavori della nuova capogruppo, relativi sia alla fusione che al soggetto aggregante».
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