Finanza
Ben capitalizzate, altamente redditizie e avverse al rischio. Qual è il futuro delle banche italiane?
La possibile operazione Unicredit-Banco BPM è l’occasione per una riflessione sulle banche italiane, oggi altamente redditizie, ben capitalizzate e prudenti. Forse troppo, per le esigenze di un’economia in difficoltà come quella italiana
Coincidenza vuole che, proprio mentre UniCredit lancia un’offerta per Banco BPM, stavo analizzando lo stato di salute dei bilanci delle banche italiane, che sono oggi solide e redditizie. A vent’anni dal mio primo articolo in cui lamentavo le pessime condizioni di una banca italiana, mi trovo ora a pensare che potrebbero essere persino troppo prudenti. Dall’analisi emerge infatti un quadro di eccezionale redditività e solidità patrimoniale.
La redditività è eccezionale sia perché sproporzionata, sia perché potrebbe non ripetersi se i tassi d’interesse torneranno a scendere con la diminuzione dell’inflazione:
Utile netto (mld €) | 2024 (stima) | 2022 | Margine di interesse, ultimi 9 mesi 2024 (mld €) | Margine di interesse, 2022 (mld €) |
---|---|---|---|---|
BAMI | 1,5 | 0,7 | 3,6 | 2,4 |
BPER | 1,3 | 0,4 | 3,4 | 1,8 |
ISP | 8,5 | 4,4 | 19,0 | 12,5 |
MPS | 1,2 | -0,2 | 2,4 | 1,6 |
UCG | 10 | 6,5 | 15,0 | 11,1 |
Quest’anno, l’utile netto delle banche è previsto circa il doppio rispetto a due anni fa, grazie all’aumento dei margini di interesse dovuto alla politica della BCE. Anche i costi sono generalmente diminuiti o rimasti stabili grazie alla razionalizzazione delle filiali e alla digitalizzazione dei servizi.
I bilanci solidi hanno ulteriormente rafforzato questa redditività, come dimostrano i dati sui crediti deteriorati (NPE), drasticamente ridotti rispetto al 2015:
Costo del rischio | 9 mesi 2024 | 2015 | NPE netto % | 9 mesi 2024 | 2015 |
---|---|---|---|---|---|
BAMI | 0,40% | 0,94% | 1,70% | 17,66% | |
BPER | 0,39% | 1,62% | 1,30% | 14,54% | |
ISP | 0,25% | 0,94% | 1,10% | 4,30% | |
MPS | 0,52% | 1,79% | 2,40% | 21,70% | |
UCG | 0,15% | 0,86% | 1,40% | 8,20% |
Negli ultimi dieci anni, le banche italiane hanno ridotto i crediti deteriorati a livelli quasi trascurabili. Questo miglioramento ha portato a un calo del 60-80% degli accantonamenti per coprire i crediti deteriorati rispetto al 2015.
Anche i rapporti prestiti-depositi (L/D) sono calati, segnalando maggiore prudenza nelle erogazioni di credito:
L/D | 9 mesi 2024 | 2015 | Prestiti a/a |
---|---|---|---|
BAMI | 83% | 104% | -6,00% |
BPER | 87% | 94% | 2,54% |
ISP | 76% | 96% | -2,90% |
MPS | 93% | 93% | -1,70% |
UCG | 87% | 105% | -1,30% |
Inoltre, i livelli di CET1 (Core Tier 1 ratio) hanno raggiunto valori eccezionalmente alti:
CET1 ratio | 9 mesi 2024 | 2015 |
---|---|---|
BAMI | 15,50% | 12,40% |
BPER | 15,80% | 11,20% |
ISP | 15,20% | 13,10% |
MPS | 18,30% | 12,00% |
UCG | 16,10% | 10,90% |
Tutte le banche mostrano un miglioramento sostanziale, nonostante stiano ora pagando dividendi e spesso riacquistando le proprie azioni.
La vera domanda che emerge da tutto questo è: le banche stanno diventando troppo avverse al rischio? I prestiti stanno generalmente diminuendo, il che è comprensibile quando i tassi di interesse passano da valori negativi al 4% in poco più di un anno, ma c’è il rischio che le banche stiano rallentando la crescita economica non finanziando progetti altrimenti validi. È difficile capire se siano i clienti a diventare più prudenti a causa dei tassi elevati o se siano le banche, preoccupate per un possibile peggioramento del ciclo economico, a temere di trovarsi con una nuova massa di crediti deteriorati, come accaduto durante la crisi economica del 2008-2014.
Se penso all’ultima volta in cui le banche italiane generavano grandi profitti, nel 2007, le mie preoccupazioni erano completamente diverse. All’epoca, i rapporti Tier 1 erano generalmente inferiori al 10% e i prestiti erano in crescita. Le banche erano eccessivamente indebitate e avevano concesso prestiti in modo imprudente, il che portò all’esplosione dei crediti deteriorati, alla necessità di nuove iniezioni di capitale e all’introduzione di standard creditizi più rigidi. La mia preoccupazione principale, osservando i profitti attuali, il calo dei prestiti rispetto ai depositi e i livelli elevati del rapporto Core Tier 1, è che ora le banche siano diventate troppo conservative.
Banche solide e redditizie. È ora di allentare gli standard creditizi
Investire nel futuro dovrebbe essere una priorità per tutti. Ritengo che le banche dovrebbero probabilmente allentare i loro standard creditizi il prossimo anno, il che potrebbe anche servire come un buon buffer anticiclico, nel caso in cui il governo fosse costretto a ridurre la spesa o le esportazioni calassero a causa della debolezza in Germania, Cina e Stati Uniti. Ridurre il rapporto CET1 di un punto percentuale consentirebbe una crescita dei prestiti del 6-7%, pari a circa 60-70 miliardi di euro per l’intero settore. Investimenti interni in macchinari, efficienza generale e soprattutto efficienza energetica (qualsiasi intervento che possa mantenere il PUN costantemente sotto i 100 €/MWh, altrimenti un notevole handicap per l’industria italiana) sembrerebbero un modo efficace per mantenere l’economia in movimento, in linea con l’obiettivo generale di migliorare il paese.
Inoltre, vedrei spazio per una politica più aggressiva in ambito di venture capital e private equity, dove le banche potrebbero utilizzare i loro bilanci in collaborazione con la Cassa Depositi e Prestiti, ad esempio, attraverso fondi di venture capital che potrebbero anche servire per sostenere la crescita della prossima generazione di imprese. Vedo molti laboratori per startup, ma, per fare un esempio, se l’idea di UniCredit per supportare le startup di nuova generazione è quella di dare a 50 di esse 10.000 euro ciascuna, come nel caso di Apertura_Call_2025 – UniCredit, portate quel numero a 1 milione di euro ciascuna e vi prenderò sul serio. Fate in modo che si tratti di un investimento in equity, e potrebbe persino ripagarsi da solo. Inoltre, così facendo, le imprese potrebbero avviarsi molto più rapidamente. E tutto quel denaro tornerebbe nell’economia abbastanza rapidamente sotto forma di investimenti e salari, quindi posso accettare di “sprecare” potenzialmente lo 0,5% degli utili di quest’anno.
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