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Su Guardiola la Juve ha fatto +30% in borsa: possiamo chiedere il Var?
Ci sono due coppie di mondi paralleli in questa storia. Due mondi diversi, distinti e distanti, che però si parlano. Anzi che si marcano stretto, come nel calcio all’italiana del secolo scorso.
La prima coppia è composta dalla Juventus intesa come squadra di calcio, coi suoi tifosi, il suo fuoriclasse Cristiano Ronaldo, l’ossessione per la Champions League che manca da 23 anni, l’attesa estenuante per il nome del nuovo allenatore. La più forte (per distacco) squadra di calcio italiana dell’ultimo decennio. È un mese che aspetta di conoscere il nome del nuovo condottiero, dopo gli anni dei trionfi di Max Allegri.
L’altro polo della coppia è la Juventus intesa, invece, come società quotata a Piazza Affari. Tra le poche società italiane che hanno fatto il passo, la Juve è l’unica ad avere lo stadio di proprietà, e l’unica – in generale – ad avere mostrato la solidità che serve per stare nel mondo del capitalismo che conta. Niente cambi di proprietà vorticosi e oscuri. Niente confusioni ai vertici. Investimenti sontuosi (CR7), ma sempre dando l’impressione – quanto solida, lo dice sempre il tempo – di essere in controllo.
La seconda coppia del nostro gioco, invece, è composta dall’informazione ufficiale, da un lato, e da quella veicolata da singoli (più o meno noti e riconoscibili) attraverso i propri canali sui social network. La prima dice sostanzialmente all’unisono, da settimane, che il prossimo allenatore sarà Maurizio Sarri, uscito a testa alta dalla prima (e unica, parrebbe) stagione da coach all’estero. Ultima e autorevolissima conferma arriva pochi giorni fa addirittura dal Guardian, vera e propria bibbia del buon giornalismo. Ma la seconda fonte di informazione ha insistito e persistito, sostanzialmente fino ad oggi: il prossimo allenatore della Juve sarà Pep Guardiola. A dare la stura a questa suggestione, ipotesi, o legittimo e comprensibile sogno per i tifosi juventini, è stata in realtà una fonte giornalistica tradizionale: l’Agi che, il 23 maggio, annuncia per fatto l’accordo con Pep, cioè il più importante rivoluzionario del calcio nell’epoca post-sacchiana. Non solo un grande allenatore, ma anche un enorme “personal brand” globale. Un CR7 della panchina sicuramente capace di portare investitori, sponsor, merchandising, oltre all’agognata coppa dalle grandi orecchie.
È qui che la nostra doppia coppia di partenza si incontra, si fonde, quasi realizza uno scambio. Perché dal momento in cui l’Agi annuncia il contatto – ma dovremmo dire: il contratto – il titolo si impenna. A dire il vero, studiando un po’ meglio i volumi delle compravendite, gli scambi e il valore dell’azione Juventus si alzano sensibilmente subito prima. Arrivano smentite blande e no comment di ordinanza, arriva perfino il sito del Manchester City col video di Guardiola appena la settimana scorsa. Ma niente placa le voci di sedicenti informatissimi e di speranzosi tifosi che continuano a dire che Pep è cosa fatta. E mentre i giornali continuano a coltivare la pista Sarri, ad arricchirla di dettagli, la contro informazione dice che no, e aggiunge “prove” (la moglie di Guardiola avrebbe preso una Maserati in leasing, per dirne una) e a soffiare sul fuoco. Qualche account, anonimo e in lingua inglese, dettaglia la trattativa con precisione scientifica, con aria asettica, quasi reportistica. Risponde alle domande di altri utenti su Twitter con precisione e sicumera.
Ovviamente nessuno conosce il tasso di coscienza e di malizia di nessuno degli attori in campo. E la buona fede si sa, è sempre certa fino a prova contraria. Quel che è altrettanto certo, tuttavia, è che a partire da un mese fa quando quotava 1,26 euro, l’azione Juve arriva il 7 giugno vicina suo massimo storico (fatto registrare ad Aprile con una punta fugace a 1,72 prima di piombare a 1,2) segnando 1,62. Circa il 30% di guadagno in meno di un mese. Sarà stata vera gloria, quella di Guardiola? Di sicuro è stata vera gloria per chi ha saputo cogliere l’onda di mercato e guadagnare tanti soldi. Altrettanto sicuramente, se qualcuno ha enfatizzato o addirittura inventato una trattativa per guadagnarci ha commesso un reato. Di contro, se Guardiola arrivasse la vittoria del mercato sarebbe uguale e contraria alla sconfitta dell’informazione ufficiale. Epocali, l’una e l’altra.
La Consob – si dice – vigila sul caso. Ha acceso il “faro”, come dicono da millenni gli stessi giornaloni che danno Sarri per fatto. Se fossimo sul campo da calcio ci chiederemmo: ma era rigore o no? E però – almeno lì – potremmo dire: “c’è il VAR apposta!”
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