Bollette
Decreto rilancio e bollette
Il virus fa scoppiare il bubbone degli oneri di sistema delle bollette, che da anni tutti i governi dicono di voler sistemare.
L’emergenza COVID sarebbe stata un’ottima opportunità per farlo e invece non succederà nulla.
Il problema degli oneri di sistema – quindici miliardi scaricati ogni anno sulle bollette – si trascina da ormai dieci anni, da quando cioè le bollette pagano gli incentivi alla produzione di energia rinnovabile, parte dominante degli oneri.
Meglio sarebbe stato come hanno fatto in Spagna, dove gli incentivi sono a carico della fiscalità generale, ma il consumatore italiano, che non sa neppure quanto consumate un ottimo pagatore.
Ormai, come per il litro di benzina, anche per il kWh, la “materia prima” rappresenta una minima parte rispetto al totale della bolletta, e così paga di più chi consuma meno, contro qualsiasi criterio di risparmio energetico.
Ce ne accorgiamo, per esempio, quando verifichiamo la bolletta della seconda casa dove, in assenza di consumo, paghiamo trenta euro al mese; e quando invece consumiamo, la differenza é minima. Ma la situazione è la stessa anche per la prima dove pagano di più gli utenti più poveri.
L’art. 30 del “decreto rilancio” non riguarda le utenze domestiche e mira ad aiutare le PMI che, per più di due mesi, hanno dovuto fermare l’attività. Sono gli esercizi commerciali, con poche decine di kW installati, e le PMI con una potenza installata di centinaia di kW.
Per come è stato redatto, e non è chiaro a quali fonti il MISE si sia appellato per farlo, a meno di emendamenti in itinere, il decreto non centrerà l’obbiettivo: l’entità degli aiuti – 600 milioni – è minima, rispetto ai 15 miliardi e la tempistica dell’erogazione – due rate la prima a settembre e l’altra a Natale – fanno capire che il problema non è stato appena sfiorato.
Non è chiaro in base a quale criterio siano stati stabiliti i 600 milioni, che, va ricordato, è la stessa cifra “rubata” ai consumatori l’anno scorso per aiutare Alitalia.
Se l’articolo del decreto resterà tale, una PMI, chiusa per il COVID, ha già ricevuto le bollette di marzo e di aprile, e si appresta a ricevere quella di maggio; tutte e tre le bollette risulteranno invariate rispetto a quelle dei mesi precedenti, se non in alcuni casi lievemente aumentate; e questo perché le componenti fisse degli oneri di sistema, relativi alla quota potenza restano invariate.
Il decreto infatti riguarderà gli oneri relativi alla sola quota consumo. Cioè solo consumando, e solo dopo tre o quattro mesi, la PMI potrà ricevere gli aiuti promessi, se saranno ancora disponibili, e dovrà, non si sa come e quando, anche restituirli.
Un’altra categoria, drammaticamente colpita da questa situazione, è quella dei fornitori che hanno già anticipato ai distributori oltre agli oneri di sistema, le spese di trasporto e distribuzione anche se, appunto, non è stato trasportato, né distribuito nulla.
Cosa farà quindi la PMI che riceve una bolletta per non aver prodotto né consumato nulla? Sembra molto difficile pensare che possa pagarla e infatti la morosità è più che triplicata rispetto al periodo pre COVID.
www.edoardobeltrame.com
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