Il Salone del libro di Torino e l’hashtag #cosìfantutti
Dalla vicenda del Salone Internazionale del libro di Torino, prima manifestazione Italiana per importanza nel campo dell’editoria, si evincono parecchie cose; la prima è che quanto sta accadendo altro non è che la rappresentazione plastica dell’adagio tutto torinese ‘Noi inventiamo le cose ma poi ce le portano via’. E’ un adagio cui ci si appella ogni qual volta che l’inadeguatezza di una certa classe dirigente non può essere svelata. Sembra sia colpa di qualcun altro, ci si rifugia in teorie complottiste che quasi sempre vedono come suprema cospiratrice Milano, si scuote la testa e si impreca contro il destino cinico e baro.
Tutto tanto ma tanto facile.
In questi giorni la polemica sul Salone ha raggiunto livelli di guardia, e ne scrivo proprio perché inizio a sentire in alcuni luoghi strategici [dal barbiere, nel bar dove sono solito fare colazione, sul tram..] la litania di cui sopra. “Ehh, va sempre a finire così: vedrai che il Salone ce lo scippa Milano.
Pare sfugga il fatto che proseguendo su questa strada non ci sarà più nulla da scippare.
Ernesto Ferrero, Direttore del Salone, è stato ascoltato in Procura sulla questione dei dati gonfiati sugli ingressi, e questo ha detto:
«In effetti lo ammetto, quest’anno l’abbellimento storico sui numeri del Salone è stato esagerato, ma si è sempre fatto così, e in tutte le manifestazioni culturali è prassi, non c’è nessuno scandalo né un nesso tra i biglietti venduti e i finanziamenti pubblici che riceve la Fondazione»
Sta tutto in una frase, come potete notare:
- Ammissione
- Abbellimento ‘storico’
- Si è sempre fatto così
- Lo fanno tutti
- Negazione dello scandalo
E’ chiaro che non entro nel merito dell’indagine, ma entro eccome nel merito dell’opportunità di tali dichiarazioni. Ma come ‘abbellimento storico’? Come sarebbe ‘Lo fanno tutti’? Soprattutto: è vero che lo fanno tutti? E perchè, tra l’altro? Sì, i soldi, certo..Ma se si tratta di soldi non penso che gli sponsor siano tanto contenti di sentire certe argomentazioni, sbaglio?
Ora, lasciando alla magistratura quello che è della magistratura, mi interessa fare notare che Milano e le sue storiche e perenni trame occulte volte all’assorbimento di Torino qui non c’entrano proprio niente.
Entra invece in campo quella lagnosa tiritera del ‘Così fan tutti, che volete da me?’; sta a noi Torinesi non limitarci a alzare il sopracciglio. Sta a noi non credere a questa bolsa commedia recitata sempre dagli stessi attori, così come sta a noi smetterla di pensare che un ‘like’ possa bastare a scuotere un po’ di coscienze.
Quanti ingressi ha fatto il Salone? No, aspetta, non mi dite che quello è un dato inutile perché gli editori son contenti di avere venduto il tot% in più dello scorso anno e blablabla. Ho chiesto un’altra cosa: quanti-ingressi-ha-fatto-il-Salone? E nel caso: perché i numeri sono stati gonfiati? Così fan tutti? Allora iniziate a smettere voi e vedrete che smetteranno anche gli altri.
Non pecco di ingenuità, credo solo che nascondersi dietro un dito porti dritti dritto verso quello che nessuno vuole, ovvero il declino di un Salone che è un fiore all’occhiello di Torino e, permettetemi, del Paese intero.
Meglio aprire le finestre per fare entrare aria nuova, mettere mano ai conti in modo serio e responsabile, parlare di numeri reali e ripartire da chi il Salone lo alimenta da sempre: noi lettori.
Un commento
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Personalmente so solo che non andrò mai più a nessun Salone, Expo (non sono sandata), Mostra, Fiera, Festival, … : eventi mediatici, bolgia infernale. “Mai più” è espressione grossa: parteciperò a manifestazioni del genere solamente se individuerò percorsi specificamente interessanti per me e solo nel caso riusltassero effettivamente praticabili, attraverso un qualsiasi meccanismo di prenotazione.