Parlamento
Un’alleanza mediterranea per la crescita europea. Facciamola adesso
In queste ore si stanno pubblicando tantissime analisi, riflessioni, articoli su quanto successo nelle ultime ore. Sulla Grecia, sulla Germania, sulla grande sconfitta dell’Europa e sulla necessità di riformare il concetto di Unione su nuove basi dopo questa grande stagione che non accenna minimamente a finire. Non voglio annoiarvi con l’ennesima, minima, variazione sul tema, ma essere subito propositivo. Del resto, siedo nel Parlamento Europeo e il mio lavoro è fare politica. Inoltre, siamo tutti d’accordo sulla condotta inqualificabile della Germania – tutta – e sulla mancata occasione di Matteo Renzi, che ha perso un treno fondamentale per diventare un leader di statura europea. Non è riuscito a porsi alla testa di una “coalizione mediterranea” capace di opporsi alle politiche di austerità (anche dal punto di vista politico e culturale) e non è riuscito, da segretario del PD, a ri-orientare il Partito Socialista Europeo.
Cerco di portare il discorso più in là. Quella che è veramente mancato a Matteo Renzi, anche, è un’alleanza tra gli italiani per una comune politica europea di crescita, sviluppo, mutualità e comunità.
Critichiamo e criticheremo sempre questa Germania punitiva, rigorista, cattiva di Angela Merkel e Wolfgang Schäuble, dell’”europeo” Manfred Weber e – purtroppo – dei ‘nostri’ Sigmar Gabriel e Martin Schulz. Di una cosa, però, bisogna dar loro merito: sono uniti. Mossi da interessi nazionali, certo. Mossi da un’idea di Germania che mal si confà all’idea di Europa, assolutamente. Mossi da politiche economiche di cui non condividiamo praticamente niente, indubbio. Però sono uniti. E lavorano di conseguenza. Portando acqua al loro mulino, ma tutti assieme.
Ed è per questo che chiedo a Matteo Renzi, in quanto capo del governo, e ai parlamentari europei di italiani di lavorare per progetto politico davvero europeo.
Sgombro subito il campo dagli equivoci. Non sto parlando di «larghe intese» e «Große Koalition» (per restare in tema). Non sto parlando di governo nazionale italiano. Sto cercando di fare un discorso europeo nel senso più ampio del termine. Sto cercando di dire che se il governo nazionale non è stato in grado di mettersi in rete con gli altri governi del mediterraneo per contrastare, politicamente, la famigerata asse del Nord, allora dobbiamo cercare di farlo noi parlamentari europei. Nello spirito che muove il nostro mandato.
Sto proponendo di fare politica. Sto proponendo di farci portatori di un’unità nazionale per l’interesse europeo. Sto proponendo un programma di lavoro. Noi del Partito Democratico ci stiamo. Quanto sono interessati a una cosa del genere i parlamentari del Movimento 5 Stelle? Quanto sono interessati a dimostrarsi ‘statisti’ gli esponenti di Forza Italia? Quanto vogliono mettersi in gioco i tre compagni de l’Altra Europa?
(Non ho dimenticato la Lega. Semplicemente non mi interessa discutere con chi scalda la poltrona (quando c’è) e lavora costantemente per distruggere il concetto stesso di Europa.)
Rompiamo gli schemi. Giochiamo una nuova partita, con regole nostre.
Contrapponiamo a una Germania bieca – ma unita – un’Italia solidale, attiva e davvero europeista nello spirito di Altiero Spinelli. Costruiamo un programma di lavoro con tre finalità:
1. Lavorare assieme al governo per orientare davvero il discorso sulla crescita e sullo sviluppo.
2. Mettere al centro il tema della mutualità del debito. Se siamo un’Europa politica e dei popoli non possiamo sempre leggere il debito nazionale slegato dall’idea di comunità. Solo assieme si risolvono i problemi strutturali.
3. Allargare questa alleanza agli altri paesi europei. Andare a parlare con i parlamentari spagnoli, con i parlamentari portoghesi, con i parlamentari francesi e con i parlamentari greci per capire chi è disponibile a fare proprio un progetto di lavoro davvero europeo e davvero europeista. Dove non prevale l’interesse del singolo stato, ma di noi tutti.
Facciamo in modo che il Parlamento Europeo giochi per davvero la sua partita per costruire l’Unione che vogliamo. Facciamo in modo che i paesi che si oppongono alla linea rigorista e anti-sociale proposta fino ad ora si uniscano per lavorare a un modello nuovo. Ma si uniscano tutti. Senza nessun colore e senza nessuna bandiera che non sia quella blu scura dell’Unione Europea. Se ci pensate, è il senso del nostro stare qui. Cercare di rendere l’Europa un posto migliore per tutti. Se chi decide non vuole pensare a una nuova via, pensiamoci noi. È il nostro turno.
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