UE

La mission impossible di riformare la Grecia senza privatizzare

22 Febbraio 2015

La coperta è sempre troppo corta per la Grecia, son solo quattro i mesi accordati per l’estensione del debito in un accordo con i paesi dell’Eurozona che comunque resta condizionato al piano di riforme che il ministro greco della Finanze Yanis Varoufakis dovrà presentare assicurando così ai mercati una settimana in salita perlomeno in termini di volatilità.

L’impianto che sarà presentato dai greci domani lunedì 23 febbraio sarà prima visionato da Bce, Unione Europea, Fmi e poi potrà essere approvato dall’Eurogruppo martedì per essere poi ratificato all’interno delle legislature nazionali entro fine febbraio. L’approvazione finale pare scontata ma è dal giorno seguente che inizierà la parte più difficile di questo percorso greco di “riabilitazione europea”. I target fiscali per il biennio insieme alle riforme strutturali e le azioni governative da mettere immediatamente in atto hanno come obiettivo ottenere una green card per evitare il collasso del Paese e mantenere aperti i rubinetti della Bce.

Entro fine aprile anche questa seconda parte dovrà essere conclusa per arrivare dopo la review di Bce, Ue e Fmi alla definitiva ratifica del Parlamento greco ma solo se i greci saranno in grado di camminare sulle proprie gambe finanziandosi nel frattempo. Evidentemente non è escluso che, al di là delle rassicurazioni di Varoufakis sulle risorse disponibili, si potrebbe dover ricorrere ad un’emissione di titoli di Stato greci a breve termine, preventivamente autorizzata dall’Eurogruppo. Tale autorizzazione come si evince dalla conferenza stampa sarebbe garantita solo se le negoziazioni si dimostreranno a buon punto in marzo e quindi senza ammettere stalli o ritardi nella Road Map.

Per non fare i conti senza l’oste l’incertezza maggiore resta nella capacità del governo di assecondare questa lunga maratona e ciò dipenderà in primis dalla capacità politica del premier greco Alexis Tsipras di rinsaldare le fila di Syriza senza perdere la preziosa alleanza con il blocco di Left Platform, guidato dal potente Lafazanis, ora Ministro per l’Ambiente, l’Energia e la Ricostruzione Produttiva, e più forte oppositore del capitolo privatizzazioni.

Senza le privatizzazioni sarà difficile presentare un piano credibile, che ormai sta lasciando tutti con il fiato sospeso come fosse una “Mistery Box” tante sono le incognite e le difficoltà per Tsipras nel conciliare le promesse elettorali con i target europei. La ripresa degli inizi del 2014 sembra lontana e i 7,2 miliardi di euro, necessari a rimettere in pista l’economia greca e gli sforzi del Governo, saranno consegnati solo alla fine del cammino con l’assicurazione di altri fondi per la ricapitalizzazione delle banche gestiti da Bce. L’unico rischio per l’Unione europea è quello di un atto di autolesionismo di deriva greca ma senza effetto contagio, e l’impianto messo in atto ha potuto ricordare a Tsipras che l’unica variabile in campo resta quella politica e stara’  a lui giocarsela per il futuro che vorrà per il suo Paese.

 

 

 

 

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