UE
#SuccedeinEuropa: il candidato tedesco che nemmeno i tedeschi conoscono
I tedeschi non conoscono Weber
Manfred Weber è il candidato dei Popolari alla Presidenza della Commissione Europea, ed esponente della bavarese CSU. Secondo un sondaggio condotto in patria, però, risulta completamente sconosciuto a molti tedeschi: solo il 26% di loro, infatti, ha dichiarato di conoscerlo. Il dato, per quanto preoccupante, è in realtà abbastanza in linea con i precedenti in Germania, dove gli eurodeputati sono spesso sconosciuti al grande pubblico (forse anche per via del sistema elettorale, un proporzionale su lista bloccata che non favorisce l’esposizione in prima linea dei candidati). Lo stesso Martin Schulz, ex presidente del Parlamento Europeo, venne visto come un volto nuovo nello scenario politico quando si candidò a Cancelliere contro Angela Merkel. Non a caso, il 45% degli intervistati ha ammesso addirittura di non conoscere nessuno dei capolista dei principali partiti. Nel frattempo, uno studio della Friedrich Ebert Stiftung, fondazione vicina alla SPD, mostra come su diversi temi, come i rifugiati, la società tedesca sia permeabile più in passato al populismo di destra.
Social Network ancora nel mirino
La Commissione Europea ha diffuso un comunicato in cui dichiara di apprezzare l’impegno delle piattaforme online per combattere la disinformazione in vista delle elezioni europee, ma lamenta una serie di mancanze tutt’oggi presenti. Da settimane, tra l’altro, Facebook è nel mirino di Bruxelles a causa delle nuove regole sulle inserzioni politiche (che richiedono di rivolgere le inserzioni a un pubblico situato nello stesso paese degli utenti target, rischiando così di complicare la vita ai partiti pan-europei). Nello specifico, il Commissario per il mercato unico digitale, Andrus Ansip, ha lodato il fatto che Facebook, Google e Twitter hanno iniziato a catalogare gli annunci politici, ma ha sottolineato la necessità di ulteriori interventi tecnici. Soprattutto, si chiede che le piattaforme condividano con terze parti la metodologia utilizzata per riconoscere gli account fake, di modo da permettere ai ricercatori di condurre indagini indipendenti. Resta inoltre, la poca trasparenza sugli annunci ‘tematici’, ovvero quelli su argomenti che tendono a scatenare più dibattito durante le elezioni.
La Brexit tra Farage e Sturgeon
Ora che la Brexit è rinviata al 31 ottobre, il Regno Unito dovrà partecipare alle elezioni europee. Attualmente, è in testa ai sondaggi il Brexit Party, il nuovo partito di Nigel Farage, il quale ha tra l’altro speso in inserzioni su Facebook quasi quanto i Tories e i Laburisti messi insieme. Nel frattempo, nei Conservatori si inizia a preparare la fase post Theresa May. Alcuni deputati del partito, infatti, hanno chiesto alla premier una road map precisa riguardo la sua uscita di scena. Come se non bastasse, in questa situazione complicata gli indipendentisti scozzesi, da sempre fortemente europeisti, sono tornati a farsi sentire: Nicola Sturgeon, la combattiva leader dello Scottish National Party e primo ministro scozzese, ha ventilato l’ipotesi di un nuovo referendum d’indipendenza entro il 2021, termine di scadenza dell’attuale parlamento scozzese. Scegliere tra un futuro nel Regno Unito fuori dall’UE e uno in una Scozia indipendente potrebbe quindi essere un tema su cui gli scozzesi potrebbero essere chiamati al voto in futuro.
L’estrema destra si organizza, i liberali sono divisi
L’estrema destra europea è già da settimane in piena campagna elettorale, come hanno dimostrato gli incontri tra diversi partiti anti-europei (tra cui la Lega e AfD) per formare un gruppo unitario. Giovedì, a Praga, Le Pen ha incontrato altri leader della destra europea, come l’olandese Geert Wilders, e ha offerto agli elettori “una nuova armonia europea” basata su “un movimento di patrioti”. Non accennano invece a ricomporsi le divisioni interne ai liberali: nelle scorse settimane, Emmanuel Macron ha detto chiaramente che non intende aderire all’Alde a causa dei finanziamenti ricevuti da grandi gruppi come Bayer, Google e Microsoft. Attualmente nei sondaggi in Francia c’è un testa a testa tra La Republique En Marche, il partito di Macron, e il Rassemblement National, l’estrema destra di Le Pen, al punto che Politico.EU ha fatto notare come, con una sinistra debolissima, il nuovo bipolarismo francese sia tra l’estrema destra e il centro. Anche in casa ALDE, inoltre, la situazione sembra complicata: Verfhostadt si è infatti espresso per l’espulsione dal partito dei liberali europei del Partito Liberale Nazionale della Romania a causa del suo supporto a disegni di legge che non tutelano lo stato di diritto. Il PLN è già stato sospeso dal gruppo parlamentare, ma una mancata soluzione della questione non potrebbe che indebolire ulteriormente il gruppo nella prossima legislatura. Il leader belga, inoltre, ha escluso un’alleanza con i Cinque Stelle (che qualche tempo fa stavano per entrare nell’Alde).
Occupazione record in UE
L’Eurostat ha annunciato che nel 2018 l’occupazione in Unione Europea avrebbe fatto registrare livelli record, arrivando al 73,2% nella fascia trai 20 e i 64 anni, migliorando i dati del 2017 (72,2%). L’Italia, tuttavia, è penultima in graduatoria con il 63% (rispetto al 62,3% del 2017). Secondo i dati Ocse, inoltre, i paesi in UE dove si lavora di più in termini di ore sono Italia, Grecia ed Estonia. Ore di lavoro che, però, non si traducono in produttività: è infatti la Germania a essere il paese più produttivo, a fronte però di sole 26 ore a settimana, uno dei minimi in UE.
Un nuovo confronto tra i candidati alla Commissione
Il 29 Aprile si terrà a Maastricht un altro confronto tra i principali candidati alla Presidenza della Commissione Europea (assente Weber), nell’ambito del tradizionale Maastricht Debate. Un precedente confronto TV su France24 aveva visto scontrarsi Timmermans dei Socialisti&Democratici e Weber del Partito Popolare Europeo. Il secondo confronto vedrà partecipare, oltre a Timmermans, anche Bas Eickhout per i Verdi, Violeta Tomić per la sinistra della GUE, Guy Verhofstadt per l’ALDE e Jan Zahradil per l’ECR. In effetti, con la discesa nei sondaggi di socialisti e popolari, è sempre più probabile che il Parlamento Europeo vada verso un tripolarismo.
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