UE
Recovery Fund? (sintesi del) dibattito tra i deputati europei
L’incontro organizzato dal Parlamento Europeo, ufficio di Roma, il 20 maggio 2020 è stato un momento interessante per confrontare le posizioni dei gruppi parlamentari europei sulle ultime iniziative emerse, in particolare sulla risoluzione votata dal Parlamento Europeo a larga maggioranza e sulla proposta franco-tedesca di lunedì scorso. Dal dibattito sono scaturite con chiarezza le posizioni dei partiti politici italiani a Bruxelles. Ai rappresentanti dei gruppi si sono aggiunte inoltre Laura Agea, Sottosegretaria agli Affari Europei, e Irene Tinagli, Presidente della Commissione Affari Economici del Parlamento Europeo.
Il Sottosegretario Agea ha iniziato sottolineando l’ambizione del Parlamento Europeo rispetto alla Commissione e al Consiglio. “Questa crisi non è lontanamente paragonabile a quella del 2008 e ad altre precedenti”. E lo testimonia il fatto che siano usciti “due decreti in due mesi per quasi 80 miliardi. Ora, bisogna agire immediatamente per il reddito di emergenza”. E per questo “spero che il 27 maggio la Commissione Europea ci sappia stupire. Apprezzo che ci sia un’apertura su strumenti di fiscalità comune, e che ci sia uno strumento per l’emergenza”.
Irene Tinagli ha invece ripercorso quanto avvenuto negli ultimi mesi. “Siamo partiti dal «c’è il vecchio MES», a il Mes va cambiato, ad un’altra fase dove è stato proposto lo SURE, all’investimento della BEI (non cito l’azione della BCE), e poi siamo arrivati al Recovery Fund. L’Italia si è fatta promotrice e capofila, e nella seconda risoluzione del Parlamento Europeo di pochi giorni fa ci siamo spinti avanti dicendo che il fondo deve prevedere “grants”, cioè non prestiti, anche perché la crisi simmetrica diventerà presto asimmetrica, colpendo più duramente i più deboli. “Mi auguro che la Commissione sia ambiziosa, come la Germania, che ha mostrato un’apertura fino a qualche mese fa off limits. Ricordo che tutto questo è avvenuto in pochi mesi. E ciò non significa che dobbiamo rallentare le pressioni politiche”.
Di opinione diversa Carlo Fidanza di Fratelli d’Italia, che definisce l’iniziativa franco-tedesca “il risultato del patto di Acquisgrana”, il patto siglato poco più di un anno fa tra Francia e Germania che prevede una costante interlocuzione. “Fossi il governo italiano non troverei nulla di cui godere, perché c’è una proposta al ribasso. La proposta sarà ancora più al ribasso, perché i 4 paesi frugali la porteranno ancora più al ribasso. È presumibile che finisca peggio di come hanno proposta Macron e Merkel. Nel testo che hanno licenziato ci sono richiami che fanno pensare ad altro”. Ha poi sottolineato che l’astensione di FdI durante la votazione per il Recovery Fund è dovuta all’ipotesi di aumento delle tasse per le imprese, pur sottolineando la disponibilità a ragionare su alcune come la Tobin tax o la Carbon tax. Contrari invece alla Corporate tax e alla plastic tax “perché ricadrebbero sulle imprese europee”. Dello stesso avviso Marco Campomenosi, della Lega: “il dibattito sul fondo è stato abbastanza stucchevole. Abbastanza surreale rispetto a ciò che si narra. L’impressione è che si cerchi sempre uno strumento nuovo. Magari si potesse scomputare nuovo debito. Alla fine forse si arriverà a questo ma perdendo molto tempo”.
A sottolineare i passi positivi fatti in questi mesi è invece Brando Benifei, del PD, perché “la decisione della Germania e l’iniziativa franco-tedesca vanno nella direzione dell’interesse nazionale dell’Italia. La realtà è che l’Italia, come la Spagna, ha chiaramente bisogno di un aiuto in più e il tema è se la Commissione il 27 sarà all’altezza di questo momento”. Benifei aggiunge poi che “noi abbiamo i nostri problemi, ma anche gli altri hanno i loro. In Germania il mondo produttivo tedesco lo dice chiaramente. E anche nel caso della Danimarca, ad esempio, ci si chiede se possa sopravvivere senza il mercato dell’Ue. Può mantenere il proprio tenore di benessere? Io credo che non ce la può fare la Danimarca, l’Olanda… Abbiamo bisogno di difendere un nostro modello sociale”.
Ancora più ambiziosa la posizione dei 5 Stelle espressa da Tiziana Beghin: “ci auguriamo che i punti della proposta del Parlamento Europeo vengano presi in considerazione il 27 maggio. Oggi riscontriamo un grande passo in avanti per la posizione tedesca”. Netta è poi la linea sul finanziamento del Recovery Fund, con nuove tasse da far pagare ai giganti del web: “diciamo che certe multinazionali, con certi accordi, hanno pagato tasse per l’1% quando la media in Europa è del 40%. Su questo, credo che la spinta tedesca possa essere importante per venire a capo di certe criticità”. E infine Nicola Danti di Italia Viva, anche lui, realista e attento ad analizzare la situazione: “Dobbiamo valutare in modo molto positivo il processo di questi ultimi giorni. Non va tutto bene ma si tratta di un processo importante, perché oggi tra i paesi contro il Recovery Fund non vi è più la Germania. Il Parlamento Europeo, a questo proposito, ha un ruolo importante: essere protagonisti di una strada nuova. Ancora non abbiamo chiaro che modello di sviluppo avremo nei prossimi anni. Su alcune parole chiave, però, come il digitale e il Green Deal, dovremo fare un grande ragionamento. Ma soprattutto, nei prossimi mesi dovremo mettere mano a due elementi: 1. riforma delle istituzioni e riforma dei trattati 2. modello di sviluppo.
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