UE

Con le quote studiate da Bruxelles l’Italia dovrà ospitare più rifiugiati

11 Maggio 2015

Le quote per ripartire in tutta l’Unione europea i rifugiati arriveranno, almeno secondo gli auspici, questo mercoledì 13 maggio, quando la Commissione Ue presenterà la sua comunicazione sulla “Agenda europea per la migrazione”. Nelle bozze circolate a Bruxelles si conferma l’obiettivo di quote obbligatorie, secondo il criterio di popolazione, ricchezza nazionale, tasso di disoccupazione e numero di richiedenti asilo già presenti. In Italia già si grida vittoria, ma non sarà battaglia facile: la Commissione europea può proporre quello che vuole, poi però a decidere saranno gli Stati membri, che in materia di immigrazione deliberano all’unanimità. Ma soprattutto, a farsi due conti non è poi così scontato che l’Italia “ci guadagnerebbe”. Almeno se si guardano le cifre del 2014 che dimostrano che l’Italia, almeno in rapporto alla propria popolazione, non è ai primissimi posti tra i Ventotto per richiedenti asilo, anche se magari quest’anno risalirà la graduatoria, visto il costante aumento dei flussi.

Non è un caso se tra i più accesi sostenitori delle quote siano la Germania, la Svezia, l’Austria. Le cifre aiutano a capire meglio il quadro. In termini assoluti, la Germania è tra i più penalizzati dal sistema attuale. Nel 2014, dati Eurostat alla mano, 626.065 persone hanno presentato richiesta di asilo in tutta l’Ue. Ebbene, poco meno di un terzo (202.654) lo ha fatto in Germania, al secondo posto è la Svezia con 81.180 domande, seguite da Italia (64.625), Francia (62.735), Regno Unito (31.745). Per raffronto, in Spagna la cifra è di 5.615, in Polonia di 8.020. I numeri assoluti, però, dicono poco, cruciale è ovviamente il rapporto con la popolazione. Ed ecco il quadro preciso: nel 2014 al primissimo posto, e di gran lunga, figurava la Svezia con 8.415 rifugiati per milione di abitanti, seguita da Ungheria (4.330), Austria (3.295), Malta (3.180), Germania (2.510). L’Italia (1.065) è soltanto nona. Agli ultimi posti figurano la Romania (75), la Slovacchia (60) e il Portogallo (40). Grandi paesi come Polonia e Spagna accolgono rispettivamente 210 e 120 rifugiati per milione.

Se si dovesse riequilibrare unicamente in base al rapporto profughi per milione di abitanti, sulla base dei dati 2014, dunque, all’Italia non andrebbe mica tanto bene. Vediamo perché. Dividendo i circa 600.000 richiedenti asilo del 2014 per i 505 milioni di abitanti dell’Unione Europea, si ottiene un rapporto medio di circa 1.230 migranti per milione. Se si applicasse matematicamente solo questo rapporto, ecco che si avrebbe che la Germania, con circa 80 milioni di abitanti, dovrebbe far scendere la quota di rifugiati da poco più di 200.000 a circa 100.000. La Svezia, con 9,5 milioni di abitanti, da circa 81.000 a 11.000, l’Austria da 28.000 a circa 10.000. Per l’Italia, invece, a fronte di un popolazione di 60 milioni di abitanti una quota così fatta sarebbe di circa 74.000, 10.000 in più rispetto a ora. La Gran Bretagna: dovrebbe aumentare dagli attuali 31.000 circa ad addirittura 79.000 circa. La Polonia addirittura da circa 8.000 a 47.000. Ora, come abbiamo visto la “chiave” che sembra proporrà mercoledì la Commissione, terrà conto di altri fattori e dunque le cifre non sarebbero proprio queste.

Resta però che la popolazione è elemento cruciale. Magari il basso pil e la disoccupazione alta potrebbero ridurre un po’ il “deficit” di rifugiati che in teoria l’Italia dovrebbe colmare, ma comunque si rischia un saldo negativo. Del resto il fattore pil fa piuttosto il gioco dei paesi dell’Est, più poveri della media Ue, quello della disoccupazione favorisce paesi come la Spagna, che ha un tasso doppio rispetto all’Italia. «Effettivamente – dice una fonte diplomatica Ue – con i dati del 2014 l’Italia rischia di trovarsi sotto la media e dunque a richieste di maggiore accoglienze». Un paradosso. L’ulteriore impennata dei flussi di inizio 2015 potrebbe fare il gioco dell’Italia, ma non è detto. La Germania, ad esempio, stima per quest’anno un boom di richieste di addirittura 400.000 persone, il doppio del 2014. E si sa che se l’Italia salva migliaia di migranti, molti di questi poi, diciamo così, “proseguono” verso il Nord Europa. Anche naturalmente colpiscono di più l’attenzione i barconi di disperati e le ripetute tragedie, la maggior parte dei 600.000 richiedenti asilo è giunto in Europa in aereo con un visto turistico, o via terra.

La bozza della Commissione prevede sì una ripartizione obbligatoria, ma solo dopo che è stato constatato uno stato di emergenza di uno o più paesi membri. A questo punto, come escludere che sia la Germania, a fronte di 400.000 richieste, a chiederne l’attivazione, piuttosto che l’Italia? Oltretutto, aggiungiamo, se si impenna il numero totale di rifugiati che chiedono asilo nell’Ue, bisognerà capire che “percentuale” reale avrà il Mediterraneo. Insomma, è tutt’altro che scontato che l’Italia ci “guadagnerà”. Forse, del resto, il problema non si porrà: il via libera a 28 alle quote della Commissione sarà, parlando con eufemismi, piuttosto arduo.

 

Nella foto di copertina, Dimitris Avramopoulos,  commissario europeo all’Immigrazione, Affari interni e Cittadinanza

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