Partiti e politici

Quanto ci costa l’Italia ancora positiva al tampone…dell’uscita dall’Euro

8 Maggio 2020

In una recente intervista a Porta a Porta Matteo Salvini ha pronunciato ancora il termine: “piano B”. Il termine “Piano B” non può che farci andare indietro alle origini del governo che la storia ricorderà come “gialloverde”. Allora il “piano B” fu responsabile di un lungo braccio di ferro. Con il senno di poi la teoria del “piano B” ha distribuito benefici privati, tra cui una poltrona di presidenza della Consob e qualche seggio a Bruxelles. E’ ora il caso di fare i conti dei costi pubblici che la teoria del piano B ha caricato sui contribuenti.

C’è un modo di misurare il costo che la teoria del piano B: un tampone che misura se il virus dell’uscita dall’Euro sia ancora in circolazione. E in questo caso il tampone ci fornisce immediatamente anche il costo. Va detto che questa misura, già presente sul mercato e per la prima volta proposta da Marcello Minenna sul Financial Times, oggi è oggetto di ricerca scientifica a livello internazionale. E consente anche di rispondere anche ad altre domande del tipo: l’Euro sopravviverà all’uscita dell’Italia?

Il principio della misura è molto semplice, ed è basato sui famigerati contratti di assicurazione contro il default, i CDS. E’ come quando assicurate la macchina e vi chiedete quanto vi costa in più l’incendio e furto. Nello stesso modo, se vi volete assicurare contro il default della Repubblica Italiana oggi avete a disposizione due contratti di assicurazione: uno vi copre solo contro il default, l’altro vi copre anche dall’uscita dall’euro. La differenza di costo tra i due contratti vi dice quanto costa l’assicurazione contro l’uscita dall’Euro.

Il grafico, aggiornato a ieri, 7 maggio, riporta quando ci è costato, e quanto ci costa tuttora, il virus del “piano B”. Per confronto, riportiamo lo stesso costo per la Francia. Per verificare la significatività di questo “tampone”, salta all’occhio che il costo di assicurarsi contro il “piano B” è salito immediatamente il giorno della “gaffe” di Christine Lagarde nella sua prima uscita pubblica alla guida della BCE. Ma mentre il costo della gaffe della Lagarde è durato un giorno, quello del governo gialloverde, della stessa dimensione, è durato un anno. Per un anno abbiamo pagato l’1% in più sul nuovo debito che veniva emesso. E il nuovo debito, tra titoli in scadenza e nuove spese, che emettiamo ogni anno cuba 400 miliardi. Oggi “virus del piano B” ci costa 0,6%, più o meno il doppio di quanto ci costava prima e dopo il governo gialloverde.

Il confronto con la Francia ci mostra che oggi il nostro costo è quasi quattro volte maggiore (0,6% contro 0,13%). Eppure la storia ci dice che anche la Francia è stata affetta dal “virus del piano B”, ai tempi in cui Marine Le Pen sembrava seriamente indirizzata verso l’Eliseo. Ma il rischio svanì quando Macron vinse il passaggio al primo turno, e i mercati capirono che il virus era passato. Oggi è rimasto attivo solo il rischio che tutto l’Euro finisca, che oggi è associato all’uscita dall’euro della Francia, più che dell’Italia. La difesa dell’euro oggi è sulla Marna e non sul Piave.

Siamo quindi ancora positivi al virus dell’uscita dall’Europa, e i leader che rappresentano la maggioranza nel paese sventolano ancora il loro piano B senza rendersi conto che sono passati quasi dieci anni da quando l’uscita dell’Italia dall’Euro avrebbe potuto davvero rappresentare la fine della valuta europea. Ancora oggi ci capita di sentire Giorgia Meloni, che allora era al governo (ministro per la gioventù, e quanti cervelli sono scappati da allora!) chiedersi dove possa andare l’Europa senza l’Italia. Ma i tempi sono cambiati, l’Europa è vaccinata e pronta a lasciarci nella convalescenza del nostro “isolamento volontario”, pronta a sopravvivere al nostro piano B.  E l’ironia è che questo piano B ci costa molto, e magari alla fine ci costerà quanto averlo attuato per davvero. E il virus non se ne andrà mai fin quando non cambieremo la classe politica che ce lo ha procurato.

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