UE
Post-Brexit, una nuova missione europea
Il risultato del referendum sulla Brexit non conta. E’ una provocazione? Certo. Ma è importare capire che qualunque sia l’esito della battaglia tra i sostenitori del ‘leave’ e del ‘remain’ un risultato, importantissimo, è stato già ufficializzato. Serve un nuovo patto per l’Europa che restituisca ai cittadini la fiducia nel progetto comunitario. Lo scetticismo dei britannici nei confronti dell’Unione è un campanello d’allarme che non può rimanere inascoltato. Qualunque sarà l’esito del voto, l’Europa non potrà più essere la stessa dopo il 23 giugno. Il sogno europeo come lo avevano concepito i padri fondatori è costantemente messo in discussione. Il fatto che David Cameron vada a fare campagna elettorale a Gibilterra è il segno che rischia di cambiare in pochi anni anche la mappa geografica del Vecchio continente. Dopo un eventuale abbandono di Londra, quanti altri stati potrebbero chiedere un referendum analogo?
Allora chiediamoci cosa non ha funzionato nel progetto europeo. Tante cose (così come molte altre hanno funzionato). Certamente la prevalenza degli egoismi nazionali, anni di politiche di austerity che hanno aggravato la crisi economica e l’incapacità di organizzare una strategia capace di gestire il fenomeno migratorio, hanno messo nel mirino le istituzioni comunitarie. Negli anni dello scontento e dell’ascesa dei populismi, la Ue si è trasformata nel catalizzatore della frustrazione e delle paure.
L’Europa ha bisogno di una nuova missione. Quello della prosperità, di un modello economico e sociale che stia al passo con i tempi. Basta con l’austerità e con regole di bilancio soffocanti che impediscono ai paesi di crescere e che fanno aumentare la pressione fiscale. Serve l’Europa capace di prendere la decisone giusta su questione fondamentali per l’economia e per i lavoratori. Tutto questo è impossibile senza recuperare le radici e il senso più autentico dell’essere europei. L’originalità cristiana fondata sulla famiglia, quel luogo straordinario dal punto di vista sociale e culturale da cui si origina la vita, e quindi anche la vivacità economica e politica occidentale che di questi tempi se la passa davvero male. Il dibattito culturale nel Vecchio continente è sempre più scadente e i dati demografici sono quasi da allarme sociale. Anzi, da allarme estinzione. Pensiamo a casa nostra: le ultime rilevazioni dicono che non bastano più neppure gli immigrati a compensare la nostra denatalità. Eppure, i figli, i bambini, sono il futuro della nostra società.
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