UE
Sven Giegold: cervello e cuore al Parlamento Europeo
Per capire chi è Sven Giegold si può raccontare un aneddoto che risale al 2012, un incontro in Commissione Affari Economici, al Parlamento Europeo. Durante un suo intervento, Giegold chiese spiegazioni su una frase trovata all’interno di una relazione di cui non capiva il senso. Il relatore del documento sorrise, e raccontò che era una frase priva di significato, inserita nel testo solo per capire chi veramente leggesse i documenti. Le risate imbarazzate di assistenti e deputati, beffati dall’astuzia del relatore, partirono immediate, così come i complimenti al parlamentare tedesco che aveva mostrato la giusta attenzione.
Mentre in Italia si discuteva di MES SI o MES NO, condizioni o non condizioni per l’utilizzo di 36 miliardi, fonti del diritto nazionale e fonti del diritto europeo, l’eurodeputato dei GREENS/AFE Sven Giegold scriveva una lettera alla Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Layen. Oggetto della lettera era, ed è, di valutare se aprire una procedura di infrazione nei confronti della Germania, il suo paese, dopo la sentenza della Corte Costituzionale Tedesca. Giegold, scrivendo alla Presidente, precisava: “È proprio in qualità di parlamentare europeo tedesco da sempre impegnato negli affari economici e monetari che la recente decisione della Corte Costituzionale tedesca mi ha lasciato negli ultimi giorni senza pace”.
Tralasciando la sempre più importante attività politica del gruppo europeo dei VERDI, seconda forza politica in Germania, come si può non lodare il deputato Giegold? Quanti francesi avrebbero fatto altrettanto? È realistico immaginare un eurodeputato laziale o veneto, sovranista o non, chiedere la procedura d’infrazione per il proprio paese?
Se oggi la Commissione sta valutando un’azione così forte nei confronti dell’economia più importante dell’Unione Europea lo dobbiamo a lui. L’occasione, tra l’altro, è stata ottima per alcune puntualizzazioni della Von der Layen: “la politica monetaria è di esclusiva competenza dell’Unione”, “la Bce è indipendente” e “il diritto europeo ha la precedenza sul diritto nazionale”. L’impressione è che la Presidente abbia preso la palla al balzo e non intenda passare alla storia per l’inazione di fronte al goffo tentativo di sottoporre il diritto europeo a quello tedesco.
Ma l’azione del deputato Giegold apre a due importanti conseguenze: la prima è che la Germania rischia davvero la procedura, e la “minaccia” della Corte Costituzionale tedesca alla BCE (presentare entro 3 mesi le motivazioni del perché stia acquistando grandi quantità di debito di alcuni paesi) seguita alla possibile apertura di una procedura di infrazione, ha generato aspre critiche nella stessa Germania; un vero boomerang per la Corte di Karlshrue.
La seconda è che nelle prossime settimane verrà data alle istituzioni la possibilità di fare chiarezza, riaffermando il diritto europeo come fonte di diritto primario e sancendo un principio che diverse Corti e Governi negli ultimi anni, per vari interessi politici, hanno tentato di mettere in discussione. In particolare, oltre alla Corte tedesca, i governi di Polonia e Ungheria.
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