Partiti e politici

Pizzarotti: “Più Europa oltre i veti e con chi vuole cambiare l’Unione Europea”

5 Ottobre 2023

Si è chiusa nel pomeriggio di domenica 1 ottobre 2023 a Roma l’Assemblea Nazionale di Più Europa, che ha approvato la proposta del segretario Riccardo Magi di una lista “Per gli Stati Uniti d’Europa” in occasione delle elezioni europee del 2024.

All’Assemblea sono intervenuti, tra gli altri, la fondatrice Emma Bonino, l’ex segretario Benedetto Della Vedova, il presidente Federico Pizzarotti, il segretario Riccardo Magi, la tesoriera Carla Taibi, ma anche Marco Cappato (candidato per le elezioni suppletive del Senato nel collegio di Monza e Brianza, che ha ringraziato +E per l’appoggio e il sostegno alla sua candidatura) e l’ex sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, la quale ha ricordato la recente visita di Magi sull’isola e condannato le politiche fallimentari del governo in tema di migrazioni.

ll tema degli Stati Uniti d’Europa è il messaggio forte che esce dall’assemblea, e per affrontare questo e altri argomenti abbiamo parlato con Federico Pizzarotti.

 

All’assemblea Nazionale conclusa il 1° ottobre, Più Europa ha proposto una nuova lista per le elezioni europee del 2024: “Per gli Stati Uniti d’Europa”. A chi si rivolge questo progetto? Renzi ha da poco presentato il nome del partito (Il Centro) con cui si candiderà alle europee, ma le esperienze passate del leader di Italia Viva sia con Emma Bonino che con Lei non fanno pensare ad un apparentamento.

Renzi ha parlato di una nuova lista alla quale però ha tolto una valenza politica. I discorsi precedenti erano fatti in ottica “Renew Europe”, oggi invece la sua comunicazione politica è incentrata sull’Italia e sull’idea di un centro che forse manca da tanto tempo. Un centro che non è riuscito a far rinascere a causa del fallimento del Terzo Polo. Direi quindi che più che un invito politico si tratta di un posizionamento.

Prima tutti parlavano di Renew mentre adesso non ne parla più nessuno. Calenda entrerà nell’ALDE, quindi sotto Renew ma in un’altra componente, anche per motivi personali e meno valoriali, visto il maggior legame di Renzi con quella famiglia politica.

Mi pare quindi difficile un vostro accordo con Renzi. A chi si rivolge dunque il vostro progetto?

In realtà noi ci rivolgiamo a tutti e a nessuno. Non c’è un interlocutore privilegiato. Alle elezioni europee non c’è il vincolo di coalizione e dopo questo stallo dovuto alle varie rotture vorremmo superare la logica dei veti, puntando ad un allargamento della base dei partiti a livello europeo.

Già il nostro nome evidenzia l’importanza che questo appuntamento elettorale ha per noi, ma in Europa tante cose vanno modificate. Serve una nuova dinamica che impedisca ai vincoli legati all’unanimità per le decisioni del Consiglio, di bloccare tante decisioni che potrebbero essere a maggior ragione rallentate se ci sarà un allargamento all’Ucraina e ad altri Paesi. Senza una revisione dei trattati la situazione diventerà ingovernabile.

Sarà inoltre necessario avere un’Europa a due velocità, con l’aumento della possibilità di maggiori finanziamenti sulla base di quante deleghe si vanno ad accettare. Dubitiamo infatti che alcuni Paesi, come l’Ungheria di Orban o la Slovacchia, possano accettare l’idea di una difesa, una fiscalità e un welfare comuni. Non è possibile rimanere tutti bloccati in virtù di un veto complessivo e serve rivedere le dinamiche e le regolamentazioni tra i Paesi. Per questo rilanciamo il concetto, già presentato nel 2019, degli Stati Uniti d’Europa.

Dato che non esiste il vincolo della coalizione, pensate di coinvolgere qualche fuoriuscito da Italia Viva, uno su tutti Ettore Rosato, o qualche moderato in disaccordo con la destra?

Il concetto lo vedrei all’opposto. Abbiamo lanciato volutamente un piano programmatico e valoriale in modo che siano gli altri ad aderire. Durante l’Assemblea Nazionale, sia nel mio intervento che in quello del Segretario Magi, abbiamo ribadito che la nostra è una lista aperta che va interpretata come una cornice valoriale comune da riempire di contenuti. Oggi tutti stanno lavorando al “chi sta con chi” e nessuno parla di contenuti.

Stati Uniti d’Europa vuol dire cambiare la dinamica tra Parlamento, Consiglio e Commissione, decidere quali sono le deleghe su cui puntare e quali sono le tematiche da portare in Europa.

Dopo le elezioni europee starete solidamente all’interno del centrosinistra e in alleanza con il Pd?

Si, diciamo che localmente non c’è un obbligo stringente ad essere in alleanza con il Pd, ma i valori sono quelli del centrosinistra. Abbiamo avuto a luglio dei nostri gruppi che hanno seguito geometrie diverse, ma nella maggior parte dei casi siamo con il Pd, e al di là di alcune dinamiche territoriali diverse, ai livelli regionali e nazionale siamo nello stesso schieramento.

Il partito al quale ha aderito è impegnato in grandi battaglie mentre Lei arriva dalla politica fatta sul territorio, e potrebbe portare all’interno di Più Europa i temi con cui i cittadini hanno a che fare tutti i giorni. Avete parlato dell’organizzazione locale o di intervenire sul radicamento nei territori?

Stiamo già lavorando in questa direzione. L’approccio di Più Europa, pensando anche ai suoi aderenti e prima di tutti a Emma Bonino, è sempre stato improntato su grandi battaglie nazionali e d’opinione, ma meno sul rafforzamento territoriale. Il mio ingresso, e quello di altri, porterà a lavorare su un doppio binario. Puntiamo ad esempio alle battaglie sull’ambiente e la settimana prossima presenteremo una mozione sul dissesto idrogeologico. Dopo l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna (Regione tra le più organizzate) è fondamentale far impegnare i sindaci e le giunte sulle pianificazioni necessarie, perché in troppi casi oltre ai soldi mancano anche gli elenchi delle cose da fare per prevenire frane e inondazioni. Sono arrivato da soli sei mesi, ma l’intenzione è quella di proseguire su questa via.

Con Lei sono entrati in Più Europa anche altri esponenti locali di “Italia in Comune” e della “Lista Civica Nazionale”? Saranno organizzati i congressi regionali anche grazie al loro sostegno?  

Si, alcuni sono entrati, altri stanno entrando e altri ancora sono impegnati in dinamiche locali e nel civismo. Per entrare in un partito tradizionale ci sono sempre dei passaggi da fare per non rimanere nell’alveo più vago del civismo di centrosinistra. Sono convinto che il nostro impegno per le europee, ma anche per le comunali e per le regionali di Abruzzo, Piemonte e Sardegna servirà per radicarci, portando dentro gli amministratori locali con maggiore esperienza e vicinanza al territorio.

A proposito di elezioni regionali: la Sardegna andrà al voto l’anno prossimo. La sua “Italia in Comune” aveva appoggiato Massimo Zedda, avversario dell’attuale presidente. Come vi muoverete stavolta?

Il nostro referente regionale per la Sardegna, Riccardo Lo Monaco, sta già partecipando ai tavoli del centrosinistra sia per le elezioni di Cagliari che per quelle regionali. C’è una dialettica tra tutte le forze del centrosinistra, in questo caso anche con il Movimento 5 Stelle, e sulla base di questo stanno valutando quale possa essere lo schema migliore. Saranno le elezioni regionali che si terranno prima delle altre, e potrebbero essere un banco di prova importante visto il risultato estremamente deludente della Giunta Solinas.

Ricordo, visto che con “Italia in Comune” ho partecipato alla campagna elettorale, che Solinas si era presentato (mettendo in primo piano la faccia di Salvini) promettendo la soluzione per quanto riguardava il prezzo del latte, cosa che poi non è mai avvenuta e della quale non si è più parlato. Mi piace sempre ricordarlo perché sembra che la gente perda la memoria.

Spero sempre nell’unità del centrosinistra visto che gli altri si uniscono e vincono, e la Sardegna offre una grande possibilità. Bisognerà saper comporre uno schieramento con i giusti candidati e la cosa più sbagliata sarebbe invece rimanere ostaggio di ottiche di lottizzazione partitiche.

Non ci saranno quindi veti sui 5stelle o su Calenda?

Da parte mia no, anche se io ero in uno schema diverso alle elezioni dello scorso agosto 2022. Io non metto veti sui 5stelle perché è sempre stato piuttosto il contrario, ma sarebbe interessante una presa di posizione più chiara da parte loro, che non sia dipendente dai gruppi territoriali. Ci sono gruppi rimasti antagonisti, ma tutti gli altri hanno capito che rispetto al V-Day lo schema di gioco è cambiato completamente.

La sua ultima esperienza prima di Più Europa è stata la “Lista Civica Nazionale”. Un progetto che avrebbe dovuto far parte del Terzo Polo, ma che non si è mai realizzato. Ha avuto contatti con esponenti politici che ha conosciuto in quella fase? Calenda potrebbe essere affine alla lista “Per gli Stati Uniti d’Europa”, basti pensare alla sua candidatura alle scorse europee con “Siamo europei”.

Concordo con l’analisi sul posizionamento, ma la nostra iniziativa è di domenica quindi non ci sono stati ancora tavoli di confronto. Con il nome che portiamo non possiamo però fare tatticismi, ma dobbiamo esserci con messaggi chiari sulle tematiche europee. Abbiamo lanciato un’idea che poi si trasformerà in un manifesto e sarà un invito a dialogare. Vedremo cosa si muoverà nelle prossime settimane.

In conclusione: Più Europa ha avuto poca esposizione mediatica anche nelle occasioni in cui in teoria avrebbe dovuto essere più centrale nel dibattito, la candidatura di Cappato a Monza è un esempio. A cosa è dovuta questa situazione?

Concordo e ci siamo espressi più volte su questa situazione. Il minutaggio è puntuale nei Tg e nei prime time, ma in tanti dibattiti i dati non sono soddisfacenti. Speriamo che le europee siano una possibilità di far sentire la nostra voce anche su tematiche di cui non parla più nessuno: diritti e libertà personali, ma anche il tema dei taxi e quello dei balneari. Abbiamo assistito a qualche scaramuccia e poi non è cambiato niente. In tutte le grandi città trovare un taxi è impossibile e questo è un grosso problema perché si traduce nella carenza di un servizio pubblico.

In generale comunque la poca enfasi di Più Europa è dovuta alla mancanza di polemica. Su Cappato, che sarebbe un nostro candidato naturale, si è parlato ad esempio del Pd per i problemi interni al partito, così come si è parlato molto nei mesi scorsi di Renzi e Calenda per via dei loro scontri e non per i contenuti.

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