Partiti e politici

“O noi o il caos”: la politica parla lo stesso linguaggio

15 Settembre 2015

O Tories o il Caos”. È questo il leitmotiv adottato dai Conservatori in risposta all’elezione di Jeremy Corbyn come nuovo Labour leader. A dire il vero, il Partito Conservatore del Premier David Cameron non è nuovo a questa dialettica, già utilizzata con successo nelle elezioni generali della scorsa primavera. La minaccia era lo UKIP di Nigel Farage.

“O noi o il Caos” ci ricorda qualcosa? La polarizzazione tra un “noi buoni” e un “loro cattivi” è antica quanto la storia, ma sempre efficace. “O noi o i comunisti” ammoniva Berlusconi in campagna elettorale. “O noi o lo spread” tuonava serafico Monti. “O noi o i gufi” dice ora Renzi che alle Europee del 2014 divise l’arena politica tra chi vuole bene all’Italia e chi no, demonizzando quindi il M5S di Grillo.

L’intento è sempre lo stesso: presentarsi all’elettorato moderato come unica opzione per non cadere nel baratro della crisi. Una dialettica tanto semplice quanto potente perché non si concentra sui propri contenuti, ma sul demonizzare le altrui idee.

Vedendo gli esempi italiani e britannici ci si chiede se visioni alternative possano davvero far paure, o peggio, non possano esistere. Possibile che chi vota per un’alternativa venga sempre addidato come radicale, e il ceto medio tende sempre a fare quadrato attorno al “noi buono”? La paura cristallizza il dibattito politico: l’avversario è un memico, non una proposta differente sui temi importanti. Inseguendo questa logica, i partiti hanno appiattito le loro offerte non fornendo nulla di nuovo e differente, estraneando i cittadini dal processo politico. In ciò, italiani e britannici viaggiano sullo stesso binario.

“O Tories o il Caos” dunque. Come dire: o noi o disoccupazione, immigrazione, salari bassi e crisi economica. È ancora presto per capire se questa dialettica avrà, sul Labour targato Corbyn, lo stesso effetto che ebbe su Farage. Certo il Partito Conservatore ha un insolito alleato in questa nuova battaglia: il Labour stesso. Il grosso dei MPs del Labour, infatti, sono restii ad accettare la nuova hardleft leadership e hanno annunciato battaglia.

Anche la stampa, con il Daily Mail in testa, si sta mobilitando contro il nuovo Labour leader, presentato come “compagno”, “anti-monarchico”, “amico di Putin” e “amico di Hamas”. Le stesse banche hanno espresso sconcerto per le proposte economiche di Corbyn, anche se sono state avallate da molti e rinomati economisti britannici.

Jeremy Corbyn è leader dal 12 settembre e solo ieri è riuscito a formare il nuovo “shadow cabinet”, ricevendo polemiche per le poche quote rosa inserite. Non possiamo sapere se l’elezione di Corbyn porterà il caos. Ciò che appare certo è che sta costruendo un’opposizione diversa dal Labour centrista degli ultimi 20 anni.

Tornando al paragone con l’Italia, se la dialettica è simile le situazioni sono diverse. Il Pd è al potere e si sposta sempre più verso il centro. Il Labour è all’opposizione e si sta spostando decisamente a sinistra. Ma la dialettica politica, appunto, tra maggioranza e opposizioni, non cambia.

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