UE
Notare un’assenza. Esiste l’europeismo dal volto umano?
“Populismo” è un’etichetta sempre più abusata per parlare dei movimenti anti-establishment odierni. In Italia, se i populisti par excellence sono quelli del Movimento 5 Stelle, è capitato anche all’ex-premier Matteo Renzi di venir additato come “populista”. Addirittura, a conferma del trend, si è registrata una fugace e grottesca fase populista di Corrado Passera, banchiere ed ex ministro del governo Monti, ovvero uno dei più naturali rappresentanti di quei “poteri forti” che i populisti intendono combattere. Secondo la vulgata popolare, comunque, oggi essere “populista” significa essere contro l’Unione Europea. Contro chi, quindi?
Mentre nei simposi accademici si ribadisce immancabilmente che l’Europa non esiste, è solo un’idea, non può essere definita, è un concetto dinamico, per attori ed elettori sovranisti essa ha un significato vasto quanto ben preciso: è tutto quello che loro non sono e che non vogliono essere. Se teorie complottiste come il famigerato piano Kalergi o la teoria della sostituzione etnica, che dipingono l’UE come l’Armageddon dei popoli, sono consapevolmente abbracciate solo da gruppi minoritari, elementi di queste cospirazioni permeano il dibattito pubblico e contribuiscono ad inquinare l’immagine dell’Unione. Soddisfano segmenti della popolazione con spiegazioni semplici e dicotomiche, dove Bruxelles sarebbe il quartier generale di un nemico invisibile eppure onnipresente.
Una pagina satirica, Gli Eurocrati, risponde a queste semplificazioni onnicomprensive personificando proprio quell’Europea fredda, grigia, burocratica ed altera a trazione teutonica che anima gli incubi dei sovranisti. Frequentando questa pagina, si nota un dato curioso: svariati utenti la interpretano come una voce ufficiale, spendendosi in scontri e flame come se si trattasse dell’account della Commissione. Se, a prima vista questo atteggiamento può sembrare immotivato, e quasi grottesco, rivela tuttavia un aspetto centrale del dibattito politico continentale: l’Unione Europea non ha una voce all’interno delle arene nazionali. Pagine FB come Gli Eurocrati danno un volto, un nome, una consistenza ai rappresentanti UE; parlano di loro come si è soliti fare con i politici nostrani. In una parola, li umanizzano, permettendo di appassionarsi alle loro vicende, ai loro personaggi. Narrazioni simili li rendono più veraci, a tratti simpatici, raccontandone le biografie e spesso creandone parodie.
A parte in queste nicchie, però, l’UE è dipinta come un’implacabile macchina di burocrazia, diventando un pupazzo alla mercé del dibattito nazionale, che viene bersagliato alla bisogna in base agli obiettivi politici del momento e del movimento. I vari esponenti di Commissione o Parlamento non sono invitati ai talk show e sono raramente intervistati dai media nazionali; non sono figure riconoscibili. Solitamente vengono riportati loro spezzoni o estratti di dichiarazioni, senza che però si generi una dinamica di scontro o dibattito, in quanto queste figure sono assenti dal dibattito nazionale. L’immagine dell’Unione è affidata, tutt’al più, ai sempre più tiepidi europeisti nostrani, che sono però interessati in primis alle ricadute in politica interna delle mosse UE, e devono cercare di garantirsi il favore elettorale. Ed oggi che l’anti-europeismo è lo sport che va per la maggiore, non si arrischiano a difese troppo accorate. Politici UE di primissimo piano, come Federica Mogherini, vice-presidente della Commissione ed Alto Rappresentante per affari esteri e politica di sicurezza, non sono presenze comuni sui teleschermi. Dell’UE si parla con sempre più frequenza, ma lei rimane muta, un convitato di pietra privato di una sua propria identità.
La mancanza di una voce che possa rispondere ed argomentare rende gli strali contro l’Europa un’eco che torna intatta al tribuno di turno, senza scalfirne certezze o poterne criticare gli assiomi. Di conseguenza, un’istituzione complessa e multilivello come l’UE viene ridotta ad un comodo spaventapasseri. Anche la retorica del “ce lo chiede l’Europa” ha contribuito a questo svuotamento di senso, tanto da diventare un luogo comune, una frase fatta. Così, l’Unione Europea, che è invece fondata sul perenne compromesso e l’equilibrio di poteri tra i vari organi che la costituiscono (Parlamento, Commissione, Consiglio), si ritrova ostaggio di giochi di politica interna, coi suoi esponenti costretti al ruolo di dramatis personae in un copione che non hanno scritto.
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