UE
«Noi di Syriza e la nostra lotta all’austerità che fa bene a tutta l’Europa»
Il 25 gennaio gli elettori in Grecia sono chiamati a rinnovare il Parlamento, sciolto dopo la mancata elezione del Capo dello Stato. Il voto è particolarmente atteso per i risvolti sull’Unione europea: i sondaggi danno in testa Syriza, partito di sinistra contrario al Memorandum della troika, ossia l’intesa sul prestito concesso dalle autorità internazionali (Bce, Fmi e Commissione europea) in cambio delle politiche di austerità e delle riforme strutturali. Nelle ultime settimane, quindi, si parla di nuovo di Grexit, termine che prefigura la possibile uscita di Atene dall’euro. In questa intervista a Dimitrios Papadimoulis, vicepresidente del Parlamento europeo ed eurodeputato di Syriza, Gli Stati Generali cercano di comprendere le intenzioni del partito guidato da Alexis Tsipras, che alcuni ritengono un pericolo per l’Ue mentre altri lo giudicano una speranza.
Le Borse sono crollate appena è stato annunciato il voto in Grecia. Voi di Syriza siete preoccupati dal fatto che la paura possa influenzare il voto?
«La campagna elettorale è già piena di interventi da parte dell’establishment economico e dei fondi di investimento che cercano di creare un clima di paura tra gli elettori greci. Vogliono convincerli che abbiamo bisogno di continuare a fare le stesse cose che ci hanno portato al disastro. Ma ci sono momenti in cui la democrazia sconfigge la paura.
I venti di cambiamento soffiano nei popoli del Sud Europa e le forze politiche sono pronte a cambiare rotta per avanzare verso un’Europa che ritrovi la giustizia sociale e la sovranità popolare. Dopo anni di rovina sociale, Syriza offre ai greci una cosa preziosa: la speranza».
Qual è il programma di Syriza riguardo all’austerità richiesta dall’Unione Europea?
«Syriza chiede una soluzione negoziale con una conferenza sul debito per cancellarne una gran parte, come è avvenuto nel 1953 con la Germania. Abbiamo proposto un new deal europeo, sostenuto dalle banche, con la guerra all’evasione fiscale, un programma di emergenza per l’occupazione, l’aumento dello stipendio minimo e il ripristino della contrattazione collettiva».
Di quanto pensate possibile un taglio del debito?
«Vogliamo dare sollievo al debito pubblico attraverso la crescita economica, non con i tagli al bilancio».
Per il 2015 la Commissione Europea ha previsto una crescita del 2.9% dell’economia greca e la riduzione della disoccupazione dal 26.8 al 25%. Pensa che questi dati siano insufficienti?
«In Grecia abbiamo sperimentato la devastazione sociale provocata da oltre mezzo decennio di misure di austerità. Quasi un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà europea. Il sistema sociale e il sistema sanitario sono al collasso. Dobbiamo prima di tutto affrontare la “crisi umanitaria” e poi realizzare un piano di ripresa economica con le profonde riforme nella gestione dello Stato e della pubblica amministrazione, che porteranno alla crescita e alla creazione di posti di lavoro.
Come ha dichiarato Tsipras “Non è una questione di ciò che piace al partito, ma di ciò è fattibile”».
Nel caso in cui Syriza vincesse le elezioni, senza però avere la maggioranza in Parlamento, chi sarebbero i vostri potenziali alleati?
«Pensiamo che il sostegno a Syriza basterà per avere una maggioranza in Parlamento. Abbiamo più volte detto che cercheremo di raccogliere intorno a noi il maggior numero di forze possibili per garantire l’attuazione del nostro programma. In ogni caso, comunque, punteremo al più ampio consenso. La cosa importante è la leadership sociale: questo dipenderà dal supporto dei movimenti sociali dopo le elezioni».
E in Europa chi sono i vostri interlocutori?
«Nel Parlamento europeo Syriza è nel gruppo confederale Sinistra Unitaria/Sinistra verde nordica (Gue/Ngl). Syriza vuole che l’Ue abbandoni le paralizzanti politiche di austerità in favore del quantitative easing e di una nuova crescita economica. Pertanto i nostri possibili alleati sono le forze democratiche anti-austerità del Sud Europa.
Un governo guidato da Syriza potrebbe dare spinta alle altre forze anti-austerità nel Continente. È possibile che Podemos prenda il potere in Spagna dopo il 2015 (si vota a novembre, ndr). In Inghilterra i sondaggi danno i Verdi sopra il 9%. E possiamo dare una spinta anche alla Linke in Germania, il Paese che è il cuore dell’austerità nell’Unione europea».
Ritenete possibile una vostra influenza anche sui partiti socialdemocratici europei, fino a convincerli a unirsi al fronte anti-austerità?
«Sempre più analisti e studiosi di scienze politiche hanno ammesso che negli ultimi 5 anni c’è stata una serie di errori politici. Pensiamo all’austerità, attuata quando l’economia necessitava di stimoli, e alla “paranoia” per l’inflazione, quando invece c’è il rischio di deflazione.
Come ha detto Paul Krugman (Nobel per l’Economia, ndr): “La giustizia sta uccidendo l’economia mondiale”. In Inghilterra, per esempio, molti analisti politici credono che la vittoria di Syriza rafforzerebbe il Partito laburista, se propone una vera alternativa, oppure potrebbe far nascere una forza in stile Syriza. Il 2015 potrebbe finalmente essere l’anno in cui – in tutto il Continente – si arriva alla resa dei conti con l’austerità».
Ipotizziamo: Syriza vince le elezioni e forma un governo. Se la troika rifiutasse le vostre proposte, cosa fareste? Minaccereste l’uscita dall’euro?
«Il partito di governo, Nea Dimokratia, e suoi alleati di governo stanno descrivendo le elezioni come un referendum sull’euro. Non c’è niente di più lontano dalla realtà. Syriza non ha intenzione di fare mosse unilaterali. In realtà vogliamo fare di tutto per mantenere la Grecia nell’Ue e nell’eurozona.
Ma dobbiamo tenere a mente che, storicamente, la soluzione agli alti livelli di debito ha richiesto spesso la cancellazione di gran parte di quel debito. Pertanto, crediamo di trovare una soluzione sulla riduzione del debito con la troika.
E per quale motivo lo ritiene plausibile?
«Perché è nell’interesse di tutti».
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