UE
Nel PPE i nodi vengono al pettine: il gruppo Visegrad non appoggia Manfred Weber
Il Partito Popolare Europeo vive da mesi un conflitto interno tra la sua area più centrista ed europeista, capeggiata dai tedeschi della CDU, e una più sovranità ed euroscettica, che in passato non ha escluso alleanze e intese con i gruppi più spiccatamente di destra a Bruxelles e che ha trovato il suo paradigma nel premier ungherese Viktor Orban e nel suo partito Fidesz, almeno prima che questo venisse sospeso dal PPE.
Tra i temi oggetto di discordia, ovviamente, la gestione dell’immigrazione, con i centristi favorevoli a una riforma del Regolamento di Dublino e a all’introduzione di un meccanismo di quote proporzionali tra i vari paesi membri per l’accoglienza dei rifugiati, e i sovranisti à la Orban fautori di una politica migratoria vista come esclusiva competenza nazionale.
In questa situazione, la figura di Manfred Weber, bavarese della CSU (partito sorella della CDU, ma tradizionalmente più a destra) e candidato dei popolari alla Presidenza della Commissione Europea, ha avuto inizialmente anche la funzione di provare a evitare strappi, fungendo da cerniera tra le due anime del PPE. L’operazione, però, si è messa male già prima del voto europeo, quando il PPE ha deciso di sospendere Orban. Infatti, se da una parte si è evitata l’espulsione, dall’altra è chiaro che la sospensione ha reso ancora più tesi i rapporti tra il leader ungherese e la famiglia dei popolari.
Orban nelle ultime settimane ha posto in forse la sua appartenenza al PPE (solo negli ultimi giorni è sembrato più propenso a rimanervi, pur cambiando le sue posizioni sui temi controversi). Ieri, però, si è riunito a Budapest per un incontro informale il gruppo di Visegrad, ovvero il gruppo composto da Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca contrario a una politica migratoria e d’asilo condivisa a livello europeo. L’incontro si sarebbe svolto proprio nell’ufficio di Orban, e vi hanno partecipato Andrej Babis, Peter Pellegrini, e Mateusz Morawiecki, rispettivamente presidenti del Consiglio dei Ministri di Rep. Ceca, Slovacchia e Polonia.
Il gruppo avrebbe deciso di non appoggiare Manfred Weber per la sua corsa alla Commissione Europea, sposando dunque la linea di Orban, che in questo modo forse spera di rendere chiara la sua importanza nel PPE, costringendo il partito a trattare e magari a rivedere la sospensione e gli ultimatum spesso rivolti a Fidesz.
Sembra inoltre che il gruppo intenda sostenere Maros Sefcovic, slovacco attualmente commissario europeo per l’unione energetica, per la posizione di Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri.
Il percorso di Weber per divenire Presidente della Commissione sembra sempre più difficile, ma le fratture nel PPE sono un tema che potrebbe andare ben oltre la fase dell’elezione del prossimo presidente.
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