Governo

Matteo Renzi è il più euroscettico di tutti

18 Gennaio 2016

Siamo alle solite.

Dopo il caso del Comune di Quarto che fino adesso aveva praticamente monopolizzato i salotti buoni della politica televisiva e le testate più autorevoli del nostro Paese, adesso si torna a parlare di Europa. Forse finalmente si affronteranno i temi fondamentali per migliorare l’Unione come la sicurezza, l’euro o l’immigrazione. E invece no. A tenere banco stavolta è il botta e risposta a distanza senza esclusione di colpi tra il nostro Premier Matteo Renzi e il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker.

Già, perché questa volta i toni sono più accesi del solito: da una parte Juncker che, durante una conferenza stampa afferma: “ritengo che il primo ministro italiano, che stimo molto, abbia torto a vilipendere la Commissione a ogni occasione, non capisco perché lo faccia”, dall’altra Renzi risponde a tono dicendo che “è finito il tempo in cui l’Italia si faceva telecomandare da Bruxelles”. E’ poi notizia di ieri la durissima affermazione del politico del Lussemburgo che parlerebbe di un’assenza di interlocutori a Roma”.

Siamo di fronte alla più grave crisi tra Roma e Bruxelles degli ultimi anni con i rapporti tra Europa e Governo italiano attualmente ai minimi storici.

Non è ovviamente la prima volta che Renzi attacca le istituzioni europee, anzi, questa è proprio una “trovata” che il nostro presidente del consiglio utilizza quando le cose si mettono piuttosto male.

Proprio adesso che il suo Governo si trova travolto dallo scandalo sempre più pungente di Banca Etruria, dagli arresti costanti degli amministratori locali del PD e, soprattutto, dal gradimento nei sondaggi sempre più in forte calo, il comunicatore Matteo sfodera la sua arma migliore: attaccare l’Europa.

Il rischio ovviamente è quello di equipararsi di fatto ai tanto odiati “euroscettici” salvo, tuttavia, utilizzare proprio le stesse loro armi e lo stesso campo di battaglia. Questo sterile attacco a Bruxelles è una pura e semplice trovata mediatica, un tentativo di invocare un “deus ex machina” che possa distogliere gli italiani dai gravi problemi in cui questo Paese si trova e dagli scandali e le ferite di questo Governo  da lui guidato. Quel Renzi che ha guadagnato, con i famosi 80 euro, il più nutrito numero di parlamentari europei all’interno del S&D, che ha presieduto nel silenzio più assordante un semestre europeo che di certo la storia non ricorderà, che attua quelle riforme come il Jobs Act fortemente volute da quell’Europa che ora è accusata da lui di “telecomandarci a distanza”.

Adesso sembra che abbia scaricato addirittura la Mogherini, da lui fortemente voluta come Alto Commissario agli Affari Esteri. Le occasioni per cambiare il funzionamento europeo ci sono state e ci sono ancora ma la voglia di trasformare le occasioni in possibilità forse è quella che manca. Oggi si legge su alcuni giornali che Renzi ha finalmente fatto la voce grossa, non si capisce con chi.

Attendiamo allora il prossimo Consiglio Europeo per capire se ci sarà continuità a queste dure parole nei confronti di Bruxelles.

E nel frattempo?

Nel frattempo Renzi usa la carta più semplice per uscire dai guai e magari guadagnare qualche punto nei sondaggi: attaccare l’Europa sprofondata in una crisi, non solo economica, nel tentativo di ergersi a baluardo degli interessi degli Italiani contro gli eurocrati cattivi.

Giocare allo stesso gioco degli euroscettici insomma, con la differenza che lui è al potere e può realmente lanciare proposte di miglioramento che, ad oggi, non sono ancora pervenute forse perché troppo impegnato a guardare i sondaggi e inventarsi al prossimo coup de théâtre.

 

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