UE
Marazzi (+ Europa): “Mi candido, contro questa lenta e inesorabile Italexit”
Avvocato d’affari, già vice-presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina, Marco Marazzi è candidato a Nordovest per +Europa – Italia in Comune per le prossime Elezioni Europee. Ha voluto raccontarci quest’esperienza di candidatura e le ragioni che la sostengono.
Lei è un professionista di alto livello, tanto lavoro, tanto successo: chi glielo fa fare di impegnarsi in una campagna elettorale difficile e ad alto rischio di insuccesso?
Perchè ne ho abbastanza di vedere l’Italia scivolare lentamente fuori dall’Eurozona e quindi anche dalla UE, dal mercato unico, da Schengen, da tutto quello che ci ha dato stabilità, democrazia, stato di diritto e sviluppo negli scorsi decenni. E questo disastro distruggerebbe oltre che le vite di milioni di italiani anche il mio di lavoro e quello di molti miei colleghi, che magari vorrebbero impegnarsi ma temono appunto l’insuccesso. E poi perchè penso che con la mia esperienza posso contribuire ad una presenza italiana qualificata al parlamento europeo. Se non avrò successo, avrò comunque portato temi in questa campagna di cui pochi parlano.
Su quali parole d’ordine e programmi politici ha fondato la sua candidatura e la sua campagna elettorale?
Completamento mercato unico, trattati commerciali tra UE e resto del mondo (soprattutto aree in forte crescita), vera concorrenza nei servizi, questi sono tre pilastri senza i quali la crescita economica in Europa e in Italia è impensabile nei prossimi 10 anni. Un paese tradzionalmente esportatore come il nostro dovrebbe capirli al volo. Eppure si fa ammaliare da sirene protezioniste da stupidaggini come “la lunghezza delle banane” etc senza rendersi conto che senza il mercato unico europeo e la sua regolamentazione che consente a tutti di potervi partecipare l’Italia sarebbe finita da un pezzo.
Per lavoro si è occupato e si occupa quotidianamente di Cina. Come si stanno muovendo le istituzioni europee nei rapporti con Pechino? E come dovrebbero muoversi?
Prima del progetto Belt and Road Initiative, la UE era molto coesa nei suoi rapporti con la Cina, anche perchè si trattava prevalentemente di commercio e negoziati su apertura mercato cinese agli investimenti, per i quali la UE ha competenza esclusiva. La BRI, che tocca anche materie su cui i singoli paesi membri esercitano ancora gran parte del controllo (infrastrutture dai trasporti all’energia alle telecomunicazioni, accordi su collaborazioni in paesi terzi,etc.) ha aperto una falla in un fronte originariamente coeso e la Cina ha cominciato a negoziare con i singoli paesi invece che con la UE. Hanno cominciato i paesi membri dell’Europa centro-orientale, poi si è aggiunta la Grecia e il Portogallo ed adesso l’Italia. E’ sbagliato, profondamente sbagliato. Serve unità di intenti ed una voce sola.
E rispetto all’America di Trump, invece? Rischiamo di rimanere intrappolati e stritolati da questa strana morsa Usa/Cina?
L’America di Trump ha una posizione ambigua. Per ora, sembra che consideri il suo avversario principale dal punto di vista commerciale ma anche tecnologico la Cina più che l’Europa. Il che però non ci dovrebbe lusingare in quanto è una certificazione che l’Europa sulle tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale per esempio dove la rivalità a lungo termine USA-Cina è più forte, in pratica non esiste. Inoltre, nulla ci garantisce che il prossimo obiettivo di Trump non possa essere l’Europa stessa. Trump accusa sempre di solito la Germania, che però è motore per l’intero continente ma si colpiscono indirettamente i fornitori dell’industria tedesca. Se la Germania esporta meno auto in USA ne soffrono anche i produttori di componentistica italiani. Per questo forse è venuto il momento per la UE di riprendere l’iniziativa ed evitare di lasciarsi marginalizzare da Cina e USA e rimettersi invece alla guida della regolamentazione di investimenti e commercio globali, attraverso due passi: 1. riprendere negoziato per un FTA con gli USA magari cominciando dal settore industriale visto che quello agricolo ha creato così tanti problemi durante i negoziati del fallito TTIP e 2. concludere con la Cina il negoziato sugli investimenti bilaterali per garantire massima reciprocità. Questo darebbe un vantaggio competitivo alle aziende europee non da poco.
Voi di +Europa siete i paladini del rigore, ed è facile accusarvi di essere i portavoce dell’Austherity in un paese sempre border Line dal punto di vista della finanza pubblica. È proprio così? Non rischiate di aiutare, in qualche modo, la propaganda dei populisti?
Noi crediamo che la disciplina nei conti pubblici sia fondamentale. Non si può continuare ad adottare misure che richiedono ulteriore debito per far fronte a spese che non generano una crescita economica, ma magari servono per perpetuare politiche assistenzialiste o consentire a qualcuno di andare in pensione prima senza però che questo porti per giunta a nuovi ingresso nel mercato del lavoro. Bene fa l’UE a ricordarci che un livello intollerabile di debito in rapporto al PIL non fa male solo all’equilibrio generale nell’Eurozona ma anche e soprattutto all’Italia e alle nuove generazioni che questo debito prima o poi dovranno ripagarlo. Ma non siamo così naive da pensare che la crescita economica futura possa essere raggiunta solo da investimenti privati. Serve anche un serio piano di investimenti infrastrutturali, nella tutela dell’ambiente e nelle nuove tecnologie che deve poter contare anche su fondi e finanziamenti europei.
Quale prospettiva vede più realistica, dal punto di vista dei rapporti di forza e delle alleanze, nel prossimo parlamento Europeo?
Al prossimo parlamento europeo ci sarà una netta maggioranza composta da popolari, socialisti, liberali (di cui faranno parte gli eletti di +Europa) e verdi, che probabilmente avrà il 70% dei seggi. Tutti partiti pro-UE (con qualche eccezione nei popolari, purtroppo che a mio avviso sono il gruppo che ha creato più ostacoli alla risoluzione di molti problemi nella struttura della UE).
In questo quadro, l’Italia Giallo-Verde, ha qualcosa da guadagnare o qualcosa da perdere?
5 Stelle e Lega hanno dichiarato di voler fare l’ingresso o in gruppi di nuova costituzione con alleati di dubbia consistenza o nel gruppo con la Le Pen, che vota coeso meno del 50% delle volte.Questi gruppi saranno marginali, molto divisi al loro interno ed incapaci di cambiare qualcosa. Una vera iattura anche per l’Italia.
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