UE

Macron, una balena bianca contro i populisti

22 Marzo 2018

Il 4 marzo ha segnato uno spartiacque nella storia politica italiana, ma non per questo ne ha influenzato inevitabilmente la direzione. Basta guardare al panorama europeo per rendersi conto che le dinamiche centrifughe che hanno prevalso in Italia sono solo una faccia della medaglia.

Anche nel resto del continente la politica sta vivendo una fase di profonda transizione, accompagnata dall’eterno dibattito sulla fine della destra e della sinistra. Si sta aprendo una prateria tra gli estremi di una parte e dell’altra, un “grande centro” che alcuni hanno saputo riempire, scommettendo su un progetto incentrato su valori progressisti.

Massimo interprete di questa strategia è Emmanuel Macron, l’uomo che in Francia ha saputo battere le regina dei populisti, Marine Le Pen, l’enfant prodige che ha ridotto ai minimi storici centrodestra e centrosinistra, creando dal nulla una nuova balena bianca.

A un anno dalle elezioni europee, Macron ci riprova e alza la posta in gioco. Questo fine settimana il suo movimento, La République En Marche, lancerà la “grande marcia per l’Europa”, iniziativa che di fatto apre la campagna elettorale per le europee. Perché tanto anticipo? Certo, per realizzare il suo programma Macron non può prescindere dal riformare l’Unione. Ma c’è dell’altro. Per influenzare l’agenda europea Macron ha anche bisogno di controllare il numero maggiore possibile di eurodeputati a Bruxelles.

Al momento, il presidente francese è un generale senza truppe. Il suo movimento, in quanto nato solo dopo le ultime elezioni europee, è privo di rappresentanti a Bruxelles e Strasburgo. E anche il commissario europeo francese, il socialista Pierre Moscovici, è espressione della maggioranza governativa precedente.

Un inconveniente destinato presto a risolversi. Secondo un sondaggio pubblicato in dicembre da Le Figaro, infatti, il partito del presidente è largamente in testa nelle previsioni di voto per le elezioni europee del prossimo maggio, con il 26 per cento, davanti al Front National, fermo a quota 17 per cento.

È un buon inizio, ma ancora non abbastanza per sparigliare gli equilibri dell’eurocamera, dove la fanno da padroni popolari e socialisti. Ma Macron ha tutte le intenzioni di far sentire la sua voce nella scelta dei successori di Jean-Claude Juncker e Mario Draghi, in scadenza di mandato l’anno prossimo, e per questo pare sia intenzionato ad andare fino in fondo e creare un proprio gruppo politico a Bruxelles, che sia una piattaforma per i vari partiti europeisti.

Dietro le quinte qualcosa si sta già muovendo. Lo scorso dicembre il socialista francese Gilles Pargneaux, ha annunciato un’iniziativa che raccoglierebbe ben settanta eurodeputati macronisti, i cui nomi però restano coperti dall’assoluta segretezza. Come direbbe Pierluigi Bersani, lo scouting è cominciato.

Ci sono poi le trattative con soggetti politici simili a En Marche! come ad esempio, i liberali di Ciudadanos in Spagna, in forte ascesa e guidati dal clone spagnolo di Macron, il giovane e dinamico Albert Rivera. Tra questi soggetti politici, potrebbe esserci anche il Partito democratico, o una parte di esso, una volta che sarà uscito dalla sua crisi esistenziale.

In tal senso, l’abbraccio mortale con il MoVimento Cinque Stelle o il sostegno, esterno o meno, a un governo guidato da Salvini sono tutt’altro che una scelta obbligata. Almeno sul piano europeo, il “grande centro”, che era anche il sogno di Matteo Renzi, è tutt’altro che archiviato, ma si sta imponendo come vera alternativa ai populisti, in uno scenario sempre più dominato dalla divisione tra progressisti e reazionari, europeisti ed euroscettici, liberali e nazionalisti.

Il piano di Emmanuel Macron di ripetere a livello europeo lo scacco matto che gli ha permesso di sconfiggere Marine Le Pen e mandare al contempo in soffitta un centrosinistra e un centrodestra fossilizzati su categorie passate, potrebbe provocare un sisma le cui scosse si faranno sentire anche in Italia.

È quindi bene che i soggetti progressisti italiani non si facciano trovare impreparati. C’è alternativa all’allearsi con Salvini e Di Maio. La bussola non è andata perduta, indica sempre gli stessi valori, che guarda a caso, oggi trovano realizzazione sul piano europeo.

Ancora una volta, è il momento di contrappore al pessimismo dell’intelligenza l’ottimismo della volontà.

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