UE

L’Europa nacque dalle guerre e oggi si ricorda che la pace conta più dei bilanci

22 Marzo 2016

Da oggi, giorno dell’attentato di Pasqua, in Europa cambia tutto. Il terrorismo islamico ha capito prima di noi chi è il suo nemico, le nostre libertà sanguinosamente conquistate nella storia ancor prima delle nostre democrazie,  e sta agendo secondo logica militare e politica. Su immigrazione, integrazione e sicurezza fino ad oggi ogni paese europeo aveva la sua agenda, i suoi bisogni, le sue politiche ma pensare che quanto è accaduto prima in Francia e ora in Belgio sia legato solo al fallimento dei sistemi di integrazione di quei due paesi sarebbe un errore politico imperdonabile. L’Europa unita nacque come risposta alle guerre mondiali nel momento della guerra fredda, l’integrazione procedette sul “mai più guerre” e regolò i suoi rapporti interni con politiche economiche convergenti sotto l’ombrello Nato. L’Euro fu l’ultimo frutto di un gruppo dirigente che le guerre le aveva vissute o ne era un immediato erede. Questo mondo è finito. L’agenda europea e la cultura politica di questi anni si sono fatte trovare del tutto impreparate davanti al fenomeno migratorio, all’integrazione sociale delle seconde generazioni e ancora in questi giorni, sparita l’Unione intesa come processo di convergenza tra paesi, l’Europa è governata non dalle iniziative della Commissione e del Parlamento ma attraverso conferenze di Versailles che ogni settimana prendono la forma della trattativa permanente delle conferenze intergovernative, come se globalizzazione e sicurezza fossero problemi di ogni singolo paese. Reti ai confini comprese.

Game over, ed era ora.

L’Unione Europea torna ai fondamentali: la sicurezza all’interno e all’esterno dei suoi confini; non basta e non serve che la Francia mandi la portaerei nucleare Charles de Gaulle a far la spola tra il Golfo Persico e il Mar Mediterraneo, non serve ci si divida sulle sorti della Libia a tutela di interessi economici  nazionali. O i governi comprendono che non si può marciare divisi e colpire separati o questa Pasqua segnerà, con tutte le ragioni, la fine del loro gruppo dirigente.

Immigrazione, integrazione sociale secondo le libertà i diritti e i doveri che abbiamo nei secoli costruito, sicurezza collettiva sono i nuovi capisaldi intorno ai quali ritrovare e senza “piani B” le ragioni dello stare insieme dei Paesi e dei cittadini. Questa è la grande svolta e l’unica vera conseguenza degli attentati: non posso scrivere  che quanto è accaduto  sia un bene perché invece che sugli ideali qui si marcia nuovamente sul sangue degli europei, ma la politica ha una nuova priorità anche rispetto ai bilanci nazionali: perché un atto di terrorismo ha riflessi su economia, finanza, crescita, libertà individuali intaccate nell’immediato e nel medio periodo.

Noi italiani sappiamo cosa significa il terrorismo meglio di tutti gli altri, il generale Dalla Chiesa per chi di noi visse quegli anni ci spiegò che la guerra sarebbe stata lunga, lo Stato avrebbe vinto ma era necessario prosciugare l’acqua nella quale i terroristi nuotavano liberamente. Questa guerra si vincerà certamente ma le ragioni della solidarietà ai terroristi e contro la Gendarmeria che si sono viste nel quartiere di Bruxelles nei giorni scorsi sono il vero problema da affrontare nel medio periodo, mentre nel breve le regole sulla immigrazione non possono essere scritte solo per ragioni economiche. Non si parli di eserciti europei ma di polizie e intelligence comuni sì. Questo è ciò che troveremo scritto sui giornali di domani in un diluvio di dichiarazioni. Ma la sostanza è che siamo in guerra e la dichiarazione è stata consegnata a tutte le cancellerie europee: o rispondiamo insieme come società civile europea e come Istituzioni Comunitarie o il risultato sarà il caos politico e sociale in ogni Paese con gli elettori nelle mani del più pericoloso degli estremismi.

Noi europei siamo un misto di sangue barbaro e razionalità romana: dobbiamo comprendere, spiegare e convincerci che adesso è il momento della razionalità, ne va delle nostre libertà di cittadini.

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