UE
L’Unione Europea vieta la pesca elettrica
Basta con la pesca elettrica. Mercoledì 13 febbraio, a Strasburgo, i negoziatori delle tre istituzioni europee (Parlamento, Consiglio e Commissione), finalmente hanno raggiunto un accordo sull’uso dell’elettricità, decidendo di vietare la pesca elettrica ai pescherecci dell’Unione europea in tutte le acque che frequentano, anche al di fuori dell’UE, a partire dal 30 giugno 2021.
I pescherecci da traino già equipaggiati con l’energia elettrica, fino ad allora, potranno continuare ad avvalersi delle esenzioni accordate dal 2007, vale a dire entro il limite del 5% dei pescherecci da traino degli Stati membri. Nessuna nuova deroga sarà però ammessa. Inoltre, l’accordo politico raggiunto specifica che la ricerca scientifica deve essere rigorosamente controllata, con un numero limitato di navi (sei navi, decisamente troppe) e l’avvallamento dell’organismo scientifico della Commissione europea (il Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca).
La pesca elettrica, attraverso l’uso di un generatore di corrente, stordisce i pesci per mezzo di forti scariche elettriche e li costringe così a lasciare il fondo per essere più facilmente “pescati”. La tecnica piace molto ad alcune lobby della pesca industriale, in particolare modo olandesi e inglesi. Alcune specie vengono sterminate, senza alcun controllo sulle taglie, dalle sogliole ai rombi. E i nostri mari sono avvelenati dall’elettricità.
Dopo anni di richieste e denunce finalmente l’Europa dichiara la pesca elettrica illegale. L’ong internazionale BLOOM nel 2017 ha iniziato una lunga battaglia per l’abolizione di questa pratica crudele e nociva per natura e ambiente. Quando BLOOM ha iniziato la sua campagna al Parlamento Europeo, tutti i partiti politici, tranne la Sinistra Unitaria Europea, accettavano il principio della pesca europea, i pescatori artigianali non avevano così più alcuna speranza di vederla vietare e il dibattito verteva addirittura sulla sua estensione massiccia in Europa. Claire Nouvian, fondatrice di BLOOM, ha evidenziato, commentando il divieto, che «Il cammino fatto fin qui è enorme. Abbiamo completamente ribaltato a nostro favore l’ecosistema politico e la negoziazione si è concentrata unicamente sulla data di entrata in vigore del divieto, nessuno metteva più in discussione il principio».
Le scoperte dei ricercatori dell’ong, Laetitia Bisiaux e Frédéric Le Manach, hanno permesso di portare alla luce una serie di decisioni pubbliche profondamente corrotte a favore delle lobby olandesi della pesca industriale. BLOOM aveva peraltro formalmente presentato una denuncia contro i Paesi Bassi rilevando che l’83% delle licenze di pesca elettrica olandesi era illegale. In seguito alla denuncia, la Commissione ha annunciato di voler aprire una procedura formale di infrazione contro i Paesi Bassi. Nel gennaio 2018, l’ong aveva rivelato che la decisione della Commissione europea di autorizzare l’elettricità, considerata fino al 2006 come metodo di pesca distruttivo, era stata presa contro il parere degli scienziati. Ci sono voluti più di due anni di campagne, due denunce formali alla Commissione europea, una richiesta di apertura di indagine europea per frode, una vertenza dinanzi alla Mediatrice europea, centinaia di incontri con le Rappresentanze permanenti degli Stati membri e con i parlamentari a Bruxelles per raggiungere questo risultato.
Gli industriali, peraltro, chiedevano una transizione lunga tre anni per poter continuare a devastare l’ambiente marino fino al 2022, mentre l’ong e i pescatori artigianali, che da anni soffrono la concorrenza sleale delle navi industriali che pescano illegalmente, reclamavano un divieto in vigore dal 31 luglio, 2019. Aspettando il 2021, è necessario che la Francia vieti senza ulteriori ritardi la pesca elettrica nelle proprie acque, in modo che le navi olandesi non possano più pescare sulle nostre coste. Inoltre, è essenziale che le istituzioni prevedano un piano di emergenza per fornire un sostegno finanziario alla pesca artigianale, perché non ha più i mezzi per resistere da sola.
«Oggi celebriamo non solo una vittoria per l’ambiente marino e la pesca artigianale, ma anche per i cittadini», afferma Claire Nouvian. «Questo risultato ci ricorda che con perseveranza e rigore, un piccolo gruppo di persone motivate e sostenute dall’opinione pubblica può vincere contro un sistema politico-industriale radicalmente ostile».
Adesso, Jean-Claude Juncker dovrà esprimersi pubblicamente per dire se il Collegio dei commissari ha bloccato o no la richiesta della Direzione Generale degli Affari marittimi e pesca (DG MARE) di avviare il procedimento contro i Paesi Bassi. D’altro canto, i milioni di euro raccolti con licenze illegali devono essere restituiti ai contribuenti europei, costi quel che costi.
*
Devi fare login per commentare
Accedi