UE

L’intrigo fra tecnica e politica che avvolge BCE, Germania e Grecia

6 Febbraio 2015

Gli appassionati di Pirandello sono pregati di tornare a sedersi in prima fila, perché sta per cominciare l’ultimo atto. Anzi, poiché siamo oltre Pirandello, potrà anche essere che quello cui assisterete non sia l’ultimo atto, e anzi molto probabilmente non lo sarà. Comunque sia, lo spettacolo sarà magistrale, con i demoni della tecnica e della politica che possiederanno a turno i personaggi di questa tragedia, rendendo ogni gesto ambiguo, o addirittura bivalente. Un attimo un personaggio posseduto dalla tecnica sembrerà prendere una decisione politica, un attimo dopo lo stesso personaggio getterà la maschera, affermando di essere un attore tecnico, e non verrà creduto, perché sarà ritenuto posseduto dal demone politico.

Un personaggio in particolare in questa settimana ha interpretato la sua ambivalenza in maniera magistrale: la BCE. L’azione: il ministro greco della finanze Varoufakis, in un completo nero con camicia nera, si reca alla  BCE per trarne gli auspici. All’uscita dal colloquio con l’oracolo il greco pare sollevato. Il giorno dopo la BCE annuncia la fine della deroga concessa per la consegna in garanzia dei titoli di stato greci, che vivono ormai nelle acque fetide dell’Ade dei titoli spazzatura. I titoli non verranno più accettati come garanzia per il finanziamento alle banche. Scoppia lo sdegno e tutti i canali di comunicazione, parlando con una voce sola proprio come un coro di una tragedia greca, recitano che la BCE è posseduta dal demone della politica. Un coro minaccioso e gravido di sventura, che non è vero, o forse lo è.

In realtà, l’azione della BCE in principio è tecnica. La deroga che consentiva di accettare i titoli greci come garanzia era condizionata al piano economico concordato per il salvataggio. Quindi, il venir meno del consenso sul piano doveva necessariamente far scattare la fine della deroga. Se la BCE non fosse intervenuta, avrebbe fornito un appoggio implicito al piano greco. Allora ha agito, e i migliori critici di teatro delle banche centrali hanno riconosciuto il carattere tecnico della scelta. Tra questi, Angelo Baglioni, su lavoce.info, ha però segnalato la possibilità di un colpo di scena. Perché la BCE non ha atteso la fine di febbraio, quando scadeva formalmente il programma di aiuto? Che questo anticipo abbia un significato politico? Siamo nell’imperscrutabile. Con lo stesso criterio, infatti, potremmo notare che la fine della deroga è stata presa dopo l’incontro formale tra Varoufakis e Draghi, in cui il ministro greco ha formalmente sconfessato il vecchio piano di aiuti.  Altri colleghi hanno notato, a ragione, che la decisione è stata presa a maggioranza dal Governing Council della BCE. Se era una decisione tecnica, perché prenderla a maggioranza?

In un articolo, poi, il Financial Times riporta i retroscena di questa scelta, svelando che gli insider tenevano sott’occhio anche una terza data rilevante, quella della prossima riunione dell’Eurogruppo: fare scadere la deroga dopo avrebbe potuto essere un gesto di tipo politico contro i risultati (o la mancanza di risultati) della riunione. Infine, per sancire il carattere tecnico della scelta è intervenuta la comunicazione che rimarranno aperti gli ELA, cioè i prestiti alla banche da parte della banca centrale greca. Insomma, viene per ora escluso l’ultimo giro di garrota che sarebbe eminentemente politico.

Viene da chiedersi perché tutta questa preoccupazione della BCE di stare fuori dalla politica non abbia partorito l’idea geniale di un comunicato che dicesse: “la decisione è esclusivamente tecnica”. Forse dentro la BCE amano troppo Pirandello per rovinare la commedia. Molto più probabilmente, il gioco delle parti è ancora più complesso, e proprio per questo quella frase non è stata scritta. In altri termini, può essere che in BCE qualcuno ritenga che essa debba entrare in questa storia come attore politico. Questo sarebbe grave, perché significherebbe che la BCE si schiera sulle stesse questioni sulle quali i cittadini di Europa vanno a votare. Inoltre, si schiererebbe in una lotta che è già resa impari dall’isolamento e dalla chiusura cui è condannata la Grecia. Infine, la scelta di starne fuori potrebbe essere consigliata dalla cattiva coscienza di aver già preso fin troppo posizione in passato come elemento della famigerata Troika. Scopriamo infatti oggi che gli aiuti diretti alla Grecia di fatto andavano ai contribuenti tedeschi e francesi che in questo modo evitavano (almeno parzialmente) di dover salvare le loro banche dal default greco: una storia che prima o poi sarà documentata nei dettagli e scritta, e che avrà il suo peso.

Ma se la BCE è l’attore più ambiguo di questa commedia (ma non perché sia cattiva, perché l’hanno disegnata così), altri non sono da meno. Pensate all’incontro tra Schauble e Varoufakis, con il primo che dice: “we agree to disagree” e il secondo: “we don’t even agree to disagree”. Filosofi a confronto. Ma anche qui, Schauble ha opposto una risposta politica (rispettare i patti) a una proposta tecnica (la sostituzione del debito attuale con debito legato alla crescita). In altri termini, hanno parlato lingue diverse, o finto di ascoltare lingue diverse. La platea tecnica vorrebbe sapere cos’hanno in contrario i tecnici tedeschi alla proposta di Varoufakis, che consentirebbe di ridurre il rischio di credito dei titoli greci. Ma a questa domanda tecnica si sono offerte solo risposte politiche.

Infine, lo scontro e l’intrigo tra tecnica e politica raggiunge toni da farsa quando si solleva alta la solita domanda: “se la Grecia la spunta, ci saranno rischi di contagio”? Il contagio infatti è un concetto meramente tecnico, che studia epidemie e diffusioni di crisi finanziarie, e che impiega modelli di matematica e probabilità sofisticati. Invece, il contagio cui ci si riferisce in Europa non ha bisogno di modelli: contagio è semplicemente la vittoria di un’alternativa di sinistra in Europa. Come se fosse un virus invece di un modo diverso di concepire l’Europa.

Ma non vi distolgo oltre dallo spettacolo contorto di questo duello tra Grecia e l’Europa.  L’opinione comune, e anche la mia, è che si tratti proprio di una commedia, che potrà avere un lieto fine o, meglio ancora, un lieto inizio, e chi ama le sensazioni forti ed i finali drammatici resterà deluso. Comunque, c’è sempre spazio per sorprese; c’è sempre la possibilità di un errore umano, di una battuta interpretata male da uno degli attori in commedia, di un malinteso. Gli spettatori di una commedia simile, quella nota come caso Lehman Brothers, sono stati incerti sull’epilogo fino alla fine, e anche allora ottimisti, ma poi nel giro di un fine settimana di metà settembre 2008 hanno potuto assistere alla più grande deflagrazione finanziaria di questo secolo, di cui si avvertono ancora le radiazioni.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.