UE
L’Europa non piace agli europei, figurarsi agli inglesi
Il 7 maggio 2015 non è stato un giorno qualunque per l’Europa. Sarà una frase fatta, ma il tempo racconterà quanto inciderà questa data. Mentre da mesi il dibattito si infervora sulla Grexit, la presunta fuoriuscita dall’euro della Grecia, è stato totalmente ignorato un altro scenario possibile: la Brexit, ossia l’addio del Regno Unito all’Unione europea. La vittoria di David Cameron, confermato al numero 10 di Downing Street, ha smentito qualsiasi sondaggio, andando oltre ogni rosea previsione. E questo risultato ha significato ben preciso per gli europei: gli elettori britannici si pronunceranno entro il 2017, attraverso un referendum, sulla permanenza nell’Ue. Una promessa che il primo ministro non può eludere, pena un tracollo della credibilità. Il tutto mentre in Finlandia la destra euroscettica, del partito ‘I Finlandesi’, viene incluso nel nascente governo.
I prossimi anni per Londra saranno molto tesi. A fare da contraltare al trionfo dei conservatori, c’è il ‘miracolo’ scozzese realizzato da Nicola Sturgeon che ha condotto lo Scottish National Party (Snp) in una cavalcata leggendaria: la conquista di 56 seggi (50 in più rispetto al 2010) su 59 in Scozia. Una resurrezione dopo la sconfitta sul referendum per l’indipendenza di Edimburgo. Per Sturgeon, attuale primo ministro scozzese, è un capolavoro personale che ha cancellato le sbandate del suo predecessore Alex Salmond. Ma lo Snp puntava a far pesare i propri deputati in un’alleanza con i laburisti, attraverso un appoggio esterno all’eventuale governo guidato da Ed Miliband. Adesso è previsto un muro contro muro contro il David Cameron, che nel corso della campagna elettorale ha demonizzato proprio la possibile intesa tra Labour e Scottish National Party. E la tensione, come accennato, non resterà nei confini del Regno Unito: si espanderà in tutta Europa con il referendum annunciato dal premier conservatore.
L’impatto della Brexit, con tutto il rispetto per Atene, potrebbe essere molto più violento, lasciando un segno nella quotidianità di noi europei. Non è leggenda l’idea di mettere dei paletti severi ai flussi migratori provenienti dall’Europa. Quindi, per dire, anche il “mito di Londra” per molti italiani diventerebbe fantascienza. La proposta dell’Ukip di Nigel Farage era quello di stoppare l’arrivo di stranieri e successivamente fare una “selezione all’ingresso”, accettando solo lavoratori qualificati. È pur vero che la destra nazionalista non sarà decisiva negli equilibri parlamentari, ma è stato fondamentale nello spostamento a destra dei conservatori di Cameron; che potrebbero prendere in prestito alcune idee.
Il risultato del partito di Nigel Farage, quindi, non va soppesato in termini di seggi conquistati, ma nella capacità di trascinare i Tory sempre più a destra. Il dato delle elezioni per la Camera dei Comuni si somma inevitabilmente a quello delle Europee dello scorso anno, quando l’Ukip ha fatto il pieno ottenendo il 27,5% dei voti. Il voto del 2014 è stato una sorta di ammonimento a David Cameron, un invito a virare verso una posizione più conservatrice, in linea con l’euroscetticismo che da sempre pervade l’elettorato di destra del Regno Unito. Insomma, l’ennesima testimonianza che ai britannici non piace l’Europa. E del resto sembra piacere meno anche agli stessi europei.
Nello stesso 7 maggio, infatti, nel ‘lontano nord Europa’ è diventato reale un altro fantasma che agitava i sonni dell’Ue: il totale ‘cedimento’ a destra della Finlandia, recentemente andata al voto con la vittoria del miliardario Juha Sipilä, leader del Partito di Centro, di ispirazione liberale. Tuttavia, il partito ‘I Finlandesi’ (meglio conosciuto come ‘Veri Finlandesi’) di estrema destra, capeggiato da Timo Soini, è sostanzialmente entrato nella coalizione che formerà il governo. Affiora così la granitica certezza che un partito euroscettico non propugnerà proprio una visione europeista e né tantomeno avallerà misure che favoriscano l’integrazione comunitaria. Una manna per i referendari no-Ue di stanza a Londra.
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