UE
L’archetipo e il prototipo
Raccontare il conflitto russo ucraino, con pieno coinvolgimento dell’Europa, fuori da uno schema da “reality” o dalla vulgata giornalistica, che, ormai, collima con quella dei social, non è agevole, in special modo se nell’argomento vado a introdurre una delle opere più celebri di Assteas, un maestro ceramografo della mia terra, vissuto nel IV sec. a.C. Eh, sì, nella migliore delle ipotesi si potrebbe essere tacciati di snobistico elitarismo, anche se, per la miseria, io non sono che un popolano, nei gusti e nella foggia! Però abito, per buona sorte, in un luogo elitario: su una collina dove si estende il borgo storico di Capaccio, a ridosso di Paestum (Il comune è Capaccio Paestum). L’antico artista, mio conterraneo, plasmò un cratere favoloso, conosciuto in tutto il mondo, su cui raffigurò il ratto di Europa. Come tutti sapranno, il mito racconta che un giorno Europa, figlia di Agenore, re di Tiro, stava giocando sulla spiaggia quando fu notata da Zeus, che se ne invaghì. Per prendere la ragazza, il Dio greco, esperto in stratagemmi amorosi, chiese ad Ermes di far muovere una mandria di bovini sulla spiaggia, tra cui lui si frammise nelle sembianze di un toro bianco che, manco a dirlo, si avvinò all’avvenente fanciulla. Europa, meravigliata dalla mansuetudine dell’animale, quando questo le si accucciò accanto come un cagnolino affettuoso gli salì in groppa. Così Zeus poté rapire la fanciulla galoppando verso il mare, che attraversò sempre nella forma del toro, per giungere all’isola di Creta, dove con altri espedienti vinse le resistenze della giovane donna. Europa, dunque, è una straniera che, rapita, trova rifugio nella terra che sarà la culla della civiltà europea e dove lei riuscirà a ricostruirsi un futuro, diventandone la regina. Il suo mito celebra l’incontro interculturale tra la civiltà fenicia e quella greca, che fino ad allora rappresentavano mondi distanti e incomunicabili. E ci ricorda che quella stessa terra, l’occidente, che un tempo accoglieva i rifugiati o i richiedenti asilo come lei, oggi chiude le sue frontiere a coloro che fuggono dalla miseria, dalla disperazione, dalle persecuzioni.
Questo mito, come anche quello del troiano Enea, che fugge dalla sua città in fiamme per sbarcare come profugo sulle coste laziali, diventando il capostipite della romanità, interpella l’attualità rispetto al valore etico della solidarietà e della fratellanza tra i popoli. Il mito di Europa ci ricorda, oggi più che mai, come si renda necessaria una prospettiva globale in tema di convivenza civile. Una convivenza da fondare su una prospettiva critica che deve trovare un radicamento nelle comunità e nell’intera area europea, per restituire il senso ai diversi tipi di conoscenze, competenze, abilità e valori. Davvero si può continuare a ignorare che l’Europa debba concepirsi, prima ancora che su ragioni politiche ed economiche, sull’unità di pace e di cultura? Le ragioni politiche ed economiche per diversi secoli hanno permesso agli europei di massacrarsi tra di loro, eppure questo non ha impedito agli studiosi italiani di insegnare a Oxford o alla Sorbona di Parigi e agli studiosi polacchi di insegnare a Firenze o a Venezia! Quando leggiamo le opere di Dostoevskij, Gogol, Goethe e ascoltiamo la musica di Mozart, Mascagni, Bizet non ci chiediamo se sono russi, ucraini, tedeschi, austriaci italiani, francesi! Va da sé che la fondamentale unità europea non può essere costituita da un comune accordo su un costosissimo piano di riarmo, in barba a una profonda identità culturale da recuperare al più presto. Infine, l’archetipo, Eὐρώπη (Europa), la fanciulla dai grandi occhi, che per centinaia di secoli hanno saputo guardare lontano senza mai perdere di vista quello che di essenziale e vitale ha sempre avuto a portata di mano: la libertà, la pace, la solidarietà. Quegli occhi che il prototipo della politica degenerata, Ursula Von der Leyen, in nome e per conto dell’Unione Europea, vuole chiudere per sempre. La domanda finale è: potrà la stoltezza del prototipo moderno sconfiggere il discernimento dell’archetipo antico?
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