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UE
Ucraina una e federale: guardando a Seul e Bucarest
Il quadro geopolitico attuale suggerisce che gli Stati Uniti stiano orchestrando una strategia complessa per chiudere il conflitto ucraino, riducendo le tensioni in Asia e limitando l’impegno militare della NATO nell’Europa orientale.
I primi colloqui tra l’amministrazione Trump e i vertici della diplomazia russa sembrano aver dato risultati positivi. L’incontro, lungamente preparato attraverso un intenso lavoro diplomatico, si è concretizzato solo dopo che alcune precondizioni geopolitiche sono state risolte, facilitando così il dialogo tra Washington e Mosca.
Uno dei fattori chiave che ha agevolato il clima di trattativa è stato il cambio di scenario in Asia. La caduta del presidente della Corea del Sud ha di fatto rimosso un potenziale alleato di Kiev.
Nei mesi precedenti, la Corea del Sud aveva annunciato la possibilità di inviare truppe a sostegno dell’Ucraina, in risposta alla confermata presenza di forze nordcoreane a fianco dell’esercito russo. Questo avrebbe potuto condurre a un’ aumento della tensione nella penisola coreana, rischiando di trasformare il conflitto ucraino in una crisi globale.
L’uscita di scena del presidente sudcoreano ha quindi portato a un vuoto di potere che potrebbe durare mesi, fino a quando non verrà eletto un nuovo Presidente nel pieno delle sue funzioni e magari una nuova maggioranza poltica più incline al dialgo con la Corea del Nord. Questa instabilità rende la Corea del Sud meno incline a prendere iniziative militari significative, riducendo il rischio di un ampliamento del conflitto e permettendo agli Stati Uniti di concentrarsi sulla mediazione tra Russia e Ucraina.
In Europa, la Romania, tradizionalmente uno dei pilastri orientali della NATO, si trova in una situazione di forte instabilità politica. Le elezioni presidenziali, previste per l’inizio dell’anno, sono state annullate, con la conseguenza che il paese dovrà tornare alle urne il 4 maggio.
Al momento, per essere sinceri , i partiti romeni, stanno facendo di tutto per perdere le elezioni presidenziali ( ma su questo ritorneremo in altra occasione) . Al momento attuale si deve registrare l’assenza di un presidente della repubblica nel pieno delle funzioni. Infatti, le dimissioni di Klaus Johannis, apparentemente senza motivo logico, potrebbero invece essere una mossa strategica volta a raffreddare il coinvolgimento della Romania nel conflitto ucraino.
La presenza di un presidente ad interim, con poteri limitati , riduce infatti la capacità della Romania di assumere un ruolo attivo nella guerra, spianando la strada a una soluzione diplomatica. Questo sviluppo si inserisce in un quadro più ampio di gestione strategica del conflitto da parte degli Stati Uniti, che sembrano intenzionati a ridurre la pressione militare e ad accelerare i negoziati.
In questa partita per la pace in Ucraina, sembra che ognuno, prima di dialogare, abbia tolto di mezzo, le pietre d’inciampo, silenziando i possibili elementi di disturbo.
Gli Stati Uniti appaiono determinati a chiudere la guerra in Ucraina attraverso una serie di manovre diplomatiche e geopolitiche coordinate. Tuttavia, l’Europa sembra non aver ancora colto pienamente la portata di questi sviluppi. Le nazioni europee, pur continuando a sostenere Kiev, non hanno finora proposto una soluzione concreta per porre fine al conflitto.
Una delle opzioni più realistiche per un accordo duraturo potrebbe essere la creazione di un’Ucraina federale, un modello che garantisca il riconoscimento delle diverse realtà etniche del paese. Questo permetterebbe di riorganizzare il territorio non più secondo i vecchi oblast, ma in base a criteri etnici e culturali, riducendo così le tensioni interne e offrendo una base più solida per la stabilizzazione.
Questo approccio potrebbe incontrare il favore di diversi paesi dell’Europa centrale, come Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia, i cui governi hanno già espresso preoccupazioni sulla gestione del conflitto da parte dell’Ucraina e della NATO. Tuttavia, una riforma federale richiederebbe un ampio consenso sia interno che internazionale, un obiettivo non semplice da raggiungere nel breve termine.
Il quadro geopolitico attuale suggerisce che gli Stati Uniti stiano orchestrando una strategia complessa per chiudere il conflitto ucraino, riducendo le tensioni in Asia e limitando l’impegno militare della NATO nell’Europa orientale. Tuttavia, resta da vedere se l’Europa saprà cogliere questa opportunità e proporre una soluzione politica strutturata, come la federalizzazione dell’Ucraina. Il futuro della guerra dipenderà in gran parte da come questi elementi si intrecceranno nei prossimi mesi.
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