UE

Juncker: accordo con Atene salta per 60 milioni – Trattative ferme fino al voto

1 Luglio 2015

L’accordo con la Grecia è rimandato, con buona pace delle Borse che già oggi stavano brindando  e di quanti hanno trepidato per un happy end. «Bisogna aspettare l’esito del referendum», ha deciso Angela Merkel. E pazienza ci sarà da penare, soprattutto in Grecia dove la preoccupazione resta alta e le code agli sportelli si allungano. Di fronte all’ultima apertura del premier greco Tsipras, che nella notte ha avanzato una controproposta in direzione delle richieste dei creditori (Commissione Ue, Bce, Fmi), la cancelliera ha gelato l’entusiasmo di chi sperava fosse possibile un’intesa prima del voto greco di domenica.

Qualche ora dopo tutti si sono allineati al diktat tedesco. L’Eurogruppo, l’organismo che riunisce i ministri delle Finanze dei paesi euro, non ha potuto che prenderne atto. Merkel, del resto, era in buona compagnia, mentre la posizione più morbida dei francesi non ha trovato consensi sufficienti. Data la situazione complessiva, il rifiuto greco della proposta dei creditori e la posizione sul referendum assunta dal governo Tsipras, «non c’è ragione per ulteriori colloqui», ha concluso Jeroen Dijsselbloem, presidente di turno dell’Eurogruppo, al termine della riunione odierna.

Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che poche ore prima aveva detto di «essere in costante contatto» con i greci, si è dovuto accodare: «La Commissione non avrà alcun contatto con il governo di Atene prima del referendum. Ho dato mandato che nessun Commissario intervenga su quesiti che riguardino la politica greca».

Quel che è incredibile è che la distanza fra le posizioni si era ridotta a una sciocchezza, stando a quanto lo stesso Juncker ha raccontato in serata ai suoi colleghi del Partito popolare europeo. «È mancata la volontà di chiudere, la distanza era di soli 60 milioni». Juncker ha aggiunto che avrebbe voluto non trovarsi “in una situazione tra il sì e il no”: «Avrei preferito un’opzione C, quella dell’accordo». Accordo che non si è potuto fare, appunto, per appena 60 milioni di euro. Una cifra ridicola se si considera che la Grecia deve circa 200 miliardi ai paesi europei (fra prestiti bilaterali e fondo Efsf), cui si aggiungono 20 miliardi in obbligazioni detenute dalla Bce, che è anche esposta per 88,6 miliardi verso le banche greche, attraverso le linee di credito ELA.

«La Grecia – aveva detto Merkel prima della riunione dell’Eurogruppo – ha il diritto di fare il suo referendum sulle proposte europee, ma i partner europei hanno egualmente il diritto di rispondere a quello che sarà il suo esito». Sulla stessa linea si era posto il suo ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, secondo cui l’ultima lettera di Tsipras, che di fatto accetta l’ultima proposta dei creditori pur con delle modifiche, «non è una base per parlare di misure serie». Più conciliante era stato invece il presidente François Hollande. «L’accordo deve arrivare ora», aveva detto il capo di stato francese parlando in mattinata da Lione:«È nostro dovere fare sì che la Grecia resti nell’eurozona».

Da Berlino, dove oggi ha incontrato Merkel, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto di aver discusso «a lungo di Grecia» con la cancelliera tedesca. «Il referendum è un errore», ha poi sentenziato il premier, durante la conferenza stampa congiunta.

La partita è destinata dunque a essere giocata nelle urne. Per Tsipras non sarà facile gestire né una vittoria del No, che confermerebbe la sua leadership ma lo porrebbe di fronte al rischio di dover gestire un drammatico ritorno alla dracma, né un’affermazione del Sì, che lo costringerebbe a firmare un accordo fin qui combattuto o a dimettersi e lasciare spazio a una nuova coalizione governativa. Con il rischio, soprattuto nel primo caso, che il presidente della Repubblica ellenica Prokopis Paulopoulos si dimetta – ha già detto che non vuole guidare il suo paese fuori dall’eurozona –, provocando così lo scioglimento anticipato del Parlamento e il ricorso a elezioni anticipate.

 

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19:55 – Il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem: «Non c’è ragione per ulteriori colloqui» con la Grecia fino al voto

Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha detto che la principale decisione della riunione dei ministri delle Finanze dell’eurozona è che «data la situazione politica, il rifiuto delle precedenti proposte, il referendum che si terrà domenica e la raccomandazione del governo greco di votare non c’è ragione per ulteriori colloqui in questo momento». Le istituzioni europee aspettano adesso il risultato del voto e ne terranno conto.

19:40 – Juncker al Ppe: “Tutto questo disastro per 60 milioni di euro”

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 18:50 – La Commissione Ue ferma i colloqui con Atene fino al referendum

«La Commissione non avrà alcun contatto con il governo di Atene prima del referendum. Ho dato mandato che nessun Commissario intervenga su quesiti, che riguardino la politica greca. È mancata la volontà di chiudere, la distanza era di soli 60 milioni», ha detto il presidente della Commissione Ue Juncker.

16.30 – Tsipras: La Grecia ha ricevuto proposte migliori dopo la convocazione del referendum

Il premier greco Alexis Tsipras si sta rivolgendo ai suoi concittadini. Ecco i passaggi salienti del discorso:

  • Il referendum è confermato
  • Dopo l’annuncio del referendum, sono arrivate proposte migliori, specialmente riguardo alla ristrutturazione del debito
  • La vittoria del No non porterà a un conflitto con l’Europa ma a un ritorno ai  valori europei
  • Lunedì il governo greco sarà al tavolo negoziale, con condizioni migliori per il popolo greco

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16:02 – Analisi sui social media greci: il 65% per il No

Secondo una rilevazione condotta da Prognosis Media, società di monitoraggio e analisi dei social media, i greci attivi sui canali social mostrano una netta preferenza per il No al referendum di domenica 5 luglio: il 65% è orientato a seguire le indicazioni del governo Tsipras mentre solo il 34% voterebbe sì agli accordi con i creditori.

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15:50 – Il premio Nobel Stiglitz al Time: «I creditori della Grecia hanno responsabilità criminali»

 

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15:00 – Caos agli sportelli

La riapertura delle banche, autorizzata per il solo pagamento delle pensioni, sta registrando scene di confusione e affanno, con decine di anziani in coda per incassare parte dell’assegno mensile.

pensionati greci code portelli

13:20 – La Commissione valuta la controproposta Tsipras

Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha detto che «la Commissione sta valutando in via preliminare le richieste del governo greco e presenterà le proprie analisi all’Eurogruppo» previsto alle 17:30

 

12:30 – Sondaggi su referendum

I primi sondaggi condotti sul referendum danno in vantaggio il fronte del No, sostenuto da Tsipras. Tuttavia, con il passare delle ore, e l’accrescersi dei disagi, il vantaggio del No si va riducendo. Seconda una rilevazione della società ProRata, il 54% degli elettori sarebbe orientato al «No», con il fronte del Sì attestato al 33% e un 13% di indecisi. Da notare, che i sondaggi condotti prima della chiusura delle banche davano un 57% di No contro un 30% di Sì, gap che si è ristretto (46% contro 37%) dopo che sono scattate le misure di controllo sui capitali. Si tratta comunque di un orientamento ribaltato rispetto ai sondaggi effettuati fra il 24 e il 26 giugno che però vertevano sulla permanenza/fuoriuscita dall’unione monetaria. Di segnale, opposto, un sondaggio di GPO, citato da  euro2day.gr, secondo cui il 47% è a favore del Sì, il 43% pro No, con un margine di errore del 3,1 per cento.

12:00 Accettazione con modifiche dell’ultima proposta dei creditori

In una lettera inviata nella notte, e rivelata dal Financial Times, il premier greco Alexis Tsipras dichiara di accettare le misure contenute nel testo cui si era arrivati venerdì 26 giugno (Proposta istituzioni creditrici alla Grecia) ma chiede alcune modifiche in materia di Iva (mantenimento dello sconto del 30% sulle isole), pensioni (rinvio a ottobre delle riforma), misure fiscali più graduali, mercato del lavoro e liberalizzazioni/competitività.

 

La lettera del premier greco Tsipras alla Commissione Ue-Bce-Fmi

 

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08:00 – Da oggi la Grecia è ufficialmente “in default” verso Fmi

Poco dopo la mezzanotte, un comunicato del Fondo monetario internazionale ha reso noto che la Grecia non ha pagato la rata dovuto al 30 giugno di 1,5 miliardi: la Repubblica Ellenica è quindi ufficialmente in default (“in arretrato” nel gergo del fondo). È il più grande defaul nella storia del fondo e il primo da parte di un paese ad economia avanzata.

 

 

 

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