UE
La Germania messa all’angolo dai suoi errori e da Obama
Angela Merkel non ha mai visto nell’Unione Europea un traguardo della storia per il suo Paese, semmai solo uno strumento di regolamentazione regionale. L’aspirazione profonda per la generazione cresciuta nella DDR era l’unificazione nella Germania Ovest, non nell’Europa. Una volta raggiunta, la Germania poteva tornare a guardare al mondo: con determinazione e accortezza i gruppi dirigenti tedeschi portarono il Paese fuori dalla crisi del sistema di welfare di dodici anni fa scommettendo sul surplus generato dall’export per pagare con servizi efficienti il contenimento salariale. La prima scelta strategica fu di cancellare la storia e non avere “mai più nemici ad est”, dove Russia e Cina diventavano partner commerciali reciprocamente insostituibili. L’integrazione europea, il sogno di Kohl di un’unione con la Francia era archiviato e i fantasmi dell’anima nazionale che Malaparte declinava nella paura per la mediocrità e l’imperfezione si sublimavano nella egemonia del mantra del “fare i compiti a casa” per i Paesi che della imperfezione avevano fatto ragione di vita. L’Euro, reso accettabile perché sottomesso alle Regole della Bundesbank, diventava un possibile strumento di egemonia internazionale in competizione con il Dollaro al servizio della economia più forte dell’area. La Grande Crisi ha rafforzato questo disegno per l’indebolimento altrui ma ha anche costretto l’amministrazione americana a prestare un occhio più attento agli accadimenti europei.
Ci provò tre anni orsono Tim Geithner spiegando agli europei che l’Unione assomigliava più alle colonie debolmente unite dagli Articles of Confederation del 1781 che agli Stati Uniti della US Constitution del 1789 e che il percorso doveva essere una maggiore integrazione delle economie continentali. Fallì, e la crisi si avvitò per tutti tranne che per i tedeschi. Perché dunque affermare che la Germania sia in un angolo? Perché la geopolitica torna ad essere un elemento chiave per le politiche europee e l’amministrazione di Washington comincia ad usare le maniere forti. La crisi Ucraina è il punto di svolta che mette in crisi l’architrave del sistema tedesco, quel “niente nemici ad est” si infrange contro le sanzioni occidentali e le reazioni di Putin. Per le sanzioni la Germania ha perso il ruolo di primo partner commerciale con la Russia e la politica di chiusura del nucleare civile è messa in dubbio dalla inaffidabilità delle forniture anche attraverso il controverso Nord Stream, il gasdotto del Baltico che unisce senza intermediari i due paesi. Ma fatto ancor più grave è la perdita di controllo del governo dell’Euro dove nella BCE lo scontro appare ormai durissimo. Più che la recente bocciatura del sistema bancario italiano, il segnale del livello dello scontro interno è la pubblicazione a metà ottobre dei verbali riservati delle riunioni del board, un episodio che supera l’indiscrezione giornalistica per sconfinare nel killeraggio mediatico. E che i tedeschi ne siano gli autori è qualcosa di più di un sospetto.
Soprattutto è ancora l’amministrazione Obama a schiacciare il piede sull’acceleratore del ridimensionamento tedesco nel momento in cui apertamente nei circoli di Washington si susseguono paper che indicano come causa della lenta ripresa americana la ancora più lenta ripresa europea, condizionata dalle politiche di austerità imposte da Berlino. Di più, i commenti al ceffone tirato alle banche italiane viene ritorto contro con la ragionevole argomentazione che non possono esserci banche forti ove il tono generale della economia è depresso e che la priorità sta nella crescita; e se essa è minacciata dal debito va trovato un modo per renderlo meno pesante sulle economie nazionali. Conclusione: Angela Merkel si trova a fare i conti con un partner molto più ingombrante dell’Unione Europea dove esercitava la sua egemonia e gli stessi fondamentali dell’economia tedesca sono messi in discussione. La scommessa politica di una Germania autonoma ed egemone è persa e si riapre il capitolo della trattativa sugli equilibri. Certo, non è un percorso lineare ma i tedeschi devono riguardarsi dentro e trovare una politica nuova per il loro futuro: i servizi di frau Merkel sono esauriti e una stagione stretta tra i fantasmi di Malaparte e i divergenti indirizzi geostrategici americani ancora non si vede. Ne discenderanno interessanti ragionamenti anche per l’Italia.
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